Gp Spagna: la Mercedes allunga sulla Ferrari, ma guai a parlare di crisi
Clive Mason/Getty Images Sport
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Gp Spagna: la Mercedes allunga sulla Ferrari, ma guai a parlare di crisi

Sulla pista del Montmelò, Rosberg ha tagliato il traguardo con 45” di vantaggio su Vettel. Eppure, sono tante le ragioni per sorridere

Dice bene Maurizio Arrivabene, timoniere della nuova Ferrari griffata Sergio Marchionne. A inizio stagione, avremmo messo la firma per vedere la monoposto di Maranello tenere testa alle Mercedes. Che nel 2014 hanno dominato il campionato in lungo e in largo e promettevano di farlo anche negli anni successivi, grazie a una superiorità tecnologica quasi straripante. Ricordate? Dodici mesi fa, la casa tedesca ha strappato le ali alla Red Bull, titolare di quattro titoli mondiali costruttori di fila, e le ha piantate sulle fiancate delle Frecce d'argento, che hanno preso il volo al comando di un ottimo pilota, vedi Lewis Hamilton, e di un pregevolissimo gregario, vedi Nico Rosberg. Non c'è stata storia. Dal primo all'ultimo gran premio. Undici vittorie per Hamilton e cinque per Rosberg. Poco meno di 300 i punti di distacco nella graduatoria finale tra la Mercedes e la Red Bull, seconda classificata. La Ferrari? Giù dal podio, al quarto posto, tra Williams e McLaren: 485 punti più in basso. Come dire, quasi un altro sport. 

Troppo grande il divario per essere digerito dai vertici del Cavallino, che hanno ritenuto opportuno cambiare rotta per evitare altri scivoloni. Marchionne ha dato il benservito a Montezemolo, Mattiacci e ad alcuni tecnici che avevano accompagnato lo sviluppo della Ferrari negli ultimi anni. Come si cambia per non morire, si intonava dalle parti di Maranello. L'obiettivo dichiarato: tornare nel giro di un paio di anni a dare del tu alla Mercedes. Rivedendo le logiche fuori e dentro la pista e restituendo l'entusiasmo a un gruppo di lavoro che negli ultimi tempi aveva avuto poche ragioni per sorridere. Si lavora oggi per vincere dopodomani. Perché la Formula 1 non prevede ribaltoni inattesi, premia la programmazione. I test di inizio stagione hanno  solleticato la fantasia. Ferrari velocissime e Sebastian Vettel subito leader, il resoconto da applausi. Ma per dare il via a ragionamenti più complessi era necessario fare i conti con la gara vera. E' arrivata l'Australia, quindi la Malesia, la Cina e il Bahrain. Era un sospetto, è diventata una meravigliosa realtà. Una vittoria e quattro podi nelle prime quattro gare del campionato. La Mercedes ha alzato le difese, ammettendo: “questa Ferrari fa paura”.

E' vero. La SF15-T ha sorpreso e deliziato appassionati e addetti ai lavori. Nessuno poteva attendersi che fosse così competitiva. Probabilmente, nemmeno in casa Ferrari, alle prese con i brindisi per la partenza straordinaria di Vettel e per il ritrovato piglio da combattente di Kimi Raikkonen. Tutto bene. Anzi, di più. In un mese di gara sono stati messi da parte anni di delusioni e incertezze. Tanto che nulla pareva impossibile, anche vincere il mondiale. La Ferrari aveva colmato il gap con la Mercedes. Altro che stagione di assestamento, giusto puntare al risultato più ambito, buona la prima. Finché la Formula 1 non ha fatto tappa in Europa, sulla pista in cui solitamente le scuderie presentano gli sviluppi messi a punto nelle settimane precedenti. Il patatrac. A Barcellona (clicca qui per leggere la cronaca della gara), la Mercedes ha dimostrato di aver fatto progressi da prima della classe, mentre la Ferrari no, non proprio o non ancora. La gara ha chiarito come stanno le cose: Rosberg primo con 45 secondi di vantaggio su Vettel, terzo dietro ad Hamilton. Per la prima volta dall'inizio del campionato, il Cavallino si è sentito piccolo al cospetto del mastino a cinque punte. E via al valzer dei musi lunghi.

Eppure, per quanto visto in giro per il mondo nel primo spicchio di stagione, la Ferrari merita un voto altissimo se rapportato ai progetti del dicembre scorso. Marchionne aveva dato il compito ad Arrivabene di rimescolare le carte, avviando un processo di trasformazione che avrebbe avuto i suoi frutti più dolci nel campionato 2016. Tuttavia, i primi segnali di risveglio sono stati registrati molto prima del previsto. Merito di un gruppo di lavoro che ha dimostrato con i fatti di conoscere la strada per tornare a vincere. Certo, sul traguardo del Gran premio della Spagna la Mercedes ha lasciato intendere che non ha alcuna intenzione di restituire lo scettro troppo presto, ma da qui a strapparsi i capelli per la disperazione, be', ce ne passa. In sei mesi di direzione Arrivabene, la Ferrari ha trovato il modo di scavalcare sia la Williams, sia la Red Bull, che le erano state spesso davanti nel 2014. In più, ha costretto la Mercedes a non abbassare la guardia, riducendo sensibilmente quello che a ragione era considerato un divario stellare. Fa bene il team principal del Cavallino a non essere felice per il risultato del Montmelò, perché 45 secondi di distacco non sono da prendere come esempio di virtù, ma guai a dimenticarsi da dove arriviamo. Sarebbe un errore imperdonabile.

LLUIS GENE/AFP
Sebastian Vettel, terzo classificato

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Dario Pelizzari