Arsenal, Chelsea, Liverpool: destinazione Indonesia
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Arsenal, Chelsea, Liverpool: destinazione Indonesia

Destinazione Indonesia. E pazienza se una volta i ritiri si facevano al fresco, in località poco congestionate, lontani dal grande pubblico e soprattutto con un uso limitato del pallone. Business is business. Così, il prossimo mese, nello spazio di …Leggi tutto

Destinazione Indonesia. E pazienza se una volta i ritiri si facevano al fresco, in località poco congestionate, lontani dal grande pubblico e soprattutto con un uso limitato del pallone. Business is business. Così, il prossimo mese, nello spazio di soli 11 giorni tre dei principali club della Premier League – Arsenal, Chelsea e Liverpool – svolgeranno parte della loro preparazione estiva a Jakarta.

Giocatori dell'Arsenal nel campionato scorso (credits: Tom Hevezi/Epa/Ansa)

I motivi non sono difficili da intuire: le tournée estive, una volta appannaggio esclusivo di Stati Uniti e Medioriente e oggi sempre più orientate verso i mercati emergenti, sono ormai diventate una fonte di reddito accessorio per i club, soprattutto se si considera che avvengono in periodi “morti” durante i quali le uscite continuano a correre mentre le entrate da tv e botteghino stanno a zero, e che portano in dote la possibilità di fidelizzare pubblici numerosi con un’età media piuttosto bassa, una capacità di spesa crescente e una passione enorme per il calcio europeo. Non è un caso se da queste parti, lo scorso anno, è passata pure l’Inter, e se proprio da quel viaggio nacque l’interesse del tycoon locale Eric Thohir per il club nerazzurro. Il calcio, nel Sudest asiatico, resta un veicolo di popolarità formidabile

Basti pensare che ciascuno dei tre team coinvolti vanta una pagina Facebook dedicata e uno store ufficiale nel Paese asiatico e può contare su una media di due milioni di fan, più che in Cina dove la popolazione è sette volte superiore. Lo stesso peraltro accade con le due società di Manchester, che però quest’anno hanno  Ma naturalmente in questo caso la parte del leone la fanno le royalties pagate dalle amministrazioni e dagli sponsor locali, disposti a sborsare cifre fuori mercato (almeno rispetto agli standard europei forgiatoi dall’austerity) pur di legare la loro immagine a quella delle squadre. I numeri più precisi li ha forniti un’inchiesta del Times, e sono impressionanti.

Per ogni partita disputata in Indonesia (tra il 14 e il 25 giugno le tre squadre inglesi giocheranno due match a testa contro rappresentative locali) il gettone minimo garantito è di due milioni di sterline, circa 2,7 milioni di euro, da sommare a una percentuale sugli incassi realizzati. Il che, considerato che lo stadio Gelora Bung Kamp della capitale ha esaurito in prevendita i suoi 88 mila posti con biglietti che arrivavano fino ai 250 euro, potrebbe portare a un gettito aggiuntivo di altre 200-300 mila sterline a società.

Non basta, perchè Liverpool, Chelsea e Arsenal saranno affiancate durante il loro tour da un main sponsor ciasuna, che aggiungerà bonus e prebende al totale in cambio di visibilità e photo opportunity. I reds, per esempio, otterranno gettone e biglietti gratuiti per giocatori e dirigenti dalla compagnia Garuda Airlines. I blues londinesi grifferanno carte di credito in edizione limitata emesse da Bank Negara in cambio di 100 mila sterline, i giocatori dell’Arsenal legheranno i loro volti a una campagna dell’operatore telefonico locale Telkomsel, prima di passare all’incasso con un’altra amichevole anche in Vietnam. Altri denari arriveranno dalle società ProEvents e MyEvents, che organizzeranno una visita-lampo in alcune scuole calcio. Ma in tutto le aziende coinvolte saranno oltre una ventina, come riporta il Financial Times.

Che il mercato sia promettente, del resto, lo dimostra anche la caratura delle prossime ospitate messe in piedi dalla Pssi, la federcalcio locale: prima dei mondiali di calcio del 2014 dovrebbero capitare dalle parti di Giakarta, per uno stage tecnico lautamente retribuito, anche le nazionali di Spagna e Brasile.

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