Sabatini Roma rescissione consensuale contratto plusvalenze
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Sabatini e la Roma, rescissione del contratto. Addio al re delle plusvalenze

Divorzio consumato tra il manager e il club giallorosso. In cinque anni (contestati) ha fatto guadagnare 171 milioni di euro

Divorzio consumato dopo mesi di parole e passi indietro. Walter Sabatini non è più direttore sportivo della Roma, club che aveva sposato nell'estate del 2011 e che ha condotto fino all'ultima campagna acquisti, quella che doveva consegnare a Spalletti la squadra per il salto di qualità. Da tempo la separazione era nell'aria, anzi era quasi inevitabile dopo che in primavera il manager si era praticamente autolicenziato in diretta tv salvo essere ripescato di corsa da Pallotta. Al suo posto viene promosso FredericMassara nel segno della continuità, avendo collaborato con Sabatini.

La convivenza con il tecnico Spalletti non è mai stata facile, ma a logorarsi era stato prima il rapporto con la proprietà americana. I risultati del campo, dal 2011 (estate dello sbarco nella Capitale) al 2016 sono stati buoni ma non eccezionali: nessun trofeo vinto, una finale di Coppa Italia persa contro la Lazio in un sanguinoso derby e due qualificazioni alla Champions League che sarebbero state tre senza il suicidio contro il Porto. Sabatini è stato il ds che ha accompagnato il sogno di Garcia arrivando due volte alle spalle della Juventus imbattibile di Conte e Allegri. 

Addio al re delle plusvalenze: 171 milioni di euro

Grande talent scout, abituato a muoversi molto per cercare talenti non ancora espressi, abile a vendere bene i suoi gioielli anche se non sempre l'operazione di cedere senza indebolire la squadra è riuscita. Sabatini chiude il suo matrimonio con la Roma portandosi dietro l'appellativo di Re delle plusvalenze. Certamente Pallotta e gli americani non hanno rimpianto la scelta di inserirlo nel progetto giallorosso. In cinque anni ha messo insieme plusvalenze per oltre 171 milioni di euro, salvando spesso il bilancio del club.

L'ultima volta è stata nella scorsa estate, con l'addio di Pjanic in extremis (benefici per 28,4 milioni) prima che i conti creassero problemi per il rispetto degli accordi presi con l'Uefa per il fair play finanziario. L'anno d'oro dal punto di vista contabile è stato il 2013-2014: +55,9 milioni di euro grazie alle plusvalenze di Marquinhos (27,4), Lamela (15,2), Osvaldo e Bradley, spedito negli Stati Uniti quando in Europa non aveva mercato. Non sempre ha convinto i tifosi. Anzi, spesso li ha divisi sull'opportunità di smontare e rimontare continuamente il giocattolo.

Gli errori e le scelte contestate

Detto che spesso ha dovuto operare tenendo in conto prima di tutto le questioni econimiche, Sabatini si è reso protagonista anche di qualche flop nei cinque anni alla Roma. La campagna recente più discussa è stata sicuramente quella del gennaio 2015, con la squadra in corsa per lo scudetto. Servivano rinforzi in difesa e qualche gol davanti, arrivarono Spolli, Doumbia fuori condizione e Ibarbo subito infortunato. Un disastro.

Garcia si arrabbiò anche per l'acquisto di Gyomber, quando chiedeva un centrale di garanzia, mentre Iturbe ha rappresentato una delle grandi delusioni: preso con top player e pagato tanto (quasi 30 milioni di euro) non ha mai reso secondo le aspettative. E poi Jose Angel, Goicoechea e altri nomi in ordine sparso. La carriera di un direttore sportivo, del resto, quasi mai è fatta di soli successi. Sabatini se ne va portandosi via le sue sigarette e un bilancio che certamente almeno Pallotta rischia di rimpiangere.

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Giovanni Capuano