Juve-Lazio, Supercoppa tra veleni e sospetti
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Juve-Lazio, Supercoppa tra veleni e sospetti

La stagione parte a nervi tesi: dalla lite sull'incasso a Conte che teme le spie. Vigilia di una partita che non può essere normale

C'eravamo lasciati un anno fa sotto la pioggia di Pechino, con un palco mezzo vuoto e il Napoli schiumante rabbia mentre Buffon alzava al cielo cinese il primo trofeo della stagione. Cattivo presagio perché da lì in poi (ed era l'11 di agosto) il nostro calcio si sarebbe infilato in una serie di polemiche senza fine: arbitri, Lega, crisi. E' passato un anno, ma se possibile la Supercoppa che Juventus e Lazio si giocano all'Olimpico nasce sotto auspici ancora peggiori. E' una partita, ma vale molto di più perché mette di fronte club e proprietà nemiche su tutto. Una che oggi comanda (Lazio), l'altra che si è riabituata a vincere sempre (Juventus).

L'unica certezza è che non sarà un'amichevole. Del resto dopo un avvio stentato e nel quale era stata interpretata come vernissage di lusso senza troppo pathos, la Supercoppa si è trasformata da noi in obiettivo vero. Iniziare la stagione sollevando al cielo un trofeo fa gola a tutti. Questione di immagine, prima di tutto. E mai come questa volta vincere avrebbe un significato doppio: per la Juventus, che si dimostrerebbe più forte anche del fattore campo avverso, o per la Lazio, che proseguirebbe lo stato di estasi iniziato lo scorso 26 maggio con il successo nella finale di Coppa Italia contro la Roma.

Conte e Petkovic l'hanno preparata chiusi nei loro bunker. L'apparente serenità del tecnico serbo non inganni: la scelta di fare l'ultimo allenamento all'Olimpico è stata presa per proteggere la squadra da sguardi indiscreti. Lo stesso ha voluto Conte che ha vissuto una vigilia quasi nevrotica. Prima la rabbia per le condizioni dei campi della Borghesiana, poi la preparazione nel centro militare di Tor di Quinto ("centro sportivo di prim'ordine" secondo il sito ufficiale della Juve, meno secondo le testimonianze dei giocatori), infine la tensione alzata al massimo a caccia di spie. Proprio come un anno fa a Pechino quando i collaboratori di Mazzarri furono scovati dietro le vetrate del Nido d'Uccello e cacciati via.

A proposito di cinesi, chissà se qualcuno di loro farà notte per Juventus-Lazio. Contratti alla mano avrebbero dovuto godersela in prime time e direttamente a Pechino. Niente da fare. Si gioca all'Olimpico e si finirà per tribunali perché il minimo garantito a Lotito (1,8 milioni di euro) come riparazione per la mancata trasferta cinese non è andato giù alla Juventus. Non ci sarà il tutto esaurito anche se le biglietterie resteranno aperte anche il giorno della partita pur di superare quota 54mila tagliandi venduti. L'incasso? Meno dei 3 milioni di euro preventivati e alla fine alla Juventus ne resteranno in mano poco meno di 900mila considerati anche i costi di produzione della Lega.

La battaglia tra Agnelli e Lotito, però, proseguirà anche ai piani alti di via Rosellini, la Confindustria del calcio dove Lotito comanda un carrozzone che anche il presidente del Coni, Malagò, ha definito difficilmente governabile con Juventus, Inter, Roma e Fiorentina (circa il 70% del bacino complessivo dei tifosi italiani) fuori dal Consiglio e dalle stanze dove si prendono le decisioni che contano. Questa Supercoppa è solo l'antipasto di un duello destinato a infiammare i prossimi mesi, con il presidente Beretta nello scomodo ruolo di paciere contestato perché espressione della cordata vincente nelle elezioni dello scorso inverno.

Ci sarebbe anche il campo con i suoi temi. Le amichevoli delle nazionali nella data Fifa del 14 agosto hanno portato in giro per il mondo 23 tra juventini e laziali. Sono tornati tutti sani e questa è già una notizia. Petkovic schiererà la sua Lazio con il tradizionale 4-2-3-1, senza Mauri (che attende ancora di conoscere il suo destino per la vicenda del calcioscommesse) e con l'eterno Klose al centro dell'attacco: il tedesco ha griffato anche la stagione delle amichevoli con 6 gol in 7 partite. Occhi su Biglia, ultimo arrivato in casa Lazio. Lui, Candreva-Hernanes-Lulic tutti insieme promettono calcio buono da vedere e peccato per i tifosi biancocelesti se gli sforzi di Lotito fin qui hanno partorito il topolino di 18mila abbonamenti.

Conte torna all'antico. Ci sarà Tevez ma non Llorente, che ha perso il posto da titolare in favore di Vucinic. Il tecnico è nervoso perché ritiene la rosa non ancora a immagine e somiglianza delle sue richieste. C'è un mercato da chiudere con la necessità di portare a Torino un esterno (Zuniga, ma è sempre più difficile) e magari un'altra punta una volta venduti Matri e Quagliarella. Difficile concentrarsi sul presente ed ecco perché Conte ha scelto la strategia della tensione. L'asticella delle aspettative si è alzata anche per lui.

Arbitra Rocchi, il migliore della passata stagione. Un anno fa toccò a Mazzoleni e le furibonde polemiche napoletane (peraltro nemmeno troppo giustificate) misero in difficoltà sin dall'estate Braschi e Nicchi, che già venivano dal pasticcio del gol fantasma di Muntari. Oggi abbiamo a mala pena smaltito le tossine della volata-Champions tra Milan e Fiorentina; servirebbero 90 minuti senza errori e senza strascichi. Difficile se non impossibile. Basti pensare che nei forum laziali la designazione di Mazzoleni come quarto uomo viene considerata alla stregua di una provocazione. Capito l'ambiente? Buona Supercoppa a tutti.

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