MotoGP, troppo presto per il requiem
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MotoGP, troppo presto per il requiem

Malgrado il calo di spettatori a Misano c'era un atmosfera speciale, con Valentino tornato grande sulla pista di Simoncelli

Quarantacinquemila, no settantamila, meno dodici per cento rispetto all'anno scorso. E' che c'è la crisi (abbinata ai costi esorbitanti dei biglietti), il maltempo, Rossi che non vince, la disaffezione dei più giovani, lo spettacolo che non è più quello di un tempo.

Mai come nella stagione in corso, insomma, si parla dell'affluenza di pubblico alle gare del Motomondiale. E non soltanto a quelle italiane, visto che - solo per restare in Europa - quest'anno perfino altri templi consacrati come Assen o Silverstone hanno registrato percentuali con accanto il segno meno sull'anno scorso.

Le ragioni le abbiamo più o meno elencate tutte. Sono, probabilmente verosimili. E ciascuna meriterebbe un'analisi dettagliata.

Tutto era cominciato dalla gara del Mugello, con quelle tribune vuote e quei prati in cui si vedeva troppa erba e troppi pochi berrettini. Scattò l'allarme e quel -30% rispetto all'anno prima fece suonare l'ennesimo requiem sul Motomondiale.

Ieri, però, a Misano, le cose sono andate un un po' diversamente. Le folle degli anni d'oro del nove volte campione del mondo sono un ricordo lontano, i posti vuoti però spiccavano di meno, sovrastati da tanto giallo Valentino e da tanti striscioni con su stampato il 58 del Sic.

Per avere conferma è bastato arrampicarsi su una delle colline che sovrastano il tracciato.

Quelli che c'erano, quei quarantacinquemila o settantamila meno il dodici per cento dell'anno scorso, erano felici di essere dov'erano. E lo spettacolo in pista ha ripagato tutti quanti con gli interessi.

Tutto diverso ieri. E forse sarebbe stato così anche se Valentino non avesse la corso la miglior gara da quando è in Ducati. Forse è stato merito del clima. Forse di quei due amici e avversari di un tempo che si sono parlati a distanza, uno quaggiù l'altro lassù, chissaddove.

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Luciano Lombardi