RAIKKONEN
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Ma la Ferrari quando tornerà a vincere?

A Monza bene Vettel, pure se molto distante da Hamilton, e male Raikkonen, flop alla partenza. I guai di oggi figli degli errori del passato

"E' un secondo posto che vale una vittoria". Così Sebastian Vettel nel giorno della mezza proclamazione di Lewis Hamilton come imperatore del campionato 2015. Il pilota della Ferrari, felice e pure di più per aver incassato il primo podio da ferrarista sulla pista di Monza, non ha tuttavia nascosto l'amarezza per un confronto che in pista non è mai iniziato. "È stato incredibile vedere che non c’era modo di seguirlo", ha spiegato a chi gli chiedeva conto del dominio incontrastato della pantera nera targata Mercedes.

C'era una volta la Ferrari che dettava i tempi della Formula 1 e che ora si trova con il fiato corto per via di scelte più o meno necessarie, più o meno comprensibili. Dall'allontanamento dell'ingegner Aldo Costa - tra i protagonisti del rilancio della scuderia alla fine degli anni Novanta, lasciato a spasso nel 2011 e arruolato con i galloni da leader nella Mercedes dei trionfi - al ritardo clamoroso nello sviluppo del motore ibrido che ha segnato le fortune della casa tedesca.

Nel mezzo, l'incapacità di stare al passo delle concorrenti nel corso della stagione (nel 2013 la Red Bull ha messo le ali a fine agosto), e il siluramento poco elegante di Marco Mattiacci (erede di Stefano Domenicali) e Luca di Montezemolo dopo l'ennesimo buco nell'acqua nel 2014. Chiede l'appassionato della domenica, un po' tifoso, un po' no: perché il Cavallino non torna a correre come una volta? La risposta è chiusa in un cassetto di opere e omissioni che fanno le gioie e i dolori di un team automobilistico. Con i motori, se sbagli paghi. Oggi e pure domani. E ricostruire è difficile. Spesso, faticosissimo.

Nel weekend brianzolo, il nuovo motore della scuderia tedesca ha dimostrato di essere più veloce del nuovo motore della Ferrari. Di almeno 4-5 decimi al giro. Come dire, è cambiato tutto, non è cambiato niente. Perché se è vero che a Maranello hanno trovato il modo di garantire più velocità alla power unit del Cavallino, altrettanto hanno fatto a Stoccarda, al netto di alcuni guai di affidabilità che almeno sulla vettura di Hamilton sono stati risolti in poche ore. Uno a uno, palla al centro.

Sia chiaro. Una settimana fa avremmo firmato a occhi chiusi per il secondo posto di Vettel a Monza. Troppa la differenza di prestazioni tra le due monoposto per sperare in qualcosa di più. Poi, le qualifiche. Che avevano lasciato intendere che la distanza tra le due Ferrari e la Mercedes di Hamilton non fosse poi così incolmabile. Pronti e via e tutto è tornato al suo posto. Lewis da Stevenage ha salutato tutti alla partenza e ha chiuso i giochi in qualche giro. Al traguardo, saranno 25 i secondi che lo divideranno da Vettel. Tanto, tantissimo, forse troppo. Vero, la Mercedes ha speso tutti i gettoni di sviluppo, mentre la Ferrari ne ha ancora quattro da impiegare sul motore che presenterà ad Austin o Città del Messico, eppure i fatti dicono che oggi non c'è partita.

Dice Sergio Marchionne, grande capo di Maranello: "Fateci giocare le nostre carte non solo nel 2016, ma anche da qui a fine stagione, perché non è ancora finita". No, non è ancora finita. Perché se Nico Rosberg continuerà a essere perseguitato dalla jella nera di Paperino è possibile che Vettel riesca a soffiargli il secondo posto, ma da qui alla vittoria, quella vera, la strada da percorrere è ancora lunga.

Kimi, che delusione. Dopo mesi di voci, bisbigli e sbadigli, la Ferrari ha rinnovato il contratto di Raikkonen il finlandese. Sarà ancora lui a fare coppia con Vettel nel 2016. Reduce da un 2014 a tratti imbarazzante e da un inizio di 2015 tutt'altro che convincente, il campione del mondo 2007 ha ricevuto la fiducia di Marchionne per un altro anno in tuta rossa. Con buona pace di tutti coloro che aspiravano a prendere il suo posto. Da Nico Hulkenberg a Vallteri Bottas, passando da Felipe Nasr, Daniil Kvyat e Carlos Sainz. Arrivederci alla prossima. Il dado è tratto, Raikkonen rimane e farà bene, si è cominciato a ripetere come un mantra nelle stanze di Maranello. E il weekend lungo di Monza era iniziato con il vento in poppa.

Kimi ha sparso sorrisi come non accadeva da anni e nelle qualifiche del sabato ha centrato la prima fila a uno sbuffo dal solito Hamilton. Insomma, benissimo. Finché non si sono spenti i semafori rossi. Al via della gara, Raikkonen è infatti rimasto letteralmente piantato in mezzo alla pista, sorpassato da tutti gli avversari. Un errore da principiante, hanno già detto alcuni, che quasi sicuramente gli procurerà una lavata di capo senza shampoo da quel Maurizio Arrivabene, responsabile della gestione sportiva, che non ha mai smesso di credere in lui. Proprio sicuri che sia lui l'uomo giusto per affiancare Vettel nel rilancio Ferrari del 2016? Se prima ci credevamo poco, dopo Monza ci crediamo ancora meno.

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EPA/GERO BRELOER
Campionato 2007, il trionfo di Raikkonen, che vince l'ultimo titolo piloti di Maranello

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Dario Pelizzari