Milan-Juve: Inzaghi vs. Allegri, la sfida dei carissimi nemici
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Milan-Juve: Inzaghi vs. Allegri, la sfida dei carissimi nemici

Il big-match di sabato sera è l'incrocio tra due che non si sono mai amati. Fino ad arrivare addirittura alle mani nel settembre 2012...

Non si sono mai amati e, rarità nel mondo del calcio, non hanno mai fatto nulla per nasconderlo. L'apice del loro non-rapporto il pomeriggio del 20 settembre 2012, quando Max prese a male parole (e i testimoni raccontano anche di spintoni) Pippo accusandolo di tramare alle sue spalle e di essere all'opera per sfilargli la panchina da sotto il sedere. Rissa e dissidio sedati a fatica, con foto e dichiarazioni di facciata a uso delle televisioni e dei tifosi. Forse nessuno dei due avrebbe immaginato di ritrovarsi di fronte da colleghi nella Scala del calcio solo due anni più tardi. Mai Allegri avrebbe pensato di passare così in fretta sulla sponda juventina e mai (sicuri?) Inzaghi avrebbe considerata fattibile la scalata a Milanello in tempi così stretti.

Milan contro Juventus è, prima di tutto, Inzaghi contro Allegri. I 'nemici mai amici' sono l'attrazione nello spettacolo che promette di essere accattivante proprio perché l'allievo è stato capace di cambiare faccia alla sua squadra, trasformando la notte di San Siro in un incrocio di alta classifica. Chi se lo immaginava un mese fa? Nessuno e il clima sarà caldo, quello che Allegri conosce bene anche se torna davanti a quel pubblico che su di lui si è diviso: prima gelo, poi applausi, quindi una divisione a metà tra critici e difensori, tra chi lo fischiava impietosamente e chi, invece, preferiva lui al subentrante Seedorf.

"Per me non sarà una partita uguale alle altre perchè se così fosse non sarei umano" è la confessione di Max, che con l'ambiente Milan non ha chiuso male, continua a sentirsi e vedersi con Galliani e ha seguito infastidito da lontano la rapida ascesa (e discesa) di Seedorf a Milano. L'olandese lo attaccava accusandolo di aver lasciato macerie e lui, rifugiato a Londra, taceva mandando però chiari segnali di insofferenza. Poi il divorzio da Clarence ha fatto il resto: "Ho vissuto tre anni e mezzo intensi, abbiamo vinto e sono stati indimenticabili, ma fanno parte del passato e della mia vita professionale e umana. Sarà una serata con forti emozioni".

E le incromprensioni? "Ci sono state in passato e sono state chiarite, ma adesso bisogna solo godersi la partita perchè sarà uno spettacolo" risponde Inzaghi. Max? "Io e Filippo abbiamo due storie completamente diverse. Lui è stato un grandissimo da calciatore e la mia carriera da calciatore non è paragonabile alla sua. Da allenatore ho iniziato molto prima e dalle piccole squadre e grazie i risultati sono arrivato alle grandi squadre. Lui ha avuto la fortuna e la responsabilità di allenare il Milan che è casa sua". Come a dire che la vera gavetta è sua e l'altro, da Predestinato, ha saltato troppi gradini per essere già considerato un collega a tutto tondo.

Difficile che a San Siro scorra ancora veleno tra Inzaghi e Allegri. Lo impone il protocollo che poche volte è stato rotto tra Milan e Juventus, spesso nemiche in politica fuori dal campo ma quasi mai ai ferri corti dentro. Però i 90 minuti sono un'occasione irripetibile per Pippo, che può sostenere gli esami di maturità subito e far dimenticare in fretta il passato. Un giorno i protagonisti racconteranno se davvero Inzaghi "ha smesso di giocare per colpa di Allegri" o se corrisponde a realtà che "Allegri ha smesso di allenare il Milan per colpa di Inzaghi". Di sicuro Pippo è al primo bivio della sua fresca carriera: se vince fa il salto. Subito. Davanti al suo carissimo nemico.


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Giovanni Capuano