Grecia-Germania: molto più di una partita di calcio
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Grecia-Germania: molto più di una partita di calcio

Dall’Europa all'Europeo: i destini delle nazioni più chiacchierate del Continente si incrociano anche sul campo. Noi italiani, intanto, stiamo a guardare, tutt’altro che disinteressati

"Non butterete la Grecia fuori dall’Europa, dateci la Merkel". Così titolava uno dei principali quotidiani sportivi greci all’indomani di quella che Fabio Concato definirebbe "una domenica bestiale". Storia di Europa e di Europei, di politica e di calcio, di spread e differenza reti.

Succede tutto in un giorno: la Grecia che batte la Russia , contro tutti i pronostici, e accede ai quarti di finale di Euro 2012 , il partito filo-europeista di Nea Dimokratia che vince le elezioni (anche qui davanti a un pronostico tutt’altro che scontato) scongiurando, almeno per il momento, l’ipotesi di un’uscita dall’euro.

Basterebbe già questo per fare notizia, ma c’è dell’altro. C’è appunto il quarto di finale che vede opposta - ma tu guarda il caso, alle volte – la Grecia alla Germania. Si, proprio la Germania di Lahm, Schweinsteiger, Muller e Gomez, ma anche e soprattutto la Germania di Angela Merkel.

I giocatori greci dicono che non penseranno alla politica ma che scenderanno in campo come sempre, per vincere. "È solo un gioco, non possiamo mischiare calcio e politica", ha commentato Georgos Samaras , una delle stelle della nazionale ellenica. Il che detto da uno che ha lo stesso cognome del prossimo capo di governo suona quanto meno bizzarro.

La verità è che venerdì ci sarà un’intera nazione incollata davanti ai televisori nella speranza che i propri beniamini diano una lezione ai tedeschi e alla sua cattiva cancelliera. Perché nelle disgrazie serve sempre un colpevole. E allora meglio dare la colpa alla Merkel che a una politica dissoluta che ha basato il suo sviluppo sul debito. Poco importa se chi ha governato per anni ha mangiato a sbafo mettendo tutto sul conto di qualcun altro, ciò che interessa è che ora quel qualcuno ha bussato alla porta per saldare i conti, fino all’ultimo centesimo, e anche di più.

Ecco, ai greci sono rimasti pochi spiccioli (si dice che nelle casse di Atene ci siano solo due miliardi) ma l’orgoglio non manca. L’orgoglio di una nazione ferita che non ne può più delle politiche di austerità, e che vorrebbe tornare a sorridere, magari ripartendo dal calcio.

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E allora per una sera che siano i tedeschi a soffrire. Anche se – bisogna ammetterlo -  gli undici allenati da Joachim Loew fanno davvero paura: unica squadra a punteggio pieno di questo europeo, vice-campioni in carica, terzi nel ranking mondiale FiFa e un blocco – quello del Bayern Monaco – che è arrivato a un soffio dalla conquista della Champions League. A Samaras e compagni servirebbe un’impresa. Però il calcio è bello perché è imprevedibile, perché la palla è rotonda e ci sono pure gli dei del pallone, a cominciare da quella Eupalla che - ce l'ha insegnato Gianni Brera - presiede alle vicende del football.

E poi ad arbitrare non ci saranno mica Fitch o Moody. Loro la loro personalissima partita l’hanno già giocata, a tavolino; mettendo la virtuosa Germania in Serie A, anzi tripla A, e la Grecia fuori da qualsiasi competizione, retrocessa, praticamente fallita.

Insomma, in barba al rating la Grecia può sognare, può vincere contro la Germania, e - perché no - anche l’Europeo. In fondo il colpaccio le è già riuscito una volta, e nemmeno troppo tempo fa, nel 2004. E chissà mai che un vittoria nella massima competizione continentale non serva a riportare, oltre che un po’ di entusiasmo, anche qualche decimale in più a un PIL a dir poco depresso. Il calcio fa miracoli, anche in questo senso. L’Italia, per dire, dopo la vittoria del Mùndial di Spagna iniziò una cavalcata memorabile che la portò in un decennio a raggiungere e superare il Regno Unito nella classifica dei paesi più industrializzati.

Già, appunto, l’Italia. In tutta questa storia l'impressione è che non saremo telespettatori disinteressati. In fondo dallo scontro fra Grecia e Germania dipendono anche le nostre sorti, in campo calcistico (chi vince gioca contro gli azzurri, sempre che si passi contro l’Inghilterra) e non. Si dice che in casi come questi venga quasi spontaneo fare il tifo per il più debole…

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Roberto Catania

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