Valentino e il Mugello, c'eravamo tanto amati
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Valentino e il Mugello, c'eravamo tanto amati

Il Dottore torna sulla pista che gli ha regalato tante soddisfazioni per tentare il rilancio che vale una stagione

Valentino Rossi torna sulla pista che lo ha visto protagonista in stagioni diverse. Al Mugello - prossima tappa del Mondiale a due ruote, circuito entrato nella leggenda dello sport dei motori per le tante storie che hanno preso forma tra le sue curve -  l'apprendista con il camice bianco si è laureato Dottore. Era il 18 maggio del 1997. Valentino aveva cominciato col botto il suo secondo campionato nella classe 125. Due vittorie in tre gare e una voglia grande così di dimostrare al mondo che aveva i numeri per andare lontano. Rossi prende il via del Gran premio d'Italia con la convinzione di poter fare bene. E tutto va per il verso giusto. E' lui il primo a tagliare il traguardo di fine corsa. Davanti allo spagnolo Martinez e all'australiano McCoy. Tre piloti Aprilia sul podio. Fa festa Valentino, fa festa la scuderia tricolore. Ma è soltanto l'inizio. 

Perché il trionfo davanti al pubblico di casa si ripete. Tante, tantissime volte. Nel 1999, la vittoria nella classe 250, poi il filotto di trofei nella MotoGp. Dal 2002 al 2008, non ce n'è per nessuno. Rossi cambia moto, passando dalla Honda alla Yamaha, ma rimane sul trono del Mugello. Sette vittorie, una dietro l'altra. Con Biaggi, Capirossi, Gibernau, Pedrosa, Hayden e Stoner a fare da comprimari sui gradini più bassi del podio. Rossi c'è, come direbbe Guido Meda, e la sua presenza si sente, eccome se si sente. Tutto bene, benissimo, fino al 2010. Quando il Dottore crolla alla curva Biondetti durante la seconda sessione di libere e rimedia la frattura di tibia e perone. Tanta paura, tanto dolore, ma per fortuna nulla di più. 

Nel biennio Ducati va in scena la lunga agonia. La moto non gira come dovrebbe e Valentino non riesce a ingranare. Al Mugello, la doppia conferma che le cose non vanno. Sesto nel 2011 e quinto nel 2012. Rossi c'è, ma non si vede. Lo scettro della pista fiorentina passa a Jorge Lorenzo, che su Yamaha vince e convince. Insomma, i conti non tornano. Come noto, la sofferenza del popolo del Dottore si chiude tra le polemiche. Il pilota di Tavullia lascia la Ducati per tornare in Yamaha. Nuova moto, anche se non diversissima da quella che aveva lasciato nel 2010, e vecchio compagno di squadra, Jorge Lorenzo. Che domenica prossima, c'è da giurarci, farà il possibile per firmare la tripletta.

Dopo il dodicesimo posto di Le Mans, Rossi è chiamato al riscatto. "Purtroppo non siamo ancora abbastanza veloci - ha spiegato ieri il Vale tricolore - quindi abbiamo bisogno di migliorare, soprattutto in condizioni di asciutto". L'obiettivo? Semplice, anzi, no, complicatissimo, eppure da favola: "Il podio". Rossi ha bisogno di trovare continuità di risultati per non perdere il treno dei migliori. Alla vigilia della stagione veniva dato tra i possibili protagonisti del Mondiale con Lorenzo, Pedrosa e Marquez. Un italiano contro il trio delle meraviglie in salsa spagnola. E' andata subito benissimo. Poi, sempre meno. Ora i punti in classifica che lo separano da Pedrosa primo della classe sono 36, un'enormità dopo quattro gare. Ma il vero problema è che si è fatto avanti anche Carl Crutchlow, che lo precede in graduatoria di 8 punti. Vale al Mugello per il rilancio. Perché altro non si può fare. 

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Dario Pelizzari