F1, Gp Germania - Le pagelle
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F1, Gp Germania - Le pagelle

Alonso si conferma imperatore. Male la Germania, malissimo Massa

9 – Fernando Alonso. “Lo so che non è facile, ma cercate di stare tranquilli. Qui tutto è a posto”. Ecco il messaggio recapitato dal pilota spagnolo via radio agli uomini del box Ferrari a 6 giri dalla conclusione della gara. Avete capito bene, fantascienza. Il protagonista di un evento sportivo che tranquillizza e rasserena i suoi collaboratori a bordo pista. Semplicemente, straordinario. Altro che sicurezza e carisma, qui si parla del destino di un re.

Su di lui si è già detto di tutto e pure di più. E’ un fuoriclasse assoluto, probabilmente il miglior pilota della F1 da qualche anno a questa parte. Quando non aveva una macchina competitiva riusciva nell’impresa al limite del possibile di rimanere aggrappato ai primi posti. Ora che la Ferrari è tornata super, non ce n’è più per nessuno. Partenza perfetta, guida impeccabile, sintonia con il box da partitura orchestrale, precisa al secondo. E quella sensazione, forse dettata dal carisma e dal passato del personaggio, che con lui davanti tutto debba andare per forza bene. Massa comincia a detestarlo. Perché con lui in pista, con una monoposto simile al 98%, il divario tra i due piloti del Cavallino diventa quasi imbarazzante.

Strepitose le parole del dopo gara al microfono di Nicky Lauda, giornalista per un giorno: “Felice per aver vinto in Germania da spagnolo, su una macchina italiana disegnata da un greco”. Signora Merkel, dica alla Mercedes di fare silenzio, sta parlando sua maestà Alonso.

9 – Ferrari. Stefano Domenicali, team principal della scuderia di Maranello, è un uomo serio e poco incline ai facili entusiasmi. Al termine della gara in Germania ha detto che sì, era contento per il risultato, ma che la strada era ancora lunga e bisogna continuare a lavorare al massimo per confermare le ultime prestazioni. Giusto un sorriso, ma appena accennato. Tutto qui. La Ferrari di oggi è poco più che una lontana parente di quella vista a inizio stagione.

La cura Maranello, vero e proprio tour de force di ingegneri e meccanici che per settimane hanno curato le ferite della macchina in cerca delle soluzioni più efficaci, è stata utilissima. Se prima di Silverstone era consigliata la danza della pioggia per sperare in un traguardo a cinque stelle, ora è tutto oro quello che luccica. La Ferrari davanti, gli altri dietro, a rincorrere. Cambiare per vincere, ecco come si fa. A proposito, pare che l’ingegner Ascanelli abbia rotto con la Toro Rosso. Si prepari per cortesia il suo ritorno in squadra. Di un fenomeno così ce n’è sempre bisogno.

8 – Jenson Button. Il pilota della McLaren partiva dal sesto posto in griglia e a Hockenheim si sorpassa con il contagocce, soprattutto se quelli davanti a te corrono e non poco. Gara aggressiva, veloce, prima su Vettel e poi, giusto per qualche giro, sul collega della Ferrari. Che blocca sul nascere ogni sua velleità di vittoria. Si fa mettere sotto da Vettel nel finale, ma i giudici dicono che il tedesco ha sbagliato. Su e già dal podio in meno di due ore. Button secondo. Meritatissimo.

7 – Kamui Kobayashi. Quando si pensa al numero 2 in Ferrari il suo nome non viene mai fuori. Forse perché il giapponese alterna gare fantastiche ad altre molto meno brillanti. Eppure, big a parte, tra i vari Perez e Maldonado forse varrebbe la pena di considerare anche lui. Pilota Sauber con una voglia matta di arrivare. E di confermarsi ad alti livelli. Quarto posto su una macchina di seconda fascia, non accade spesso.

6,5 – Kimi Raikkonen. Si dirà, la terza piazza che arriva grazie alla bravata di Vettel non è poi così male per un pilota che guida una Lotus. E invece, no. Un po’ come la storia del bambino che a scuola potrebbe fare di più se soltanto decidesse di applicarsi come si deve. Il campione del mondo finlandese è capace di fare gare bellissime che potrebbero diventare straordinarie se soltanto trovasse il modo di rendere di più in qualifica. Un marziano, anche nelle interviste del dopo gara. Espressivo come una saponetta.

6 – Lewis Hamilton. Mica è colpa sua se pronti e via e la gomma della sua McLaren finisce in mille pezzi a causa di una foratura. Comunica via radio ai box che vuole ritirarsi. Poi, ritorna in pista. Quel tanto che basta per far girare le scatole a Vettel che diventa matto a sorpassarlo. Lui, l’inglese, doppiato e l’altro, il tedesco, alla caccia di Alonso. Non gli è andata bene, ma la macchina c’era e avrebbe potuto creare più di qualche guaio alla Ferrari dello spagnolo.

5 – Sebastian Vettel. Tutto bene, fino a due giri del traguardo. Quando si inventa un sorpasso impossibile su Button (evidentemente irregolare) e manda a pallini una gara e forse l’intera stagione. Alonso fa fatica a trattenere la risata che vale un’ipoteca sul titolo. Belli i tempi in cui bastava accendere la macchina per vincere le gare, eh?

5 – Michael Schumacher. Sì, è vero, il fenomeno che faceva impazzire di gioia i tifosi di Hockenheim negli anni ruggenti del Cavallino c’è ancora e lotta con noi. A 43 anni e con una Mercedes che non è sicuramente competitiva quanto le prime della classe, papà Michael fa di tutto e pure di più per fare bella figura. Tuttavia, nasce la domanda, rispettosissima, per carità: cui prodest? Galliani avrebbe certamente risolto il problema anni fa.  

3 – Felipe Massa. Finalmente, fa una cosa positiva: mette insieme il week end perfetto per farsi cacciare. Ora non resta che cacciarlo.

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Dario Pelizzari