Sulle spalle di Mario, il "negro" italiano
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Sulle spalle di Mario, il "negro" italiano

Devastante in campo e commovente fuori: l'Italia ha scoperto Balotelli. Zittiti anni di cori razzisti e pregiudizi. All'Europeo meglio di Cristiano Ronaldo

E adesso dove si nasconderanno quelli che 'non ci sono negri italiani'?  Gli idioti da stadio. I professionisti dell'ululato e del 'se saltelli, muore Balotelli'... La feccia che popola il nostro calcio e che questa notte è salita tutta sulle spalle poderose di un ragazzo di poco più di vent'anni e si è fatta trascinare in piazza a festeggiare sventolando il tricolore. Mario Balotelli, l'italiano. Da oggi più ancora perché finalmente capace di schiudere in un colpo solo tutte e due le facce della sua anima. Quella prepotente del calciatore di talento che conoscevamo e quella dolce e intima di cui, invece, increduli avevamo solo sentito parlare.

Cosa c'è di più italiano che dedicare le gemme di una notte indimenticabile alla mamma? Correre a salutarla in tribuna, preoccuparsi per la sua età. Siamo o no un popolo di mammoni pronti a intenerirci? Mario è uno di noi e la sua esplosione è stata così fragorosa nel catino di Varsavia che nulla da oggi sarà più come prima. La sua doppietta è riuscita a zittire critici ed educatori. Quelli che "è forte ma non si adatta al gruppo" e gli altri pronti ad "augurarsi finalmente la sua maturazione".

Ora Balotelli si è infilato nella galleria finora abitata da Rivera, Tardelli e Grosso. La fotona del suo petto nero mostrato con orgoglio in faccia ai tedeschi è lì insieme ai pugni chiusi dell'Atzeca, all'urlo del Bernabeu e al sorriso incredulo di Dortmund. Incancellabile. Per sempre. Passato in un istante dalla cronaca alla storia.

E' bello che sia accaduto nei giorni in cui la nazionale di atletica leggera a Helsinki lotta mostrandosi al mondo nella sua veste multirazziale, con un atleta su cinque rappresentante della 'nuova Italia'. E' il segno di una rivoluzione che avanza e che nemmeno i buuu beceri possono fermare. A Varsavia Balotelli ha sorriso e non poteva essere diversamente. Lui ha sempre avuto le idee chiare sul suo rapporto con la maglia azzurra. E' arrivato con due anni di ritardo e, forse, nemmeno solo per colpa sua. In Sudafrica avrebbe fatto comodo, ma lì comandava ancora la legge del gruppo.

Sul campo non ha fatto altro che confermare talento e strapotere fisico. In un colpo solo Supermario può prendersi tutto. Basta un gol alla Spagna per essere il capocannoniere e regalarci un titolo che manca dal '68, quando il mondo era attraversato da un'altra rivoluzione. Il suo Europeo però è già vinto. Date un'occhiata ai numeri che lo accompagnano in finale.

Solo Cristiano Ronaldo ha fatto meglio eppure può essere spazzato via. Mario è il giocatore - dopo il fenomeno portoghese - ad aver tirato più volte verso la porta avversaria: 24 centrandola in 14 occasioni. Ha corso avanti e indietro fino allo sfinimento, si è speso in copertura (è secondo per falli commessi), ha preso calci (quinto per falli subiti) e sopportato provocazioni. Da Danzica in poi ogni sua apparizione è stata accompagnata da fischi e insulti. Ha tirato una mezza gomitata con l'Eire e subito un processo pubblico. Molti di quelli che oggi lo esaltano fino a ieri lo criticavano.

Ci perdoni Balotelli, ma anche questo è molto bello ed italiano. Si prepari a scendere dal piedistallo alla prima sconfitta, ma sia anche consapevole di essere entrato laddove tanti non volevano che avesse accesso e cioè dritto nel cuore dei suoi connazionali. Il cliché del giovane viziato pronto a bruciare il suo talento faceva comodo a tutti. Mario l'ha cancellato in una notte. Si è preso sulle spalle l'Italia e l'ha portata verso un sogno. Dove sono adesso tutti quelli che "non ci sono negri italiani?"

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Giovanni Capuano