Maledizioni e lacrime: la doppia beffa del Benfica
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Maledizioni e lacrime: la doppia beffa del Benfica

Ha perso in tempo di recupero scudetto ed Europa League. E tutti ricordano l'anatema di Guttmann di mezzo secolo fa...

A Lisbona si augurano che Bela Guttmann sia un po' più clemente di Babe Ruth. Solo così potranno sperare di attendere meno dei prossimi 49 anni prima di tornare a sollevare un trofeo europeo. Manca dal 1962 e in tanti, dopo aver vissuto la beffa di Amsterdam che ha cancellato in tempo di recupero il sogno di vincere l'Europa League, hanno ritirato fuori la maledizione che il tecnico del Benfica di Eusebio lanciò dopo essere stato cacciato senza bonus dal club: "Senza di me non vincerete mai più una Coppa dei Campioni e da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte Campione d’Europa".

Ai Boston Red Sox servirono 86 stagioni (dal 1918 al 2004) per infrangere il sortilegio di Ruth e tornare a vincere le Major League di baseball. A Lisbona tremano al pensiero di dover attendere ancora 49 anni o, nella migliore delle ipotesi, aspettare fino al 2048 prima di archiviare definitivamente le parole di Guttmann che nel frattempo è morto, ma resta vivo nei pensieri dei tifosi del Benfica.

La settimana che ha portato alla beffa di Ivanovic sarà impossibile da dimenticare per loro. Atroce come solo lo sport può essere quando ti porta a un passo dal paradiso e ti ricaccia all'inferno in pochi istanti. Nel caso di Jorge Jesus, discendente alla lontana di Guttmann sulla panchina del Benfica il viaggio è stato anche più crudele. Se le partite durassero 90 minuti senza tempo di recupero oggi sarebbe campione di Portogallo in pectore e la sua finale di Europa League sarebbe andata ai supplementari.

Invece esiste anche il recupero e il numero 92, maledetto almeno quanto le parole di Guttmann. Al 92' il Benifca è caduto contro il Porto sabato sera nello scontro diretto che valeva il titolo subendo il sorpasso in classifica e al minuto 92 la capocciata di Ivanovic ha regalato al Chelsea il trionfo europeo inseguito da mezzo secolo. Si può perdere tutto dopo aver assaporato la gloria? Si può e il Benfica ne è la dimostrazione.

Sul prato di Amsterdam e sulle tribune hanno pianto in tanti vedendo gli inglesi sollevare la coppa. Quelli con i capelli bianchi ricordavano i tempi in cui toccava a Eusebio farlo: era l'inizio degli anni Sessanta e il Benfica era uno squadrone temuto in tutta Europa, capace di vincere due volte consecutivamente la Coppa dei Campioni battendo Barcellona e Real Madrid. Tutti gli altri, giovani e non, sono tornati invece alle 6 beffe subite da allora.

Una lunga lista di finali perse: 1962 coppa Intercontinentale (Santos), Coppa Campioni nel 1963 (Milan) 1965 (Inter) e 1968 (Manchester United), Coppa Uefa nel 1982 (Anderlecht) e di nuovo Coppa Campioni nel 1988 (ai rigori contro il Psv) e nel 1990 (Milan). Prima di quest'ultima Eusebio in persona andò sulla tomba di Guttmann a pregare di lasciar perdere. Nulla da fare: ci pensò Rijkaard a portare Sacchi sul tetto d'Europa.

Come tutte le maledizioni dello sport anche quella del Benfica prima o poi sarà cancellata. Jorge Jesus prega che possa accadere tra dodici mesi esatti quando la coppa dalle grandi orecchie volerà a Lisbona, sede della finale 2014. Sarebbe il modo migliore per tornare a sorridere e cancellare le lacrime di una settimana impossibile da dimenticare per i tifosi portoghesi. Maledetto il numero 92. Altro che Guttmann e il suo anatema.

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