Falco: la nuova serie tv di Premium Crime
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Falco: la nuova serie tv di Premium Crime

Arriva in Italia il poliziesco campione di ascolti in Francia con un attore che è già idolo delle folle

Il risveglio del Falco

Svegliarsi dopo 22 anni in coma e ritrovarsi in tutto un altro mondo. Ma sempre con addosso i panni dell'agente di polizia: gli ingredienti per fare di Falco una serie tv ad alta tensione c'erano tutti. Meno uno (apparentemente): la provenienza. E invece è proprio il marchio Made in France a dare a questa serie, che dal 29 gennaio va in onda ogni giovedì in prima serata su Premium Crime, una marcia in più: i francesi non sono rinomati come americani e inglesi per le serie tv. Ma col poliziesco ci sanno fare.

Come Alain Delon

Protagonista della serie in sei episodi (più altri sei della seconda stagione) è l'attore Sagamore Stévenin, classe 74 e novello sex symbol: barba incolta, aria maudit e sguardo spaesato di chi è appena tornato alla vita in un mondo ostile. Che poi è quello che Alexandre Falco dovrà affrontare nel telefilm: la moglie (Mathilde Lebrequier) si è risposata, la figlia (Marie Béraud) non lo riconosce e il suo collega di volante ha fatto carriera. Fortuna che Falco sotto le gentili apparenze è un duro (vi ricorda Alain Delon? Avete visto giusto).

Profeta in patria

In Francia la serie ideata da Clothilde Jamin, adattamento del telefilm tedesco Mick Brisgau, è già stata rinnovata per la 3° stagione e ha ottenuto ascolti strepitosi oltre il 27% di share, permettendo a TF1 di essere rete leader ogni qualvolta Falco metteva piede in prima serata.

Le Figaro ha così commentato: “Segnatevi il nome di Sagamore Stévenin, è perfetto nel ruolo del cane sciolto, la sua cifra non sono gli anni ’90 in cui è caduto in coma, quanto i polizieschi anni ’70 dei bracci violenti della legge, senza regole e dritti all’obiettivo, barba incolta perché non c’è tempo e ci si è dimenticati cos’è il rasoio come l’amore (rischi di tagliarti con entrambi). Anche se sa che il secondo sarà il colpevole più arcigno da inchiodare al muro, prima o poi”.

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Eugenio Spagnuolo