Corea del Nord: i nostri missili possono colpire gli Stati Uniti
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Corea del Nord: i nostri missili possono colpire gli Stati Uniti

Kim Jong-un non rinuncia alla proliferazione. E risponde all'accordo Washington-Seul con nuove minacce

La Corea de Sud si accorda con gli Stati Uniti per estendere la gittata dei propri missili da trecento a ottocento chilometri? E la Corea del Nord immediatamente reagisce minacciando non solo Corea del Sud e Stati Uniti, ma anche il Giappone.

Si tratta di schermaglie verbali che si ripetono ogni qualvolta il delicatissimo equilibrio regionale si sposta, anche se di poco. Permettendo a Seul di rafforzarsi, gli Stati Uniti indebolirebbero Pyongyang - anche se i due Paesi sono confinanti e quindi l'estensione della gittata missilistica non modifica sostanzialmente le capacità di aggressione della Corea del Sud nei confronti del vicino settentrionale. Sembrerebbe, dunque, che non vi sia niente di sorprendente.

In realtà, in questo battibecco diplomatico sono due gli elementi più rilevanti. Innanzitutto, il fatto che Pyongyang nel minacciare anche gli Stati Uniti abbia asserito di essere in possesso dei mezzi per colpirne il territorio, ovvero di missili a gittata intercontinentale. Si tratterebbe dei misteriosi Taepodong 2, che secondo gli analisti potrebbero colpire a una distanza di almeno seimila chilometri: quelli che separano la Corea dall'Alaska, che è territorio statunitense.

Sinora, i Taepodong 2 non hanno funzionato: i test di lancio effettuati nel 2006, nel 2009 e nella primavera di quest'anno, infatti, sono falliti. La rinnovata aggressività verbale del regime nordcoreano, tuttavia, potrebbe indurre a pensare che gli scienziati al servizio di Kim Jong-un abbiano compiuto qualche passo avanti e siano in possesso di un'arma più avanzata di quella testata solo pochi mesi fa. Del resto, prima o poi è probabile che il risultato di raggiungere una capacità balistica intercontinentale sarà raggiunto. Il secondo aspetto della vicenda riguarda invece le rafforzate capacità di Seul: dalla Corea del Sud alla Cina ci sono più di trecento chilometri, ma molti meno di ottocento...

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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