Le mezze parole di Kutuzov e Gillet, ma Conte rischia poco
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Le mezze parole di Kutuzov e Gillet, ma Conte rischia poco

Solo i due ex giocatori lo coinvolgono nelle combine del Bari. Le differenze rispetto a Siena...

Adesso che le carte dell'inchiesta della Procura di Bari sul calcioscommesse sono a disposizione di tutti gli elementi per capire se Antonio Conte rischia un nuovo deferimento per omessa denuncia ci sono. Serve un'analisi delle 94 pagine rese pubbliche e l'incrocio con l'esperienza dei mesi scorsi, quella che portato il tecnico juventino a uno stop di 4 mesi, ma anche la Procura federale a vedere sgretolate una dopo l'altra, molte certezze della sua inchiesta.

Il punto di partenza è che quello finito nelle carte dei magistrati di Bari era certamente il "Bari di Conte" come detto all'inizio di questa vicenda dal pentito Micolucci con susseguente ridda di ipotesi e polemiche. Era il "Bari di Conte", ma l'autodifesa del tecnico nel lungo (e segreto) interrogatorio dello scorso 6 settembre ha convinto pienamente il procuratore Laudati sull'estraneità dal punto di vista penale. Dunque niente richiesta di rinvio a giudizio e archiviazione piena.

Il passaggio non è secondo perché l'esperienza della scorsa estate insegna come Palazzi prenda comunque in grande considerazione il parere espresso dalle Procure sugli atti che vengono trasmessi alla Figc. E, dunque, avrà certamente un peso che Laudati abbia definito "credibile" la versione di Conte e, ad esempio, "ondivaga" quella di Gillet.

L'altra certezza è che Palazzi sicuramente chiamerà Conte prima della fine della stagione e lo inserirà nell'elenco delle audizioni da chiudere in fretta per evitare la prescrizione. Rischia un deferimento per omessa denuncia? A prima vista no, malgrado ci siano un paio di passaggi che indirettamente lo chiamino in causa. Ma paiono esistere anche profonde differenze rispetto a Carobbio e all'inchiesta sul Siena.

La testimonianza più scomoda per Conte è certamente quella di Vitali Kutuzov, giocatore della sua rosa al tempo dei fatti. E' lui a rompere il fronte compatto degli interrogati dai pm e dai carabinieri: nessuno parla della presenza del tecnico alle riunioni in cui si discute delle combine e tutti lo tengono esplicitamente fuori dai sospetti.

Kutuzov, invece, spiega: "... sicuramente lo staff, come staff, sapeva perché pure l'allenatore ha detto 'ragazzi, io sto con voi, io ho vinto il campionato'. Sicuramente sapeva questa cosa qua, ha detto 'faccio quello che volete voi'. Lui ha detto 'Ragazzi, se volete andare in Salernitana potete giocare come volete alla fine. Se si decide insieme che la partita a voi non serve, magari, ma tutti insieme". Conte ha spiegato di avere solo le"antenne drizzate" conoscendo le logiche di fine stagione e lo stesso Kutuzov a domanda diretta ha negato il coinvolgimento del tecnico. Però la frase è ambigua perché presuppone la conoscenza e quindi (anche) la mancata denuncia.

C'è poi la deposizione del portiere Francois Gillet, che fa arrabbiare il magistrato che lo ritiene "ondivago" e gli ricorda che ha diritto anche di mentire purché prenda una posizione certa, e definisce Conte "presente" alla riunione tecnica in cui un giocatore, Colombo, dichiara di non voler giocare "una partita con una squadra moscia". Non sono tanto le parole di Gillet ad essere scomode per Conte, quanto la circostanza di essere presente a una riunione tecnica 'delicata'. Poi Gillet ha cambiato versione via fax smentendo tutto.

Tutti gli altri tengono fuori Conte dalle vicende di quel Bari. Ai magistrati all'inizio la cosa non quadra, tanto è vero che ne chiedono conto all'allenatore anche in maniera brusca ricordandogli come sia stato anche il tecnico di Stellini, Carobbio e Doni, ma poi si convincono della sua buona fede. E a differenza di quanto accaduto per Novara-Siena e Albinoleffe-Siena cambia anche la posizione di Stellini il quale questa volta conferma di averne parlato a Conte (che lo caccia in malo modo) solo nei mesi scorsi dopo l'uscita di notizie sull'inchiesta.

Insomma il quadro sembra diverso e Conte non dovrebbe temere nulla dalla giustizia sportiva. La certezza, però, è che a lui Palazzi farà domande scomode e le risposte date a Laudati potrebbero anche non essere convincenti per la Procura della Figc.

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Giovanni Capuano