Ecco Garcia: attacca come Zeman ma non prende gol
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Ecco Garcia: attacca come Zeman ma non prende gol

Il suo esordio: "Attenzione alla fase difensiva". Pallotta: "E' un vincente". Ma i tifosi della Roma non applaudono la scelta... - CALCIOMERCATO IN DIRETTA

Se quello che conta è il primo impatto Rudi Garcia l'ha presa subito dal verso giusto. "La mia filosofia di gioco è offensiva ma senza dimenticare la fase difensiva" ha spiegato con al suo fianco un Pallotta finalmente convinto della scelta di un allenatore, il primo col visto presidenziale dopo le scommesse Luis Enrique e Zeman scelte dal suo entourage. Gioco offensivo e fase difensiva: musica per le orecchie del popolo romanista reduce da 110 gol presi in due stagioni senza risultati e senza troppo spettacolo.

Nello stesso lasso di tempo il Lille di Rudi di gol ne ha segnati lo stesso numero (131) incassandone una montagna in meno: 31. Partiamo da qui per spiegare chi è Garcia, l'uomo che Pallotta ha definito "vincente" e che ha superato la concorrenza di Blanc vicino alla panchina della Roma per una settimana. Quella sbagliata. Non che per il neo tecnico giallorosso la strada sia in discesa: arriva in una piazza che lo considera nella migliore delle ipotesi un salto nel buio con un pedigree non sufficiente. Su di lui Sabatini si gioca il futuro da dirigente dopo che Baldini si è sacrificato sull'altare dell'ultimo fallimento.

Garcia non è un duro, ma prepariamoci a conoscere un personaggio. Chi lo conosce bene sostiene che abbia il 'phisique du role' dell'allenatore e che sappia anche essere teatrale al modo giusto. Gioca un calcio offensivo che ricorda il 4-3-3 del Barcellona (e di Zeman) ma con grande attenzione alla difesa. In cinque anni con il Lille non ha mai incassato più di 40 gol in campionato e nel 2011, quando ha riportato in città uno scudetto che mancava da 56 anni, lo ha fatto con la difesa meno battuta del campionato.

Viene dalla gavetta. Ha fatto l'assistente preparatore, il secondo e solo alla fine il responsabile tecnico. Ha un carattere ben formato e a Roma potrebbe trovare pane per i suoi denti. Dopo un anno al Lille se ne andò sbattendo la porta per dissidi con il direttore sportivo salvo essere richiamato a furor di popolo due settimane più tardi: era il giugno 2009. Chissà se e come legherà con le mille anime della Roma dove comandano gli americani ma una parola importante ce l'hanno anche gli uomini Unicredit che, si sussurra nella Capitale, spingessero per una scelta made in Italy.

In spogliatoio non è un sergente di ferro. Ama circondarsi di un gruppo di anziani con i quali discutere prima di prendere (da solo) le decisioni. E' possibile che Totti si veda allungato in gran fretta il contratto anche se in campo difficilmente potrà ritrovare il posto da punta centrale; come Zeman è facile che Garcia gli chieda corsa sulla corsia destra. Se lo convincerà avrà molto dal Capitano ma i precedenti dicono che Rudi non ha problemi a farsi capire dai suoi uomini.

E' stato giocatore e ha lasciato giovane per infortunio. Ha studiato il calcio di Benitez e ama il Real Madrid anche se assomiglia più a Guardiola che a Mourinho. Sotto le sue mani sono esplosi alcuni talenti che illuminano il calcio francese. Ricordate Hazard ricercato dall'Inter e poi volato al Chelsea? Lo ha sgrezzato lui. E anche Remi, Debuchy e Gervinho. Insomma una scelta perfetta per la Roma se non fosse per quell'etichetta che gli hanno già appiccicato addosso le radio della Capitale e che farà fatica a togliere: scommessa. Non lo è ma quella di Roma è la sfida più importante della sua giovane carriera. Garantisce Pallotta.

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