I procuratori: professionisti indispensabili o vero male del calcio?

La denuncia di Maurizio Zamparini nei confronti del procuratore di Javier Pastore, accusato dal presidente rosanero di avergli estorto 12 milioni dalla cessione del fantasista al Paris Saint Germain, ripropone il tema sul potere procuratori sportivi. Agenti che …Leggi tutto

Javier Pastore durante la presentazione con il Paris Saint Germain (AP)

Javier Pastore durante la presentazione con il Paris Saint Germain (AP)

bar sportLa denuncia di Maurizio Zamparininei confronti del procuratore di Javier Pastore, accusato dal presidente rosanero di avergli estorto 12 milioni dalla cessione del fantasista al Paris Saint Germain, ripropone il tema sul potere procuratori sportivi. Agenti che hanno un ruolo sempre più vincolante nel rapporto tra proprietà e tesserati e che sempre più spesso fanno ingerenza nel mercato delle società di calcio.

Dagli anni ’90 il ruolo del procuratore si è diffuso sempre più creando un’industria planetaria legata a doppio filo ai destini del calcio. Da quando i procuratori sportivi hanno iniziato a guadagnare una percentuale sulle cessioni dei propri assistiti le compravendite si sono moltiplicate così come le richieste di adeguamenti contrattuali, ventilando gli spettri di offerte allettanti e del rischio di svincolo a parametro zero.

Il ruolo degli agenti è diventato chiaro: più si riesce a far guadagnare un assistito, più altri ne arriveranno. Più assistiti ha un procuratore, maggiore è il suo potere sulle società. L’esempio lampante è quello di Mino Raiola o di Jorge Mendes, agente che gestisce gli interessi di Cristiano Ronaldo, Pepe, Thiago Silva, Ricardo Carvalho, Bruno Alves, Marquez, Deco, Anderson; Di Maria e Nani. Probabilmente il procuratore più potente al mondo.

Sempre più spesso il mercato delle società non dipende unicamente dai fattori tecnici bensì dal rapporto tra la dirigenza e i procuratori. Se le parti hanno trovato accordi vantaggiosi in passato sarà più facile trovare una sistemazione ad un assistito della stessa scuderia. Un concetto triste e tipicamente italiano che però fa parte della quotidianità nel mondo calcio. Basti pensare alla Gea World, società presieduta da Alessandro Moggi che nel 2006 si è sciolta dopo l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza nell’ambito dell’inchiesta di Calciopoli. Detto questo non si vuole condannare in toto il mondo dei procuratori sportivi bensì portare l’attenzione sull’evoluzione di un ruolo che è riuscito ad entrare nel cuore del calcio assumendo un potere eccessivo che sta ulteriormente intaccando un sistema già di per sé logoro.

I migliori copi di mercato di Mino Raiola (l'Ego Editore/Lapresse)

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Il presunto caso Pastore porta inoltre alla luce un’altra realtà: le società sportive che acquisiscono parte dei cartellini dei calciatori avendo così diritto a percentuali future in caso di cessione. Secondo il procuratore del Flaco passato al Paris Saint Germain, Zamparini avrebbe sottoscritto un accordo di questo tipo: nel 2008 avrebbe acquistato infatti solo il 10% del cartellino di Pastore perché il 90% era di proprietà del manager Marcelo Simonian (qui si può leggere l’elenco dei suoi assistiti per farsi un’idea) attraverso la societàDodici Corporation. Il Palermo divenne così proprietario del 50% del cartellino. La Procura siciliana cercherà di indagare su quali siano stati gli accordi privati tra le parti negli ultimi due anni nel frattempo Simonian vuole la metà dei soldi incassati dai rosanero. Una situazione che rischia di riproporsi anche per Abel Hernandez, che in caso di cessione farebbe guadagnare al Penarol il 45% degli utili (tranne nel caso di offerta superiore ai 15 milioni, in quel caso agli uruguaiani andrebbero massimo sei milioni di euro). Inutile sottolineare come questa situazione faccia si che gli agenti insistano con le società per creare clima di tensione tra le parti, invogliando e favorendo le cessioni, le spaccature e la voglia dei calciatori di “cambiare aria”.

Ecco spiegato perché negli ultimi anni si sono decuplicati i trasferimenti di giocatori in campionati sconosciuti. Le percentuali di contratto che spettano agli agenti sono sempre più alte e per un accordo con una squadra russa, cinese, giapponese o americana si riescono ad incassare cifre fuori mercato (come nel caso di Samuel Eto’o). Basti pensare che Jorge Mendes, quando fece firmare il contratto con il Real Madrid a Cristiano Ronaldo, si portò a casa oltre 5 milioni di euro. Credo che il mondo dei procuratori andrebbe regolamentato con leggi più rigide che possano limitarne l’ingerenza con le società e i progetti tecnici. Dovrebbero esistere tetti massimi di percentuali per i proventi dalle cessioni altrimenti il rischio è di ritrovarsi al più presto con un gruppo di uomini in giacca e cravatta che giocano a scambiarsi le figurine. Nel nome di un industria che sembra sempre meno un gioco.

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Laterza Stella

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