John e Jim Harbaugh, i fratelli del Super Bowl
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John e Jim Harbaugh, i fratelli del Super Bowl

Nell'edizione numero 47 si troveranno di fronte per dirigere da bordo campo le azioni delle due finaliste 49ers e Ravens

Jim, il più giovane dei due fratelli, fu per anni il sogno delle cheerleaders dell’Università del Michigan, il quarterback con le quali tutte volevano uscire. Un atleta dal carattere d’acciaio che presto iniziò a giocare nella NFL.

John, il maggiore, s’iscrisse all’Università di Miami. Giochicchiò nella squadra come defensive back, ma non mise mai piede nella National Football League.

Il primo trascorse la sua adolescenza alla Palo Alto High, scuola superiore che si trova proprio di fronte all’Università di Stanford, dove andò poi ad allenarne la squadra, portandola agli onori sportivi (e non solo quelli accademici, per la quale è rinomata).

Il secondo, invece frequentò una scuola superiore molto meno prestigiosa e non in California. Scelse la carriera da allenatore ma partendo dal ruolo di assistente. Arrivò ad ottenere quello di head-coach nel 2008, subissato costantemente da critiche della stampa sportiva, per il fatto di terminare ogni stagione, con una sconfitta.

Il primo è Jim Harbaugh, il secondo John Harbaugh. A dividere i due fratelli 15 mesi di differenza (Jim, 49 anni, è più giovane). Ad unirli la passione per il football, instaurata a entrambi, sin da piccoli, dal padre Jack, a sua volta allenatore di football al college.

A farli sfidare, il Super Bowl 2013, quello che metterà di fronte Baltimore Ravens e San Francisco 49ers e che diventerà, come dicono da queste parti un “affare di famiglia”.

Anche se non siete degli appassionati di sport potreste averne sentito parlare. Se questa, infatti, non è la prima volta che due fratelli si trovano ad essere rivali in campo (vedi nella NBA Paul e Marc Gasol), o ad allenare due squadre sfidanti (sempre nel basket i Van Gundy), è in assoluto la prima durante la quale, due fratelli, si contendono il più importante trofeo dello sport professionistico americano.

Gli Harbaugh entreranno così a far parte della storia dello sport. Una cosa che John, storico di passione, apprezzerà sicuramente. “Non è certo come parlare di Churchill e Roosevelt” – ha commentato – “ma è decisamente divertente”.  

Così è presumibile che domenica 3 febbraio, guardando il Super Bowl XLVII, il pubblico possa dimenticare tattiche e strategie di gioco per osservare le reazioni dei due allenatori, famosi per essere combattivi e non accettare le sconfitte. O che gli spettatori a casa non attendano solo le famose pubblicità milionarie o lo show di metà tempo, ma si chiedano se i due, da piccoli, si siano mai accusati a vicenda per un vetro rotto o abbiano cercato di rubarsi la ragazza.

Chi vincerà? Difficile dirlo. Sia i 49ers allenati da Jim, che i Ravens guidati da John, non hanno mai perso un SuperBowl.

E se le sfide in famiglia non vi interessassero ci sono molte altre ragioni che rendere questa finale, imperdibile.

Dal ritorno del Super Bowl a New Orleans, dove non si giocava dal 2002 a quello degli stessi San Francisco 49ers che, in finale, non arrivavano da 18 anni. E poi naturalmente gli spazi pubblicitari da 30 secondi, venduti a 4 milioni l’uno e l’”addio” di Ray Lewis, leggendario linebacker dei Ravens.

C’è solo da sperare che la performance d’intervallo di Beyonce’, che per l’occasione riunisce le Destiny’s Child, non sia in play back, come accaduto recentemente alla cerimonia Inaugurale per l’insediamento di Obama.

Infine una curiosità, la scorsa estate con i 49ers si è allenato anche un giovanissimo kicker italiano, Giorgio Tavecchio, 22 anni e un contratto da undrafted free agent. Jim Harbaugh non l’ha scelto per il roster finale ma se l’è voluto tenere accanto. Nella vita non si sa mai.

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Valentina Martelli