la Pallonata - Scandalo Catania, uno sconto che cambia la giustizia sportiva
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la Pallonata - Scandalo Catania, uno sconto che cambia la giustizia sportiva

Mano morbida con il club e niente radiazione per Pulvirenti, reo confesso: ecco perché crea un precedente pericoloso

Che un sistema giudiziario premi chi collabora con sconti di pena è fisiologico e legittimo. Accade ovunque e non bisogna scandalizzarsi che funzioni così anche il Codice di Giustizia sportivo, la cui applicazione porta a immaginare per il Catania e Pulvirenti pene inadeguate rispetto alla gravità dei reati commessi. La semplice retrocessione con piccola penalizzazione per il club e la mancata radiazione di un presidente che ha ammesso (anche perchè sepolto dalle prove) di essersi comprato la salvezza, taroccando il finale di stagione, rappresentano forse una corretta applicazione delle norme. Di sicuro creano una ferita nel sentimento popolare già provato dalla profondità dello scandalo e che fatica a comprendere il ragionamento secondo cui questo sistema, per la prima volta, ha portato un tesserato a collaborare con la giustizia sportiva senza reticenze e raccontando anche più circostanze di quelle confessate ai magistrati ordinari.

Se non si radia, ovvero si caccia per sempre dal mondo del calcio, un dirigente che ha agito come Pulvirenti quando si potrà farlo nuovamente? Se comprarsi la salvezza ed essere scoperti porta, come conseguenza, il ritorno alla retrocessione che pareva certa con l'aggiunta di una piccola penalizzazione, quale messaggio verrà dato a tutte le altre società? Che conviene provarci, magari per tentare di salvare incassi multimilionari, e se si viene colti in flagrante poco cambia? Il rischio è che finisca proprio così e si cancelli del tutto l'effetto deterrenza già duramente messo alla prova dagli scontifici degli ultimi anni. Il tutto mentre il calcio italiano è, come mai, sotto attacco.

Senza necessariamente voler tornare ai tempi in cui bastava un'allusione al telefono per spedire una squadra in serie B senza appello, bisogna che Figc e Coni immaginino un compromesso accettabile e comprensibile per tutti. Anche perché non facendolo diventa automatico tornare col pensiero a quelli che, senza la stessa montagna di prove a carico, hanno subito punizioni molto più dure e irrevocabili. Non sono passati nemmeno dieci anni, ma sembra un secolo. E alzi la mano chi può giurare che le cose siano migliorate.


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Giovanni Capuano