Mamoli, "Gli USA sono i più forti ma possono perdere"
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Mamoli, "Gli USA sono i più forti ma possono perdere"

Dodici stelle NBA alla caccia dell'oro olimpico. Intanto si muove il mercato: Howard vicinissimo ai Nets

Li hanno presentati a Las Vegas, nel lussuosissimo Wynn Hotel con tanto di cascata e lago artificiale. In maglia bianca del Team USA c'erano tutti i migliori (al netto degli infortuni) giocatori dell'NBA, il massimo campionato americano di basket, che partiranno per Londra a caccia della medaglia d'oro olimpica. Ci sarà Lebron James, fresco vincitore del primo (agognato) titolo con i Miami Heat. Non mancheranno all'appuntamento Kevin Durant e Russel Westbrook, che contro Lebron hanno giocato la finale NBA solo qualche settimana fa. E poi ci saranno Carmelo Anthony, Chris Paul, Deron Williams, Tyson Chandler, Andre Iguodala, Kevin Love e gli ultimi arrivai Griffin e Harden. Senza dimenticare Kobe Bryant in versione veterano con tanto di inedito pizzetto. Non ci sarà Dwight Howard (ernia del disco), centro degli Orlando Magic ora sempre più vicino ai Brooklyn Nets e solo ultimo protagonista di un mercato NBA che mai come quest'anno forse sta facendo girare la testa ad appassionati e tifosi. Abbiamo chiesto ad Alessandro Mamoli, voce di Sky e grande esperto di basket a stelle e strisce, di spiegarci cosa sta accadendo dall'altra parte dell'oceano e che cosa dobbiamo aspettarci alle prossime Olimpiadi.

Allora Alessandro Mamoli, presentato il team USA del basket versione Londra 2012, possiamo ancora chiamarlo “dream team”?

“Quando  la nazionale americana fa la squadra è sempre un “dream team”. Certo non ci sono Magic, Bird, Jordan, ma tra vent’anni quando ripenseremo a questa formazione, come a quella di Pechino 2008, penseremo che forse non erano poi così male. La verità è che nel ’92 (anno di grazia del  primo dream team nda) c’era molta più differenza tra la pallacanestro  NBA e quella del resto del mondo. Lo dicono i numeri e gli scarti  inflitti agli avversari di allora. A Londra invece gli Stati Uniti  dovranno lottare se vogliono portare a casa l’oro olimpico.”

Non ci saranno Bosh, Wade, Rose e Howard. Ci saranno Griffin e Harden. Possiamo aspettarci qualche partita tirata come la finale di Pechino contro la Spagna?

“Il problema grosso lo ha la Spagna con Rubio infortunato. In più rimane il dubbio Navarro (fascite plantare nda). Ovvio però che con i due Gasol e Ibaka, almeno per quanto riguarda i centimetri, se la possono giocare. Non sottovaluterei però nemmeno il Brasile che potrebbe essere una sorpresa. Per gli Stati Uniti il problema sarà come al solito quello di adattarsi ad un basket diverso, a metà campo, e con regole diverse. Se  sarà una finale con gli spagnoli avranno avuto tutto il tempo per abituarsi. D’altra parte dico sempre che su una partita secca può succedere di tutto. Ci sta anche che gli americani possano perdere. Ma questo non vuol dire che non siano i più forti.”

Di certo è  che negli ultimi anni, forse da Pechino 2008, rappresentare gli Stati  Uniti alle Olimpiadi sembra diventato un “must” per le stelle americane  del basket che fino a poco tempo fa facevano di tutto per rimanere a casa…

“In realtà credo sia più che altro una questione di marketing. I giocatori sanno di far parte di un gruppo che può vincere una medaglia e che ti può mettere subito a confronto con i grandi del passato. E poi Londra, come lo erano d’altra parte Pechino e il mercato asiatico nel 2008, è una vetrina eccezionale per gli sponsor di questi  giocatori.

E a volte il villaggio olimpico è anche  l’occasione (vedi Lebron, Wade e Bosh a Pechino) per diventare “grandi amici” e magari decidere di giocare insieme per vincere il titolo…

“Diciamo ni. Sinceramente non credo  proprio che Lebron abbia avuto bisogno di una camera d’albergo in quel di Pechino per convincere Wade e Bosh a giocare con lui. Penso che gli  sia bastata una telefonata con il suo smartphone. E poi al di là di quello che loro stessi a volte vogliono farci credere il mercato NBA lo si fa con i free agent (i giocatori in scadenza di contratto nda) e sono le franchigie ha decidere se e come scambiarsi i contratti dei giocatori.”

A proposito di mercato NBA, che impressione ti fa vedere Nash in maglia Lakers?

“Io non sono così entusiasta a dirla tutta, anche se finché non li vediamo in campo possiamo fare solo supposizioni. Certo la prima cosa che mi viene da dire è che metti un giocatore (Nash nda) che ha bisogno di tenere la palla in mano insieme a quello che forse la tiene in mano più  di tutti, ovvero Bryant. Tra l’altro i due lunghi dei Lakers in questo momento, Bynum e Gasol, non mi sembrano i due giocatori più adatti per giocare un pick & roll con Nash. Lui ha bisogno di giocatori svelti a muoversi dopo il blocco come erano a Phoenix prima Stoudemire e poi Gortat. Guardando le caratteristiche dei giocatori insomma resto un po’ col punto di domanda perché mi sembra ci sia un po’ di confusione in casa gialloviola.

Difficile quindi la convivenza con Kobe?

“Complicata.  Kobe è un giocatore che quando la squadra va bene è capace anche di  fare una striscia di partite al servizio della squadra. Certo quando poi le cose cominciano ad andare male prende dieci tiri nelle prime quindici azioni. Nash è sicuramente un giocatore che lui rispetta molto. Per i due titoli di mvp e perché il canadese è un giocatore intelligente con cui Kobe sa di poter parlare di pallacanestro al suo stesso livello. E' tecnicamente che la convivenza può diventare complicata. Poi magari si inventato il pick & roll Nash-Bryant che  diventa il più immarcabile dell’NBA.

Rimanendo in tema di playmaker, Jason Kidd ai Knicks e il fenomeno (se non altro mediatico) Lin vicino a Houston. Come sono legate le due cose?

“Per  Kidd, secondo me, in questo momento cambiava poco tra Mavericks e Knicks. Sono due squadre che lui probabilmente ritiene abbastanza simili  dal punto di vista tecnico e quasi sicuramente non sono da titolo. Stoudemire e Chandler, meno Carmelo Anthony, sono giocatori che possono  garantirgli un certo numero di assist. E poi diciamola tutta, vivere a New York non è come vivere a Dallas. Credo che alla fine sia stata anche una scelta di vita.

E Jeremy Lin?

Visto anche l’arrivo di Kidd sarei stupito se a questo punto i Knicks  dovessero pareggiare l’offerta di Houston (29 milioni in 4 anni nda). Se lo faranno sarà soprattutto un a questione commerciale. Quando è esploso il fenomeno Lin, lo scorso febbraio, la sua maglia è stata per  parecchio tempo la più venduta e hanno anche aumentato i prezzi dei biglietti al Madison Square Garden. In questo senso la scelta di Houston sarebbe quella di andare in un posto dove c’è un città già predisposta ad accogliere un atleta di origini asiatiche, vedi Yao Ming, e quindi è un mercato che i rockets e lo stesso Lin pensano essere più accessibile. E poi non troverebbe la concorrenza di nessun playmaker visto che Lowry è andato a Toronto e Dragic è tornato a Phoenix.

I Knicks hanno preso anche Marcus Camby avendo già in squadra Chandler e Stoudemire. Ci sarà spazio, anche fisico, per tutti?

“Sono curioso di vedere come giocheranno. In realtà credo che l’acquisto di Camby sia stato fatto perché la dirigenza di New York non si fida più delle condizioni di Stoudemire. Ha avuto troppi problemi fisici ultimamente e anche Chandler ha iniziato a scricchiolare un pò in quel  senso.”

Dwight Howard è vicinissimo ai Brooklyn Nets. Ce la farà finalmente a giocare con il suo amico Deron Williams?

“Prima o poi ce la farà. Penso che lui abbia individuato i Nets come la sua destinazione ideale, con un playmaker giovane come Williams, Joe Johnson  che ha ancora 3-4 anni a buon livello e un proprietario che ha voglia di investire. Il tutto a New York City che ha un certo tipo di attenzione mediatica che ad Howard, come a molti suoi colleghi, non dispiace affatto. Sarei stupito se finisse ai Lakers. Se non andrà ai Nets è più probabile che Howard aspetti, a Orlando o dove lo mandano i Magic, la fine del suo contratto (che scade nel 2013 nda) per poi decidere  l’anno prossimo dove vuole andare. A quel punto però i Nets per prendere  Howard dovranno dargli parecchi soldi e non basterà cedere giocatori. Probabilmente dovranno pagare la Luxury Tax (tassa NBA per chi eccede un certo monte salari nda) ma è l’unico modo che hanno per vincere.”

Intanto sul fronte dei tiratori Ray Allen è andato Miami Heat mentre Jason Terry prenderà il suo testimone a Boston. Chi ci guadagna?

“Io penso che ci abbiano guadagnato entrambe le franchigie. Terry è ancora un giocatore che sposta mentre Allen, fisico permettendo, può essere una sentenza sugli scarichi di Lebron e Wade. Forse il prescelto dovrà persino portargli qualche blocco. Sarà interessante vedere cosa succede.”

Qual è secondo te la squadra NBA da tenere d’occhio per come si sta muovendo sul mercato?

“Io presterei attenzione a quanto sta accadendo a Minnesota. Hanno preso Batum e Brandon Roy, anche se per quanto riguarda il secondo bisogna vedere come starà fisicamente. Poi ci sono Love, Rubio ed Eric Williams che senza Beasley dovrebbe definitivamente esplodere. Da qui ai prossimi anni potrebbero diventare una squadra molto interessante".

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Teobaldo Semoli