Dennis Rodman, un tornado in Corea del Nord
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Dennis Rodman, un tornado in Corea del Nord

L'ex stella della Nba è andato a Pyongyang per stringere la mano al dittatore coreano. L'ultima di una lunga serie di stravaganze

Dicono che prima o poi verrà proposto come ambasciatore dell'Onu per sistemare i casi più spinosi di politica estera degli Stati Uniti. Meglio lui di un carico di diplomatici impettiti. Tanto, come si dice, conta il risultato. E quando si tratta di chiudere una partita, beh, lui sa come si fa. Dennis Rodman, uno dei più grandi difensori della Nba di tutti i tempi, una leggenda della pallacanestro intercontinentale, popolare per il suo talento con la palla a spicchi e forse ancora di più per il suo modo a dir poco stravagante di intendere l'esistenza, ha stretto la mano lo scorso weekend al dittatore coreano Kim Jong-un, il massimo leader di Pyongyang, una delle persone in assoluto meno gradite agli Usa.

E' bastata una partita di basket per scongelare gli animi e riaprire un dialogo che per anni è stato messo in discussione dai sistemi poco democratici adottati dai massimi dirigenti della Corea del Nord. Pare che l'attuale numero 1 del governo coreano sia un grande appassionato di pallacanestro e desiderasse da tempo conoscere una delle stelle più luminose del firmamento Nba, quel Dennis Rodman che da quando ha smesso di dare spettacolo in campo si è costruito una fama pirotecnica con iniziative che poco o nulla hanno a che fare con la sua carriera da cestista.

Bene, l'ultima di Rodman è stata da applausi. Ospite nella capitale coreana per un'esibizione sportiva, l'ex fenomeno di Detroit Pistons, San Antonio Spurs e Chicago Bulls avrebbe detto a Kim Jong-un una frase che passerà probabilmente alla storia: "Hai un amico per la vita". Proprio così, avete capito bene. Rodman e Jong-un a braccetto, come se nulla fosse. Per la gioia (si fa per dire) del governo Usa, che non vede l'ora di sculacciare entrambi a dovere.

L'uomo dei rimbalzi. Come si diceva, Rodman non è uno sportivo qualunque, tutt'altro. Ha scalato le vette più alte del basket pro a stelle e strisce con una determinazione e un talento che non hanno precedenti. Giocava come ala grande pur non potendo contare su un fisico straripante come quello degli avversari che doveva controllare. E l'aveva quasi sempre vinta lui. Recuperava palloni come se fosse la cosa più facile al mondo. Un difensore da dieci e lode, per intenderci, un mastino, veloce e astuto. Ha vinto per sette volte consecutive il titolo di miglior rimbalzista della Nba, più che un fuoriclasse, un mito. Anche per i traguardi ottenuti con le squadre con cui ha giocato. Sì, perché Rodman ha vinto 5 titoli Nba, due con i Pistons e tre con i Bulls. Roba da campioni. Nell'agosto 2011 è stato inserito nella Basketball Hall of Fame.

Un tornado in campo, un eccentrico protagonista dello show-business nel quotidiano. Da quando ha appeso la canotta al chiodo, Rodman ha sposato mille iniziative diverse. Detto che già ai tempi del successo planetario come cestista non passava certo inosservato per quel suo vezzo di tingersi i capelli con colori fluorescenti,  l'ex fenomeno di Trenton ha messo da parte una serie di avventure mica male. Dall'esperienza come wrester professionista al fianco di Hulk Hogan, durata un paio di anni, alla partecipazione come concorrente nei reality show che fino a qualche anno fa andavano per la maggiore in Italia e non solo, vedi "Il grande fratello Vip" e "La talpa".

E cosa dire delle burrascose relazioni sentimentali con Madonna e Carmen Electra, affogate nell'alcol e nei sensi di colpa, prima dopo e durante la fallimentare parentesi nel mondo del cinema, durante la quale ha collezionato una serie di Razzie Award (il premio per il peggior attore dell'anno) da mettere in difficoltà Van Damme? Il 52enne Rodman non si è mai fatto mancare niente. Nel '96 si travestì addirittura da sposa per incrementare le vendite della sua autobiografia "Bad As I Wanna Be", cattivo come voglio. Chissà se l'avrà letta il suo nuovo amico nordcoreano.

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Dario Pelizzari