Real Madrid campione Champions League
Getty Images Sport
Lifestyle

Super Champions League: perché è un bene anche per la Serie A

Quattro posti sicuri per i club italiani porteranno più soldi a tutto il Campionato. E correggeranno gli effetti negativi del fair play finanziario

La nuova formula della Champions League, con più spazio dal 2018 per le squadre dei grandi Campionati (Premier League, Liga, Bundesliga, Ligue 1 e la nostra Serie A) e meno per gli outisder, rappresenta certamente il compromesso con cui l'Uefa, in un momento di massima debolezza politica, è venuta incontro alle richieste dei club evitando il rischio della scissione della creazione della Superlega. Non è detto, però, che sia un male assoluto anche se allontana il calcio europeo dall'idea romantica delle pari opportunità per tutti. Ci sarà un po' meno democrazia e meritocrazia, ma anche più possibilità di sviluppo per chi sostiene tutto il movimento con investimenti che hanno bisogno di garanzie.

La Champions League voluta da Platini, che terminerà il suo corso nel 2018, ha portato alla ribalta tante realtà prima lontane dal palcoscenico maggiore. Combinata con i paletti del fair play finanziario, però, ha anche contribuito ad accelerare la sterilizzazione dei campionati nazionali, vere vittime di un sistema che ha reso i ricchi sempre più ricchi condannado gli altri, quelli costretti a inseguire, a veder aumentare progressivamente il gap. Un meccanismo vizioso che andava bloccato.


Dal 2018 niente Superlega, ma cambia la Champions League


L'esempio italiano e i campionati monocolore

Un esempio per chiarire di cosa si sta parlando. Dal 2012 al 2016 la Juventus ha incassato dalla Uefa per le sue presenze in Champions League quasi 273 milioni di euro. Nello stesso periodo la Roma ne ha avuti 114, il Milan 89 e il Napoli 39. Così, prima ancora che grazie allo stadio di proprietà, i bianconeri hanno scavato un solco tra se stessi e la concorrenza interna. Merito delle scelte di Agnelli e Marotta, ovviamente, ma anche il prodotto di un sistema che ha costretto le altre a fare i salti mortali per restare dentro i paletti Uefa. Anche in presenza di volontà e progetti di rilancio. La Juventus ha vinto gli ultimi cinque scudetti e, così proseguendo, difficilmente starà fuori dalla Champions in futuro. Continuando a godere di ricavi extra sempre più alti e preclusi, con continuità agli altri.

Lo stesso meccanismo ha reso 'mocolori' Bundesliga (ultimi quattro titoli al Bayern Monaco) e Ligue1 (poker del Psg con serie ancora aperta) con l'unica eccezione della Premier League dove, però, la ricchezza dei diritti tv interni e la suddivisione a pioggia degli stessi consente a tanti club di essere competitivi sul mercato minimizzando gli effetti della participazione o meno alla Champions League. La Liga è tradizionalmente il giardino di Real Madrid e Barcellona, anche se negli ultimi anni il duopolio si è accentuato e dal 2004 a oggi solo l'Atletico di Simeone (altro frequentatore abituale della Champions) è stato capace di inserirsi.

Dal 2018 più soldi (e sicuri) per tutti

Garantire ai campionati più importanti la presenza fissa di quattro squadre nei gironi significa, dunque, garantire a una platea allargata di club (inclusi quelli italiani) la continuità di accesso al tesoro della Champions League. E' la base per fare progetti e investimenti a medio periodo senza vivere la corsa al preliminare come un costante salto nel buio. Servirà qualche anno, ma il risultato sarà certamente restituire una competizione interna agli stessi tornei.

Sulla carta qualcuno, che già oggi è seduto al tavolo Uefa, dovrà rinunciare a una parte della sua torta. Non è così. Una competizione con la presenza quasi certa delle migliori squadre d'Europa attirerà certamente più di quella di oggi, dove ci sono mercati televisivi che pagano centinaia di milioni di euro per poi vedersi qualificate solo due formazioni (è il caso dell'Italia). Il sacrificio rimarrà solo sulla carta e non è difficile ipotizzare una Champions più ricca e con più soldi da distribuire. Può non piacere, ma è così.

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano