Il doping e il freddo dell'anima
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Il doping e il freddo dell'anima

Nessuna pietà per Di Luca recidivo? E Champions e Coppa Italia che siano una festa...

Verrebbe voglia di uscire a comprare i regali di Natale. Anzi, meglio fare un giro su internet, al caldo: 7 gradi e pioggia a secchi in un mezzogiorno di fine maggio a Milano non autorizzano voli pindarici e nemmeno passeggiate. Se qui è così, fate voi come possa essere sulle impressionanti montagne che non verranno mai scalate, almeno non questa volta. Stelvio e Gavia. Ma nemmeno quel che restava dopo che la giuria aveva mozzato ieri le cime più alte. Tappa del Giro cancellata, come non succedeva dal 1989. O se preferite, per altre ragioni, da Sanremo 2001 dopo la notte delle streghe antidoping.

Tanto per ricordare questa ricorrenza, hanno ribeccato Danilo Di Luca: stavolta la vecchia Epo, rintracciata dopo un controllo a sorpresa a casa sua prima dell’inizio del Giro. Nel 2009, quando lo pizzicarono la prima volta almeno era la sofisticata Cera, Epo di ultima generazione: era arrivato secondo nella Corsa Rosa, risultato che gli venne revocato insieme alle tappe vinte e due anni di squalifica. Si vede che la crisi si fa sentire per i truffatori della puntura. Oppure son tornati di moda gli Anni Novanta, quando una fiala non se la faceva mancare proprio nessuno.

Chiaro che proviamo a fare battute sul disgusto. Danilo Di Luca, che passa per essere uno dei più talentuosi corridori italiani degli ultimi quindici anni, non salirà più in bicicletta, se non per andare a comprare il pane al paese suo. E noi continuiamo a domandarci perché sia ancora e sempre necessario offrire per forza una seconda possibilità, con nuovi guadagni annessi, prima di arrivare alla radiazione. Pena draconiana in prima istanza dirà qualcuno. Ma uccidere lo sport a colpi di siringhe piantate nella schiena, ci pare più crudele ancora. Dunque, dovendo scegliere, non avremmo mezzo dubbio. Come a X Factor: ti beccano una volta una ed esce il faccione di Briatore che indica la porta con il dito: “Sei fuori”. Oddio, forse potevamo sceglierne un altro di testimonial, avete ragione. 

Altra esperienza interessante sarà guardare la finale di Champions League con il camino acceso e una cassa di birra. Ovviamente tedesca, probabilmente bavarese. Mai finale fu più intonata perfino al meteo. Ci aspettiamo due cose nel weekend delle finali: una grande partita a Londra e un sacco di odioso, violento casino a Roma per il derby che assegnerà la Coppa Italia. Disordine annunciato al quale non esiste risposta. Nemmeno parole che già suonano sinistre. Come quelle di De Rossi: “Sarà una festa di sport. Armi e coltelli restino a casa”. Se c’è bisogno di dire queste cose già siamo messi non male, peggio. Speriamo solo di continuare nella lunga tradizione dei pronostici sbagliati di grosso: orrenda finale di Champions e notte serena a Roma. Facciamo subito cambio.

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Carlo Genta