Peterson: "Bryant? Bravo, ma moltissimi migliori di lui"
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Peterson: "Bryant? Bravo, ma moltissimi migliori di lui"

Per l'ex tecnico della Virtus Bologna e dell'Olimpia Milano, la stella dei Lakers, da ieri nell'olimpo dei "30 mila" della Nba, non figura nemmeno nei primi 20 di ogni tempo

Aveva bisogno di 13 punti per entrare nella storia della pallacanestro mondiale dalla porta principale. 13 punti per scalare la classifica dei giocatori che hanno segnato 30 mila punti in Nba e piazzarsi al quinto posto assoluto, dietro a fenomeni senza tempo che rispondono ai nomi di Kareem Abdul-Jabbar (38.387), Karl Malone (36.928), Michael Jordan (32.292) e Wilt Chamberlain (31.419). Il traguardo è stato raggiunto ieri, nel corso della partita tra Los Angeles Lakers e New Orleans Hornets. Kobe Bryant, "The black Mamba", campione tra i campionissimi, ce l'ha fatta. Un passo nella leggenda, poi il mito. Ma non il migliore di sempre. Non secondo Dan Peterson, uno dei più grandi conoscitori di questo sport che abbiamo la fortuna di accogliere nel nostro Paese.  

Bryant nella storia della pallacanestro mondiale. Peterson, mi permetta la provocazione: è il più grande di sempre?

(Risata). No, assolutamente no. Lui è stato il più giovane ad arrivare a 30 mila punti perché ha cominciato a giocare in Nba a 18 anni e non a 22 come accadeva in passato. Bravissimo giocatore, per carità, non voglio togliergli niente, ha fatto una cosa importante, ma da qui a dire che è il migliore di tutti i tempi, ce ne vuole. Prima di lui, ci sono Magic Johnson, Larry Byrd, Michael Jordan, Oscar Robinson, Jerry West e tanti altri. Ne potrei nominare 20 di giocatori che a mio parere hanno fatto meglio di Bryant. Lui ha raggiunto questo risultato perché ha cominciato prima, amen, ok? E' passato dal liceo alla Nba, non ha fatto tre anni di università come Jordan, che peraltro ha fatto anche due anni di baseball.

Secondo il coach dei Lakers, Mike D'Antoni, il traguardo raggiunto dalla sua stella significa "che Kobe sta diventando vecchio"...

(Altra risata). Chiaro, è nato nel '78, ha 34 anni. E' riuscito a fare 30 mila punti, ben vengano per lui, ci mancherebbe...

Abdul-Jabbar, Malone, Jordan e Chamberlain, ecco i quattro giocatori che sono davanti a lui nella classifica dei punti segnati in Nba. Può spendere due parole su ciascuno di loro? Parliamo di giocatori che hanno scritto alcune delle pagine più esaltanti del basket di ogni epoca...

Jordan è stato il più grande giocatore di tutti i tempi. Vedremo se LeBron James riuscirà a ripercorrere i suoi passi. Jordan è stato il più forte attaccante e al tempo stesso il più forte difensore, la gente spesso dimentica questo particolare assolutamente non irrilevante. E' stato un vincente e avrebbe anche potuto vincere di più se non avesse giocato a baseball. Chamberlain ha avuto una carriera abbastanza corta. E poi negli ultimi anni, ha cominciato a passare la palla e a segnare di meno. Certo, va ricordato che in una stagione ha raggiunto i 50 punti di media partita. E dico 50, ok? E' stato la più grande macchina di distruzione offensiva della storia del basket.

Malone? E' stato il prodotto del suo playmaker, John Stockton. Il famoso loro gioco a due ha fatto storia. Se ha realizzato quasi 37 mila punti in carriera, beh, per almeno 30 mila deve ringraziare proprio Stockton. Certo, bravissimo lui a saper fruttare le occasioni. Abdul-Jabaar ha avuto una lunghissima carriera, la più lunga di tutti e quattro. E' riuscito a non cadere mai in gravi infortuni. E poi era un atleta a tutto tondo. Si allenava benissimo e curava la dieta come pochi altri. Il suo gancio cielo era da standing ovation.

Quali le qualità da fuoriclasse di Bryant e quali invece i suoi passaggi a vuoto, se mai ci sono stati?

Bryant si allena durissimamente e cerca sempre di perfezionare il suo gioco. Ha grande intensità quando gioca e ha una mentalità vincente. Qualche volta si prende però troppe responsabilità. Vuole fare tutto da solo. Le statistiche della Nba parlano chiaro. Negli ultimi 5 minuti delle partite dei Lakers, Kobe realizza il 50% dei punti della sua squadra, gli altri spariscono. E se vinci la partita così, va bene, altrimenti un po' meno.  

Quante responsabilità ha Bryant nella crisi dei Lakers? I grandi campioni sono sempre chiamati a prendere per mano la squadra nei momenti di difficoltà...

In una squadra di livello, puoi avere un giocatore che ha dei difetti, massimo due, non di più. I Lakers invece hanno un quintetto base composto di giocatori che sono pieni di difetti. Innanzitutto, Steve Nash non c'è e quando c'è non difende. Howard è sempre infortunato e poi non ha una grande tecnica, parlo del gioco di gambe, dei movimenti, non sa tirare. Se non schiaccia, non sa segnare. E lo si vede quando è chiamato ai tiri liberi.  

Di Bryant abbiamo già detto. Negli ultimi 5 minuti vuole fare tutto da solo. Gasol non ha fisico, non riesce a correre a tutto campo. Da Metta World Peace non sai mai cosa puoi aspettarti, non sai mai se c'è con la testa oppure no. Insomma, cinque giocatori su cinque con gravi difetti. E i Lakers non hanno una panchina. Sono una squadra difettata e Mike D'Antoni sta cercando di coprire i difetti, provando a capitalizzare i punti forti. Un lavoro certo non facile. Però, come dite voi italiani, ha voluto la bicicletta e adesso bisogna pedalare...

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Dario Pelizzari