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FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images
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Maradona, da Maduro al Papa : tutte le dichiarazioni più discusse

Il "Pibe de Oro" si schiera con il presidente accusato di golpe a Caracas, ultima provocazione di una lunga serie

Diego Maradona non cambia mai. Il Pibe de Oro è tornato a far parlare di sé per dichiarazioni politiche che gettano benzina sul fuoco nella già difficile situazione venezuelana. L'argentino ha postato su Facebook un messaggio riguardo l'attuale situazione del Venezuela, dove il presidente in carica Nicolàs Maduro è accusato di golpe:

«Quando Maduro lo ordinerà, mi vestirò da soldato per combattere contro l'imperialismo» ha scritto Maradona per poi continuare: «Sono chavista fino alla morte e bisogna combattere coloro che vogliono impossessarsi delle nostre bandiere, che sono la cosa più sacra che abbiamo». 

Come spesso accade le dichiarazioni dell'argentino hanno fatto discutere, ma le parole su Maduro sono solo le ultime di una lunga lista di interventi senza filtro che hanno fatto scalpore. Ecco i principali: 

Su Giovanni Paolo II

«Sì, ho litigato col Papa. Ci ho litigato perché sono stato in Vaticano, e ho visto i tetti d'oro, e dopo ho sentito il Papa dire che la Chiesa si preoccupava dei bambini poveri. Allora venditi il tetto amigo, fai qualcosa!» (1985)

Su Joao Havelange

«Mi chiedete se lui è mio padre? Se lo fosse lo ucciderei» (1995)

Su Zeman

«Fra Zeman e Eriksson, scelgo quest'ultimo: umanamente vince dieci a zero. Il mister giallorosso non mi piace, ha infangato giocatori di grande valore come Ferrara e Vialli senza averne le prove. E poi, scusatemi, lui non vive di calcio? E allora perché sputare nel piatto dove mangi?» (1998)

Sul Giappone

«Figurarsi se i giapponesi non dovevano darmi il visto d'ingresso: non ho mica ucciso qualcuno! Non potevano far passare proprio me da criminale, dopo avere permesso agli americani di giocare la Coppa, loro che hanno tirato la bomba atomica su Hiroshima» (Coppa del Mondo 2002)

Su Luciano Moggi

«Con me, è sempre stato un signore. Contro di lui, non ho nulla da dire. Anzi, ne conservo un buon ricordo. Se ha delle colpe, sicuramente non saranno uniche, le sue.» (2006) 

Su Joseph Blatter

«La Fifa è governata da dinosauri. Blatter è uno che non ha mai tirato un calcio ad un pallone e dunque credo sia la persona meno opportuna per ricoprire un ruolo istituzionale così importante» (2011) 

Su Pelè 

«Come giocatore è stato il massimo, però non ne ha saputo approfittare per far progredire il calcio. Lui pensava politicamente, pensava che sarebbe potuto diventare il presidente dei brasiliani... Avrei preferito che si proponesse come me, per presiedere un'associazione in difesa dei diritti dei giocatori, che si occupasse di Garrincha e non lo lasciasse morire nell'indigenza, che lottasse contro le azioni dei potenti che ci limitano... Non voglio mettermi a confronto con lui, l'ho sempre detto e lo ripeto. E quando dico di mettermi a confronto con lui non parlo solo di questioni calcistiche... Ho avuto molte opportunità di incontrarlo ma era una questione di pelle, ci urtavamo troppo; ci vedevamo e partivano le scintille.»

Sul Doping 

«Se sono favorevole ai controlli? Ci mancherebbe altro! Solo che li estenderei ai dirigenti delle squadre di calcio, perché bastano quattro sconfitte di seguito, ed ecco che subito entrano negli spogliatoi per ordinare agli allenatori di somministrare ai giocatori dosi da cavallo. Avete capito a che punto siamo arrivati? Se poi mi chiedete se ho avuto esperienze personali a proposito, vi rispondo di no. Il mio è stato soltanto un problema personale, lo conosce tutto il mondo.» (1998) 

Sulla FIFA 

«Piuttosto che appartenere alla famiglia Fifa preferisco essere orfano» (2012)

Su Fidel Castro 

«È stato come un secondo padre. Mi ha aperto le porte di Cuba quando in Argentina molte cliniche non mi volevano. Ho avuto con lui un rapporto unico. Gli devo molto. Gli ho parlato della mia malattia, mi ha consigliato moltissimo» (2016) 





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Matteo Politanò