Ma questa Juve può vincere la Champions?
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Ma questa Juve può vincere la Champions?

L'impresa di Dortmund ha sorpreso mezza Europa. Quante chance ha la squadra di Allegri contro Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco?

Rapida carrellata estera sull'impresa della Juventus a Dortmund: il termine più utilizzato per raccontare la passeggiata dei bianconeri al Westfalenstadion è 'impressiona', nel senso che ha lasciato negli occhi degli osservatori neutrali la sensazione di una squadra di altro livello rispetto al Borussia, molto più vicina alle big d'Europa rispetto a quanto si immaginasse. Ora la domanda è legittima e non più accademica: può questa Juventus pensare di arrivare in fondo alla Champions o si deve accontentare di aver centrato l'obiettivo del G8 europeo? Andare in fondo, che può significare Berlino e la finale o anche essere competitiva per giocarsela con tutti gli avversari come non accade a una italiana dalla stagione del Triplete interista.

Molto sarà chiaro dopo il sorteggio di Nyon dove la Juventus trova nell'urna tre squadre sicuramente superiori (Bayern Monaco, Real Madrid e Barcellona), due difficilissime (Psg e Atletico Madrid) e anche un paio di avversari che non sarebbe male pescare: Monaco, soprattutto, e il Porto che a livello dei quarti va rispettato ma non temuto. Se è vero che la Champions è la competizione dei dettagli, anche la buona sorte giocherà un ruolo decisivo. Immaginare di affrontare subito i migliori, magari con un accoppiamento da brividi anche per l'ipotetica semifinale, farebbe calare le quote bianconere. Ma se il sorteggio fosse benevolo...

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Perché la Juve deve credere nell'impresa

La buona sorte ha già tolto di mezzo due avversari sulla carta ingiocabili o quasi: Chelsea e Manchester City. Una coppa si vince anche così, vedendo cadere gli altri per mano di squadre altrettanto forti. Poi bisogna anche considerare quando e come si affrontano le big: in che condizioni sarà tra venti giorni il Real Madrid? E il Barcellona impegnato nella volata per la Liga? Anche l'Atletico di Simeone è molto diverso da quello che sul doppio confronto virtuale in autunno avrebbe eliminato Allegri (1-0 al Calderon e 0-0 allo Stadium). La Juventus ha dato l'impressione di aver calibrato la preparazione fisica per esplodere a primavera, ha sofferto tra gennaio e febbraio giocando anche brutte partite eppure ora potrebbe godere dei dividendi di questa scommessa.

Poi c'è il fattore-T, nel senso di Carlitos Tevez che non ha più il tabù della Champions League e non si ferma ai soli gol, che pure arrivano copiosi. La doppia prestazione contro il Borussia Dortmund è stata impressionante per intelligenza e continuità. L'Apache aveva il problema di non trovare un partner adatto dopo Llorente, che era perfetto per il gioco che sviluppava, ma la crescita di Morata è stata altrettanto impetuosa. La domanda è diretta: può una squadra che ha una difesa rodatissima e un centrocampo con Pirlo, Pogba, Vidal e Marchisio non pensare di essere competitiva?

Anche Allegri si sta rivelando un valore aggiunto. L'idea di cambiare pelle dopo il triennio contiano ha pagato e il 4-3-1-2 è un modulo sicuramente più europeo rispetto al 3-5-2 che, però, rimane un'alternativa valida in ogni momento, come dimostra l'emergenza sorta a Dortmund dopo l'infortunio di Pogba. Non è un caso che due delle più belle imprese italiane post-Triplete siano state firmate dal tecnico livornese: il 2-0 del Milan contro il Barcellona e questa trasferta della Juve a Dortmund.

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Perché non si può sperare e i quarti sono il risultato massimo

C'è però anche il rovescio della medaglia che può essere sintetizzato in un numero: 6. Sono i gol segnati da Tevez fin qui in Champions League sui 12 totale della Juventus. Uno su due che, allargando il discorso anche a Morata (2) diventano la stragrande maggioranza della produzione offensiva della squadra. Llorente è fermo a quota uno e poi ci sono un paio di squilli di Pirlo e Pogba. Significa che ad altissimo livello le sorti sono un po' troppo legate a un solo uomo, per quanto in forma strepitosa. Diversi sono gli apporti dei reparti offensivi delle altre pretendenti: nel Real Madrid dei 21 gol c'è tanto Ronaldo (8) ma si fanno sentire anche Benzema (6) e Bale (2). Lo stesso vale per il tridente del Barcellona (17 in tutto): Messi (8), Suarez (4) e Neymar (3). Per non dire della fabbrica del gol di Pep Guardiola.

L'altro grande limite è in una certa ristrettezza della rosa, soprattutto a centrocampo. Infortunato Pirlo hanno giocato gli altri quattro a disposizione: Marchisio, Pogba, Vidal e Pereyra. Uscito Pogba, Allegri è stato costretto a cambiare formula tattica per assenza di alternative. Perché il reparto sia a livello delle migliori d'Europa devono stare tutti bene ed evitare ammonizioni inutili che carichino di diffide nei turni decisivi. Un equilibrio difficile da mantenere quando si alza il tono dello scontro e a Dortmund è andata bene a Vidal che Mazic aveva deciso di lasciare i cartellini nello spogliatoio. Nella competizione dei dettagli anche questo può fare la differenza...

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Giovanni Capuano