Valentina Truppa: la donna che vuole sussurrare alle medaglie
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Valentina Truppa: la donna che vuole sussurrare alle medaglie

È l’unica italiana ad avere vinto gare internazionali di dressage. Ora Valentina Truppa va a Londra puntando ai vertici. E se Eremo e la fortuna l’assistono...

Una cosa sola: per questo bisognerebbe intervistare anche il cavallo. Soprattutto se vuoi raccontare il dressage. Perché in questo sport cavallo e cavaliere sono una cosa sola. Sono come la coppia del pattinaggio artistico: uno aiuta l’altro, uno porta l’altro, se sbaglia uno fa guai anche l’altro. Eleganza, sincronia perfetta, precisione; talento e obbedienza, estetica e disciplina. La coppia del dressage è chiamata infatti binomio, come se si trattasse di due esseri umani, anche se è composta da una persona e da un cavallo. Il dressage nasce come arte di guerra nel Medioevo. L’appoggiata, il cavallo che si sposta lateralmente, serviva per evitare la lancia del nemico. La piroetta al galoppo, cioè il cavallo che gira su se stesso in corsa, serviva quando si doveva rompere l’accerchiamento. Poi la cavalleria militare è finita ed è rimasto lo sport.

Valentina Truppa è la metà umana di quel binomio che punta a una medaglia alle prossime Olimpiadi. In Italia la conoscono solo gli addetti ai lavori, anche perché la tradizione del dressage è sempre stata roba per tedeschi, olandesi, inglesi, scandinavi. La prima medaglia europea della storia per il nostro tricolore l’ha vinta proprio lei ad appena 18 anni. Oggi di anni ne ha 26 e punta diritta a Londra dopo essere passata per un terzo posto in Coppa del mondo e una vittoria in un Grand prix a Monaco di Baviera il mese scorso che hanno dato entusiasmo a lei e infuso una paura blu nel giro dei soliti favoriti mitteleuropei.

L’altra metà del binomio è Eremo del Castegno, una meraviglia di 700 chili che nella cristalleria del campo di gara ha la leggerezza di un Roberto Bolle a quattro zampe. Eremo, 11 anni, è stato pagato dai Truppa all’allevamento Castegno vicino a Brescia qualche migliaio di euro. Un anno fa gli americani di Yahoo e un altro sponsor danese hanno offerto per lui 3 milioni di euro. Vendere o non vendere? La lunga commissione della famiglia riunita ha deciso che, no, Eremo sarebbe rimasto sotto le natiche di Valentina per fare grandi cavaliere, allenatore, Coni e Italia sportiva. E infatti da quel giorno la Federazione sport equestri contribuisce finanziariamente al mantenimento e all’addestramento dell’ippogrifo.

Valentina viene allenata da suo padre Enzo, primo italiano ad affacciarsi con merito nell’arte del passage, del piaffe, del trotto riunito e del galoppo allungato. Enzo, commercialista per professione, è anche un giudice internazionale dei più affermati, ma ovviamente alle Olimpiadi di Londra non darà i voti per non incorrere nell’insormontabile conflitto di interessi e si godrà la sua Valentina solo da spettatore. Consigliante, parlante, urlante se necessario, ma pur sempre spettatore accanto alla sua Anna, moglie, madre e stabilizzatore delle energie della casa.

Scuderia, campo di allenamento, maneggio, villa, parcheggio per i van adibiti al trasporto cavalli: tutto in un fazzoletto di 7 ettari alle porte di Asti. Qui sono nati e si coltivano i sogni di gloria di Valentina, carabiniere, ragazza tosta e incredibilmente determinata.

Scusi ,Valentina, lei parla mai con Eremo?
Non solo ci parlo sempre, ma lui mi risponde. I cavalli sentono moltissimo il nostro stato d’animo. Se siamo sereni gli trasmettiamo sicurezza, se siamo arrabbiati gli trasmettiamo nervosismo. E, quando il cavallo fa un errore, è sempre colpa del cavaliere.

Il cavallo non si sveglia mai con lo zoccolo sbagliato?
Tali e quali agli umani, ognuno con il proprio carattere: c’è il fumantino, il creativo, l’allegro, il pigro, il precisino.

Che tipo è Eremo?
Un ragazzo prodigio, sempre propositivo, con molta voglia di lavorare. Da giovane era un po’ pauroso, ma questa è la grande caratteristica dei cavalli. Perché sono animali predati e quindi alla prima cosa fuori posto tendono alla fuga. Eremo però, adesso, è sempre molto energico, ma disciplinato e sottomesso.

Le piace essere la sua educatrice ed esercitare la sua supremazia?
Ma quale supremazia, parliamo di una cosa che pesa 55 chili su un coso che ne pesa 700. Il concetto base non è la forza. La sua sottomissione è l’accettazione del lavoro. E il modo in cui si propone il lavoro è la chiave di tutto.

Perché ci si aspetta un buon risultato da lei a Londra?
Perché Eremo e io siamo una bella coppia. E siamo anche forti.

Vuole più bene a un fidanzato o a un cavallo?
Prima avrei detto a un cavallo senza dubbio. Adesso direi che stanno alla pari.

Ma il suo fidanzato è mai geloso di Eremo?
È intelligente e non si mette in competizione. Ma chi sta con me deve sapere che prima di tutto viene il cavallo e poi il resto. Chi si è messo contro il cavallo, contro il mio sport, contro il mio lavoro, ha sempre perso.

Molte rinunce rispetto alle sue amiche?
Il sabato e la domenica ci sono spesso le gare in giro per l’Europa. E poi dobbiamo curare le scuderie tutti i giorni. Con i miei facciamo i turni, ma sa quante volte ho dovuto far saltare viaggi, ferie, feste, perché c’era da chiamare un veterinario o un maniscalco?

Ma vedere le sue coetanee fare le 5 di mattina dopo la discoteca le suscita rabbia?
Ho fatto anche io le 5, quando ero ragazza. Ora non si può più. Mai una canna, mai una ubriacatura, sempre in sella alle 8 del mattino. A volte ho pure detto «che palle» fra me e me, ma ogni cosa ha il suo lato negativo e comunque il mio saldo è decisamente attivo e soddisfacente.

Come si addestra un cavallo da dressage?
Si comincia a domarlo intorno a tre anni. Poi le prime garette e solo a 10 anni è pronto per un grand prix. La vera maturità e il massimo della forma arriva tra 14 e 17 anni.

Quando ha capito che Eremo sarebbe diventato grande?
Eravamo in Spagna, nel 2008, durante una gara. Nella parte del freestyle, in cui ogni cavaliere mette una musica e ci si muove su quelle note, Eremo si è scatenato ma con la sua giusta disciplina. C’era in sottofondo Con te partirò di Andrea Bocelli e con lui io sono partita.

Ha solo 26 anni ma ha già vinto tanto...
Sono 23 medaglie italiane, sette europee e un bronzo in Coppa del mondo, campione mondiale young rider.

Ma non tutte con Eremo.
I cavalli importanti della mia vita sono tre: Don Rico che ora ha 22 anni e vive in pensione vicino a Piacenza, Chablis che ha 14 anni e con cui ho vinto tutte le categorie giovanili e sta qui con noi, e appunto Eremo.

Chablis è geloso di Eremo?
No, è contento, così gli tocca lavorare meno.

Come si riconosce un cavallo da dressage?
Devi guardare le andature: più sono belle ed eleganti, più andrà avanti. Il talento è importante ma non basta. Se il carattere è troppo nervoso, troppo esuberante, non c’è nulla da fare. È il cavaliere che deve capire se è solo esuberanza giovanile o cretinaggine cronica.

Il sesso per i cavalli può essere segno di esuberanza?
I maschi, quasi sempre, vengono castrati e così si chiude il discorso. Invece se una femmina è in calore è quasi impossibile fare una bella gara.

Com’è Valentina nei rapporti personali?
Bianco o nero. Poco diplomatica, non sopporto le persone false, quelle che ti parlano alle spalle. Trasparente, pure troppo.

Difetti?
Un po’ rompiscatole, precisina, maniacale.

Si rilassa mai?
Ho preso casa da sola ad Asti proprio per staccare un po’ dai cavalli e da tutto il resto.

Perché carabiniere?
Nel 2004, ancora non ero diplomata, il comandante generale Gianfranco Siazzu chiamò mio padre e gli propose che appena fosse passata la legge per ammettere donne carabinieri nello sport io fossi la prima. Aveva visto lungo. Si fece la «legge Truppa» e da quel giorno vesto la divisa dell’Arma.

Il fascino della divisa?
Sono onesta, sono due i motivi: primo, l’Arma è molto conosciuta e stimata all’estero e quando gareggio in divisa tutti mi guardano estasiati e  
per me è un bell’orgoglio. Secondo, lo stipendio che mi consente di vivere tranquilla senza chiedere niente a nessuno.

Si va a Londra per…
Per fare bene. Se mantengo il mio standard so di essere tra i primi cinque-sei. Poi...

Poi?
Poi ci vuole fortuna. Magari capita la giornata sì per te e la giornata no per gli avversari. Perché, sì, ci vogliono la bravura, l’esuberanza, la disciplina, la musica giusta, il controllo, l’eleganza, la perfezione. tutto vero. Ma ci vuole anche un po’ di fortuna.

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Fabrizio Paladini