Gp Canada: bene Hamilton, errore Ferrari
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Gp Canada: bene Hamilton, errore Ferrari

Primo a 7 giri dal traguardo, Alonso deve cedere al ritorno del pilota inglese, che aveva cambiato le gomme e correva più forte. Maranello sbaglia la strategia

Al traguardo del Gran premio del Canada - pista di Montreal, bellissima e unica per percorso e paesaggio - sembrano tutti felici e contenti. E' felice, anzi, entusiasta Lewis Hamilton, che al termine di una gara strepitosa fa suo il gradino più alto del podio per la prima volta nella stagione. Una rincorsa da antologia, quella del pilota della McLaren, inarrestabile e soprattutto vincente. Settimo numero 1 in 7 gare, un filotto simile non si verificava dal 1982.

Sono decisamente contenti gli altri due uomini sul podio, i giovanissimi con una marcia in più Grosjean della Lotus e Perez della Sauber, che pure con strategie di gara profondamente diverse (alternanza gomme morbide e supermorbide) si fanno trovare al posto giusto nel momento giusto. E' un podio che vale oro per loro, perché confermano di avere le carte in regola per trovare spazio in un top team.

E' soddisfatto e anche qualcosa di più Sebastian Vettel, che nelle qualifiche aveva fatto capire di avere tra le mani una Red Bull veloce e maneggevole e voleva fortissimamente vincere. Le gomme l'hanno tradito in gara, quando pensava ormai di poter concludere almeno sul podio. "Tutto sommato è stato un buon fine settimana - ammetterà a fine corsa -. Ho recuperato qualcosa su Fernando e non ho perso troppo da Hamilton". La logica del bicchiere mezzo pieno, altro che stress da prestazioni.

Un posto dietro, soddisfatto così così dopo aver accarezzato per un lungo tratto della gara il sogno di portare a casa il secondo trionfo della stagione anche Fernando Alonso, fenomeno della Ferrari. Sì, perché le cose potevano andare peggio. Decisamente peggio. Ancora un paio di giri e le gomme, trascinate oltre il limite consentito dalla logica, si sarebbero trasformate in una poltiglia informe e allora bye bye Vettel e arrivederci Mondiale.

Il pilota spagnolo è convinto di aver disputato in terra di Canada una delle prove migliori dell'anno. Per prospettiva, certo, non per il risultato al traguardo. La Ferrari è tornata ad essere competitiva ad alti livelli, e questo è verissimo e non può che far piacere un po' a tutti gli appassionati della scuderia di Maranello. Chiaro, fosse andata meglio la gioia sarebbe diventato trionfo, ma per il momento ci si può accontentare. Anche perché a Montreal, ha ragione Alonso, la Ferrari si è presentata dalle qualifiche come protagonista. Non un passaggio da poco. Quasi una rivoluzione.

L'ordine di arrivo:

1. Hamilton (McLaren), 2. Grosjean (Lotus), 3. Perez (Sauber), 4. Vettel (Red Bull), 5. Alonso (Ferrari), 6. Rosberg (Mercedes), 7. Webber (Red Bull), 8. Raikkonen (Lotus), 9. Kobayashi (Sauber), 10. Massa (Ferrari), 13. Maldonado (Williams), 16. Button (McLaren).

La classifica piloti dopo 7 gare:

1. Hamilton (McLaren), 88 punti; 2. Alonso (Ferrari), 86; 3. Vettel (Red Bull), 85; 4. Webber (Red Bull), 79; 5. Rosberg (Mercedes), 67; 6. Raikkonen (Lotus), 55; 7. Grosjean (Lotus), 53; 8. Button (McLaren), 45; 9. Perez (Sauber), 37; 10. Maldonado (Williams), 29.

La classifica costruttori:

1. Red Bull 164 punti, 2. McLaren 133, 3. Lotus 108, 4. Ferrari 97, 5. Mercedes 69, 6. Sauber 58, 7. Williams 44, 8. Force India 28.

LE PAGELLE

9 - Lewis Hamilton. A 20 giri dalla fine della gara accusava un ritardo di quasi 15 secondi sulla Ferrari di Alonso, in testa alla corsa. Pit stop, cambio gomme (che ogni volta fa salire il magone al pilota inglese e pure ai suoi ingegneri a causa di intoppi piccoli e grandi che accadono praticamente sempre), quindi la rincorsa. Quasi disperata eppure appassionatissima.

Hamilton sorpassa e incanta. E spera che davanti capiti qualcosa, che puntualmente si verifica. Alonso e Vettel girano che più piano non si può e lui, l'inglese che non aveva ancora vinto quest'anno, mette a referto giri veloci a ripetizione. Fino all'allungo decisivo. Straripante e incontenibile. Chiuderà con 13,4 secondi di vantaggio sul collega spagnolo in rosso. Un trionfo, per determinazione e strategia.

8,5 - Sergio Perez. Dicevano che si era montato la testa dopo i primi brillanti risultati della stagione. E dicevano pure che tutto sommato non fosse ancora pronto per sostituire Massa come secondo in Ferrari. L'insostenibile leggerezza dell'essere. Per dimostrare che tutto torna e pure di più. Il pilota della Sauber era partito dal 15° posto e ha lavorato nell'ombra (che i riflettori erano tutti puntati sul terzetto in lotta per la testa della gara) per farsi trovare pronto quando serviva.

Vero, è arrivato sul podio più per il crollo di chi gli stava davanti che per meriti particolarmente evidenti, epperò quando si arriva così in alto non è quasi mai un caso. Ottimo pilota, ne sentiremo parlare sicuramente nei prossimi anni. Giovane, ma già arrembante quanto serve per volare in F1.

8 - Romain Grosjean. Per il numero 2 della Lotus vale almeno in parte il discorso fatto per Perez. Con la differenza che vale una briciola e che però testimonia di un lavoro a cinque stelle (no, qui Grillo non c'entra niente): la Lotus è una grande macchina. Molto più competitiva di quanto ci si attendeva ad inizio stagione. Calibrata al punto giusto, propone un ottimo mix tra velocità e affidabilità.

In Canada, le qualifiche del sabato non avevano detto benissimo. Poi, la corsa. Regolare e inappuntabile. In una parola, saggia. E non è poco se consideriamo che il 26enne pilota francese dal passaporto svizzero ha un'esperienza soltanto di una dozzina di gran premi in carriera. E deve tenere a bada quell'irruenza che gli è costata cara nelle prime gare della stagione.

8 - Fernando Alonso. Se vince, sorride e regala entusiasmo a tutti, belli e brutti, simpatici o antipatici, stampa compresa. Se perde, la procedura non cambia. Strette di mano a volontà, sorrisi. E tanta fiducia in quello che verrà. Il profilo di un campione, sicuro di sé tanto da sfiorare in alcuni casi l'arroganza. Ma che classe, ragazzi. Che talento. A Montreal ha giocato per vincere. Per vincere davvero, imponendo il proprio ritmo e le proprie scelte. Gli è andata male, ma adesso comincia il divertimento, quello vero.

Peccato che le gomme della Rossa di Alonso si siano comportate diversamente da quelle montate da Grosjean e Perez, anche loro reduci da un unico e prodigioso cambio in corso d'opera. Ma se pensiamo com'era la situazione soltanto un paio di mesi fa, c'è da rallegrarsi e brindare con ottimismo al futuro. Rosso Ferrari, si intende.

7 - Sebastian Vettel. Alzi la mano chi pensava che il tedeschino avesse preso paura dopo i primi rovesci di stagione. Perché, abituato a fare tutto da solo in qualifica e in gara, con una Red Bull che l'anno scorso era un fulmine o poco meno, poteva perdere la pazienza a furia di sorpassi e podi mancati per un nulla. Montreal conferma: Vettel c'è e c'è davvero, solido e grintoso come non mai. Fuoriclasse giusto un passo indietro ad assi del volante come Hemilton e Alonso, ma pur sempre tra i più forti.

5,5 - Nico Rosberg, Mark Webber e Kimi Raikonnen. Mentre i colleghi giravano a meraviglia sulla pista di Montreal, loro giocavano a carte. Incollati nelle retrovie, tra gli inseguitori, impegnati più a mantenere la posizione che a cercare di fare male a chi stava davanti. Rosberg anonimo, ma almeno arriva fino in fondo, perché al compagno di scuderia in Mercedes, il mammasantissima Michael Schumacher, non gliene va bene una.

Webber e Raikonnen guidano con la stessa macchina che Vettel e Grosjean riescono a fare grande. Eppure, non pungono, anzi. Attendono e sperano. Gara da raccolta punti per la classifica finale e niente più. Dovere di firma, zero soddisfazioni.

4 - Jenson Button. Va bene, una volta può andare male. D'accordo, anche la volta successiva può capitare l'imprevedibile, niente di grave, si può fare. Al terzo crac, qualcosa si rompe. Button non ne azzecca una da tempo. Mentre il compagno di squadra Hamilton fa il fuoriclasse in testa al gruppo, lui arranca e si trascina nei pressi del nulla. In Australia, aveva piazzato il colpo da maestro. Poi, il buio. Cosa gli è successo?

3 - Scuderia Ferrari. Avessero azzeccato la strategia sarebbero stati dei "geni" da 10 e lode in pagella. Invece, hanno toppato in pieno e quindi si beccano un bel 3. P.s.: il secondo posto di Alonso era garantito, è finito 5°. Non vorremmo che quei punti regalati risultassero determinanti per il mondiale a fine stagione...

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Dario Pelizzari