Monaco: tutti i segreti dell'avversaria della Juventus
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Monaco: tutti i segreti dell'avversaria della Juventus

Quarta in campionato, è guidata dal tecnico portoghese Jardim. Tra le stelle del club, Moutinho, Berbatov e Kondogbia. Unico precedente nel 1998

Meglio di così non poteva andare, dicono gli addetti ai lavori, convinti che la Juventus stellare vista a Dortmund contro il Borussia incerottato di Jürgen Klopp possa avere la meglio senza troppi affanni del Monaco francese. I numeri e la tradizione sembrerebbero confermare l'intuizione. Inutile nasconderlo: il Monaco fa senza dubbio meno paura del tris di portaerei Real Madrid-Barcellona-Bayern Monaco e delle corazzate Psg e Atletico Madrid. Anche il Porto pare più solido e compatto, governato dal solito gruppo di brasiliani che sanno trattare bene la palla. Insomma, si può fare. Meglio, si deve fare. Prima gara a Torino (martedì 14 aprile), seconda nel Principato, otto giorni più tardi (mercoledì 22 aprile). Chi passa, vola in semifinale e prenota una camera con vista Berlino, sede della finale della Champions 2015. Occhio però che nel gioco delle variabili e delle possibilità, tutto può succedere. Lo conferma Pavel Nedved, ambasciatore bianconero nelle missioni all'estero, che da Nyon raccomanda concentrazione e prudenza pur faticando non poco a mascherare un comprensibile sollievo. “Tra le squadre che ci potevano capitare, con il Monaco ce la giocheremo”, ha detto il caschetto d'oro ai microfoni di Sky. La Juve se la giocherà. Tradotto: il progetto semifinale è a portata di mano. 

Il cammino in Champions: che paura con l'Arsenal

La squadra francese ha conquistato il pass diretto per la fase a gironi del torneo grazie al secondo posto ottenuto in campionato lo scorso anno dietro al Psg. Inserita nel Gruppo C con Bayer Leverkusen, Zenit San Pietroburgo e Benfica ha raccolto tre vittorie, due pareggi e una sola sconfitta, nata e cresciuta a Lisbona contro il Benfica. Totale, 11 punti, sufficienti per superare il turno da prima della classe, davanti al club dell'aspirina. Pochissimi i gol fatti, soltanto 4, meno ancora quelli subiti, 1. Negli ottavi di finale, il mezzo scivolone che poteva diventare capitombolo. Battuto l'Arsenal nel suo fortino londinese, il Monaco ha visto sgretolare minuto dopo minuto le sue certezze nella gara del ritorno davanti al proprio pubblico. Tre a uno a Londra, 0-2 per gli inglesi nel Principato. Passa il Monaco per un soffio. Ma che paura. 

Il cammino in campionato: meno 8 dal Lione

Nella Ligue 1 in corso di svolgimento, il Monaco occupa attualmente la quarta piazza dietro a Olympique Lione (leader del campionato a più 8 sul Monaco), Psg e Olympique Marsiglia. Il bilancio complessivo dice 14 vittorie, 8 pareggi e 6 k.o. L'ultima sconfitta risale all'otto febbraio, in trasferta contro il Guincamp. Nelle ultime quattro partite, ha messo in castigo Nizza, Evian e Bastia, e ha diviso la posta con il Psg. Segna pochissimo anche in campionato, il Monaco. Trentadue i centri fin qui messi da parte in 28 gare. Capocannoniere della squadra è il 34enne Berbatov, ex desiderio svanito di Beppe Marotta. 

Il palmares: quella Champions strappata da Mourinho

Sette titoli nazionali, 5 Coppe di Francia, 4 Supercoppe e una Coppa di Lega. Bene in patria, decisamente meno in giro per l'Europa. L'ultimo trofeo continentale vinto dal Monaco risale al 1984 e si chiamava (non si disputa dal 1987) Coppa delle Alpi. Il club francese ne ha vinte tre. Nulla più. Nella Champions League, la gioia più grande è arrivata nella primavera del 2004, con la qualificazione alla finale del torneo, che però non le ha detto bene: 3-0 per il Porto di Josè Mourinho e tanti saluti a casa. 

La formazione-tipo: da Falcao a Berbatov, la differenza si vede

La rosa del Monaco vale per l'autorevole transfermarkt.it circa 121 milioni di euro. Tra i cartellini di maggior peso, quello del centrale portoghese Joao Moutinho (20 milioni), del mediano Geoffrey Kondogbia (14), del difensore centrale tunisino Aymen Abdennour (10) e del trequartista portoghese Bernardo Silva (10). Orfana del fenomeno colombiano Falcao, ora al Manchester United, si affida ai gol del bulgaro Berbatov. La formazione-tipo prevede Subasic tra i pali, una difesa a quattro schierata da sinistra a destra con Kurzawa, Carvalho (Abdennour), Raggi (italianissimo di La Spezia, ex Bologna, Bari e Sampdoria) e Fabinho, un centrocampo a tre con Kondogbia, Toulalan e Moutinho e un attacco a tre con Martial, Berbatov e Dirar. 

Il tecnico: Jardim, quanti mal di pancia

Si chiama Leonardo Jardim, ha 40 anni ed è nato nella Barcelona venezuelana da genitori portoghesi. Non ha mai giocato ad altissimi livelli, Jardim, ma a 29 anni sedeva già sulla panchina del Camacha, terza serie del Portogallo. Una gavetta tra saliscendi più o meno virtuosi (Chaves, Beira-Mar e Braga, dove chiude al terzo posto del massimo campionato dopo aver collezionato 13 vittorie di fila), quindi la chiamata dell'Olympiakos, che inizia bene e finisce malissimo, a causa di un battibecco tra lo stesso tecnico e il presidente del club greco. Nel maggio 2013 torna in Portogallo per dire sì alle lusinghe dello Sporting Lisbona, che riesce a pilotare fino alla Champions League. Altri mal di pancia. Jardim si alza e se ne va, decidendo di non rispettare un anno di contratto. Nel luglio 2014 viene contattato dal Monaco, che decide di pagare la clausola rescissoria di 3 milioni di euro e il resto è storia recente. 

Il precedente: Lippi batte Tigana 6-4

L'unico precedente tra Juventus e Monaco risale al 1998, storia delle semifinali della Champions League. Il primo aprile i bianconeri di Marcello Lippi battono gli avversari guidati in panchina dall'ex fenomeno Jean Tigana con una tripletta di Alex Del Piero e un gol di Zinedine Zidane: 4-1 il risultato finale. Due settimane più tardi, va meno bene. Allo Stade Louis II apre le danze Nicola Amoruso. Seguono i rintocchi di Antonio Conte (autorete), Henry (pochi mesi dopo vestirà il bianconero), Del Piero e Spehar. Tre a uno per il Monaco, ma qualificazione in tasca per la Juve. Che in finale verrà però messa sotto dal Real Madrid, in gloria grazie a un gol di Mijatovic. 

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Dario Pelizzari