Tavecchio confermato presidente Figc: ecco chi è (e il suo programma)
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Tavecchio confermato presidente Figc: ecco chi è (e il suo programma)

Resta in sella alla Federcalcio battendo Andrea Abodi, che sognava di scalzarlo. Dal 2014 a oggi ha convinto molti scettici

Carlo Tavecchio è stato confermato presidente della Figc per il prossimo quadriennio. Ha battuto lo sfidante Andrea Abodi alla terza votazione, dopo che i primi due scrutini erano andati a vuoto non essendo stato raggiunto il quorum necessario per l'elezione. Tavecchio, in carica dall'agosto 2014, è stato capace di coagulare attorno a sè la maggioranza dei grandi elettori federali, prendendosi la Lega Nazionale Dilettanti, che da sola vale il 34%, e aggiungendo allenatori, arbitri, la maggior parte dei club di serie A e i fuoriusciti di serie B e Lega Pro. 

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Non una vittoria scontata, anche se Tavecchio è entrato da favorito nel conclave romano. Era accreditato di un 54-55 per cento e la giornata dell'assemblea ha confermato la spaccatura e l'esistenza di una guerra tra correnti. Alla fine ha battuto Abodi con il 54,03% dei voti contro il 45,97% di Abodi. Nel primo scrutinio aveva raccolto il 56,49% calato poi al 53,70% alla seconda votazione, quando ancora servivano due terzi dei voti a disposizione.

Chi è Tavecchio, l'uomo che guiderà la Figc fino al 2021

Classe 1943, ex dirigente bancario e sindaco democristiano di Ponte Lambro - suo paese natale - Carlo Tavecchio è entrato nelle stanze del calcio italiano a metà degli anni Ottanta. Fino all'agosto 2014 è stato punto di riferimento del mondo dei dilettanti, presidente della Lega di pertinenza dal 1999 con incarichi sempre maggiori in Figc sino ad esserne vice presidente dal 2007 al 2009.

All'atto delle dimissioni di Abete, dopo il flop mondiale in Brasile nel 2014, si candida a guidare per un biennio il governo del pallone. Vince il ballottaggio con Demetrio Albertini (63,63% alla terza votazione) malgrado le durissime polemiche per la gaffe a sfondo razzista su Optì Poba e i giocatori di provenienza africana nel nostro campionato. Sopravvive alle critiche e alla richiesta di un passo indietro e viene eletto.

Dalle gaffes ai successi politici in Uefa e Fifa

In due anni e mezzo ha un bilancio con diverse luci e qualche ombra. Le polemiche non sono mai mancate, così come le accuse e qualche scivolone dialettico. Però ha il merito di aver portato Conte sulla panchina della nazionale e di aver fatto il miglior Europeo possibile, oltre che la medaglia di aver schierato l'Italia dalla parte giusta nelle vicende Fifa (Blatter scaricato per tempo) e Uefa (Ceferin lanciato quando nessuno ci credeva). Cambiali che passano all'incasso anche con l'ottenimento della fase finale dell'Europeo Under 21 nel 2019.

Le riforme non sono ancora del tutto in porto. Il calcio italiano attraversa una profonda crisi economica e ha bisogno di una dieta che, dopo il tentativo di condividere con le leghe diminuendo il numero di squadre professionistiche, dovrà arrivare col sistema del rating: ovvero dentro chi può e gli altri fuori. I centri federali stanno iniziando a lavorare su tutto il territorio, anche se il modello tedesco rimane al momento irraggiungibile. Col Coni è partita aperta sui tagli ai contributi, la Figc ha anche dimostrato di saper guardare al futuro aprendo per prima alla rivoluzione del Var.

Insomma, come ha spiegato chiedendo il voto in assemblea, un programma di cose fatte impossibile da concludere in 26 mesi. Per questo ha deciso di candidarsi nuovamente in un clima certamente più disteso rispetto al 2014. Ha vinto e sarà il padrone per un quadriennio in cui, a partire dalla qualificazione al Mondiale di Russia nel 2018, non tutto è scontato.

 

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Giovanni Capuano