Mamma Rita e le tabelline di Ale Fabian
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Mamma Rita e le tabelline di Ale Fabian

Ricordi della mamma di un campione di Triathlon in partenza per Londra

“Mio figlio alle Olimpiadi? Mi ricordo quando ripassavamo le tabelline in auto, andando al centro sportivo…”.

Sfoglia l’album dei ricordi mamma Rita, con il suo sorriso timido e l’umiltà di chi pensa che stare vicino al proprio figlio sia la cosa più naturale del mondo. Insomma, Rita è una di quelle mamme che hanno vissuto tra calzini sporchi e magliette sudate, dopo giornate passate di corsa a scarrozzare i figli tra casa, scuola e palestra. Suo figlio però (quello delle tabelline) ora di anni ne ha 24 ed è pronto a salire sull’aereo per le Olimpiadi di Londra. Alessandro Fabian infatti è il numero uno italiano di Triathlon, che vuol dire nuoto, bicicletta e corsa: tutti insieme, senza potersi fermare, l’uno dopo l’altro. In realtà dobbiamo sbrigarci anche noi perché oggi ci sono i campionati italiani e in casa Fabian si preparano bibite e panini col salame (ce n’è uno anche per il sottoscritto) come si faceva una volta, per andare in trasferta a seguire il campione Alessandro.

Signora Rita, cos’ha pensato quando suo figlio le ha detto che avrebbe fatto triathlon?

“Sinceramente non sapevo nemmeno che cosa fosse (ride nda). Poi quando me l’hanno spiegato mi sono detta: tre sport insieme… C’è da morire! In realtà Alessandro aveva cominciato con il nuoto perché la sua maestra delle elementari mi diceva che era un bambino ipercinetico: in pratica non riusciva mai a stare fermo. Bisognava trovargli un’attività sportiva e siccome già accompagnavo suo fratello maggiore al corso di nuoto a Padova ho deciso di portare anche Alessandro insieme a sua sorella Eleonora.”

Cosa ricorda di quel periodo?

“I viaggi in macchina. Ci vogliono 45 minuti da Terrassa (dove vive la famiglia Fabian nda) a Padova, dove c’è il centro sportivo. Dato che il tempo per studiare era poco ricordo che ripassavamo in auto le lezioni di storia, le tabelline, le poesie… E poi una volta tornati c’erano ancora i compiti da fare.”

E la scuola?

“Alessandro si annoiava tantissimo a lezione. Costruiva la sua casetta con libri e astuccio, guardava fuori dalla finestra ed entrava in un mondo tutto suo. Gli piacevano soprattutto le materie scientifiche ma alla fine il risultato era spesso un 6 tirato. Però sapeva bene che prima veniva la scuola e dopo lo sport, altrimenti niente nuoto”.

In piscina come se la cavava?

“In settimana andava abbastanza forte anche se poi il giorno della gara non faceva grandi tempi. Tornava a casa che era arrabbiatissimo ma gli piaceva talmente tanto che non ha mai pensato di mollare. Forse bisognava solo trovare la disciplina giusta per lui. E’ stato il suo primo allenatore che allora gli ha proposto di fare triathlon”.

Se la ricorda la prima gara?

“La prima che ho visto è stata ad Acqui Terme. Mi sono messa a piangere dall’emozione. Pensavo a tutta la fatica che aveva fatto e all’impegno che ci aveva messo anche quando all’inizio i risultati non arrivavano. E invece era lì e andava più forte di tutti”.

Così forte da diventare il più forte in Italia…

“Devo dire che dopo le prime vittorie ero un po’ preoccupata. Mi dicevo: e se dovesse perdere? Non volevo che la sconfitta potesse renderlo infelice. Allora gli dicevo sempre: stai con i piedi per terra perché si fa presto a cadere”.

Dopo l’ennesima gara vinta ad Alessandro viene chiesto di entrare in Federazione, che tra ritiri e gare all’estero vuol dire in pratica vederlo andare via di casa. Come l’ha presa?

“Lui era felicissimo, io ho pianto come una bambina. Mi sono detta: adesso lo perdo! Da una parte ero contenta certo, ma in quel momento non riuscivo a fermare le lacrime. Poi piano piano devo dire che mi sono abituata all’idea”.

Vi sentite ancora prima e dopo le gare?

“Sempre, ma non parliamo più di tanto della gara. Ci mettiamo seduti a tavola con il computer accesso (con Skype nda) e ci parliamo attraverso il monitor come se fosse qui con noi. Io gli racconto un po’ delle cose che succedono in famiglia, discutiamo, chiacchieriamo. Si sente che ha bisogno di stare con la sua famiglia”.

Che ragazzo è, oggi, Alessandro?

“E’ molto aperto, allegro e se gli chiedi un consiglio ti ascolta sempre. Quando torna dal ritiro poi è un tipo tutto baci e carezze. A volte mi viene ancora in braccio, anche se forse è più lui che prende in braccio me. Fuori casa invece, appena può, corre dagli amici.”

Domanda indiscreta: è fidanzato?

“Per lui è difficile perché è sempre via per le gare o in ritiro (al Centro Sportivo Carabinieri nda). A dire il vero una ragazza ci sarebbe anche se da pochi mesi. Avevano scommesso che se fosse andato alle Olimpiadi sarebbero usciti insieme… “.

Scommessa vinta. E adesso c’è l’Olimpiade…

“Onestamente non credo di essere ancora riuscita a metabolizzare questa cosa. Per ora mi sembra tutto come al solito, come se fosse una gara normale. Quando il 7 agosto mi ritroverò lì a Londra forse scoprirò cosa significa veramente”.

Dunque andrà a Londra a fare il tifo per suo figlio. Cosa gli dirà prima della gara?

“Fai quello che hai sempre fatto che sicuramente andrà bene… E stai attento a non cadere”.

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Teobaldo Semoli