Giovanni Floris
Ansa
Televisione

Floris costa caro anche alla Cairo pubblicità

Il patron di La7 difende il suo conduttore. Ma agli inserzionisti aveva promesso ben altri ascolti. Ecco le cifre

Urbano Cairo è un ottimista per natura e anche per contratto. Solo così si spiega la difesa appassionata del (presunto) grande acquisto di La7 per la stagione 2014-2015, quel Giovanni Floris pagato fior di quattrini pur di sottrarlo alla Rai. Dice Cairo al Corriere della sera: «Chi parla di una nostra delusione sbaglia completamente». Quanto agli ascolti, «ho detto a Giovanni per i primi due mesi di non guardarli nemmeno»: pensiamo «a un cammino lungo». Semplicemente: non è vero. La prova regina arriva dal sito della Cairo pubblicità. Alla vigilia della messa in onda di Diciannove e Quaranta, la Cp offriva gli spazi pubblicitari per la striscia quotidiana di Floris messi in onda a settembre a un prezzo base di 55 mila euro l’uno, con uno sconto massimo del 92 per cento. Quindi, ogni passaggio costava almeno 4.400 euro. Ma il calcolo era sulla prospettiva di un pubblico base di circa 700 mila spettatori, la vera aspettativa di Cairo. Il conduttore, ribattezzato con crudeltà «Flopis», ha però realizzato ascolti irrisori: finché è andato in onda con Diciannove e Quaranta, la media è stata intorno ai 330 mila spettatori, meno della metà rispetto alle attese. E da quando ha preso il comando di 8 e mezzo al posto di Lilli Gruber, alle prese con qualche problema fisico (in bocca al lupo anche da Panorama), il programma ha perso un punto abbondante di share.

- 54% di share rispetto alle previsioni per il talk di Floris

L’effetto è la moltiplicazione dei gossip sui mal di pancia aziendali. Per esempio, tra i conduttori sotto o male impiegati (Salvo Sottile, Alessandra Sardoni, Andrea Pancani, Tiziana Panella) per fare spazio a Floris, peraltro ultrapagato e ultraperdente pure nei confronti del Ballarò di Massimo Giannini. Quanto al TgLa7, la redazione e forse il direttore (ma Enrico Mentana non lo ammetterebbe mai) sono stupefatti per la scelta di sperimentare un programma a rischio come Diciannove e Quaranta, un traino totalmente inadeguato per un tg che ristagna tra il 5 e il 6 per cento di share (dopo aver superato per lungo tempo l’8). Forse, però, il dolore più forte lo sta provando proprio Cairo, costretto ora a ricontrattare con gli inserzionisti i passaggi pubblicitari. L’alternativa è restituire i soldi già incassati.
 

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Carlo Puca