Ma quale fair play... I soldi degli sceicchi stanno salvando il calcio europeo
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Ma quale fair play... I soldi degli sceicchi stanno salvando il calcio europeo

Mansour e Al Thani hanno investito 483 milioni di euro dal 2010 dando ossigeno a un sistema in passivo per 1,6 miliardi di euro. L'Uefa vigila ma intanto i club indebitati ne approfittano

C'è chi non li sopporta come i tifosi di mezza Europa che sotto l'ombrellone in queste ore si chiedono: "Ma la crisi economica vale solo per noi?". E chi li osserva da lontano in attesa di capire come muoversi. Gli sceicchi stanno ridisegnando la geografia del calcio europeo, ma alla fine a guadagnarci potrebbe essere tutto il sistema che attraversa un periodo di recessione profonda e nel mezzo della tempesta ha trovato un canale di finanziamento quasi inesauribile.

Altro che fair play finanziario e sanzioni fino all'esclusione dalle coppe europee. I soldi degli sceicchi salveranno il calcio e già adesso lo stanno tenendo in piedi perché sono praticamente gli unici veri che circolano in un mercato che più bloccato non si può. Impossibile che sia diversamente visto che alla fine del 2010 il deficit complessivo dei club dei 53 campionati europei aveva raggiunto la cifra record di 1,6 miliardi di euro (400 milioni in più rispetto al 2009).

Una montagna di debiti scalabile solo se qualcuno è disposto da fuori a investire e il calcio europeo il suo salvatore l'ha trovato negli sceicchi del Qatar. Famiglie imparentate e dal portafogli senza limiti che dal 2010 ad oggi operando dalle centrali di Manchester e Parigi (con l'aggiunta di Malaga) hanno rovesciato sul mercato la bellezza di 485 milioni di euro (560 con il Malaga) con buona pace delle regole imposte dall'Uefa.

Qualche numero per dare l'idea. Il City di Mansour che già aveva investito 147 milioni di euro senza grande successo per comperare i vari Tevez, Adebayor, Kolo Tourè, Lescott, Santa Cruz e Barry, negli ultimi due anni ha speso altri 272 milioni di euro foraggiando a pioggia un po' tutti i campionati e dando respiro ai maggiori club. Ha fatto shopping all'Arsenal (35,2 milioni per Nasri e Clichy), al Barcellona (30 per Yaya Tourè), all'Inter (Balotelli) e in generale nella Bundesliga (Dzeko e Boateng) oltre che nella Liga (Aguero e David Silva). Difficile trovare qualcuno veramente scontento di aver fatto affari con loro.

L'impatto del Psg del principe Al Thani è stato ancora maggiore. In dodici mesi ha messo mano al portafoglio per 211 milioni di euro e la nostra serie A deve ringraziarlo perché la maggior parte di questi investimenti è stata indirizzata a nostri giocatori. Leonardo ne ha prelevati nove spendendo complessivamente 177,5 milioni. Ha fatto ricco il Palermo di Zamparini (46,5 milioni per Patore e Sirigu), risanato il bilancio del Milan (62 per Ibra e Thiago Silva), dato ossigeno a quello dell'Inter (11 milioni per Thiago Motta), ottimizzato la scommessa del Napoli su Lavezzi (venduto per 30 milioni) e liberato la Juventus del peso di Sissoko (pagato 8).

Anche il Malaga nel suo piccolo ha investito un anno fa oltre una cinquantina di milioni di euro riversandoli per la maggior parte sul mercato interno della Liga dove - Barcellona e Real Madrid a parte - la recessione sta investendo anche società storiche che rischiano di doversi ridimensionare o sparire e che beneficiano dell'arrivo di nuovi capitali.

C'è un dato che, seppure parziale, fotografa al meglio la situazione. A metà della sessione estiva di mercato per la prima volta la serie A ha un saldo positivo tra acquisti e vendite: + 37,7 milioni di euro. Sta succedendo anche in Spagna (+ 9,4 milioni) dove la crisi del sistema creditizioni ha chiuso i cordoni delle borse di Barca e Real, mentre quasi tutto il sistema è finanziato da Premier League (- 142,6 milioni) e Ligue1 (- 48,1). La geografia del calcio cambia ma non è detto che sia un solo un male.

Non è un caso che il grido d'allarme sul rispetto delle regole del fair play finanziario lo stiano lanciando soprattutto i tifosi mentre presidenti e manager che hanno visto piovere sul mercato questa quantità di denaro fresco e liquido non sembrino angosciati dalla prospettiva di vedere Parigi capitale del calcio europeo per qualche stagione. Anche l'Uefa al momento tace limitandosi a ricordare come dal 2013 verranno compiuti controlli sui bilanci e il sistema delle sanzioni verrà applicato senza rinvii. Però il fair play andrà a regime solo nel 2017 e intanto i soldi degli sceicchi fanno comodo a tutti e aiutano i grandi club storici indebitati per centinaia di milioni di euro a rimettere in equilibrio i propri conti.

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Giovanni Capuano