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Infantino e il Mondiale a 48 squadre: perché sì e perché no

Il nuovo presidente della Fifa studia la rivoluzione dal 2026. Maggior business, ma le grandi nazioni potrebbero perdere posti

Dal 2026 il Mondiale di calcio potrebbe diventare una manifestazione extra large. Non più le 32 squadre dell'attuale format, già contestato da Blatter e che dal 2022 potrebbe allargarsi fino a 40. Ma, addirittura, un nuovo formato a 48 nazionali che la Fifa discuterà nei prossimi mesi su proposta del nuovo presidente Gianni Infantino. Qualcosa a metà tra un torneo elefantiaco e il modo di dare spazio anche a nazioni altrimenti escluse dalla festa della fase finale.

Infantino ha lanciato la proposta e l'ha messa nell'agenda delle riforme che la Fifa dovrà affrontare. Il punto di partenza è che con 40 squadre il Mondiale è difficile da organizzare e squilibrato, prevederebbe gironi a 5 e non a 4, con turni di riposo e meccanismi di classifica avulsa. L'esperienza dell'Europeo a 24 viene giudicata non pienamente positiva e ha fatto scattare l'allarme.

Ecco come sarebbe il Mondiale a 48 squadre

L'idea che Infantino ha in mente e propone è quella di una formula ibrida, che preveda l'allargamento della base senza però snaturare il cuore del Mondiale che restrebbe come oggi con 32 nazionali divise in 8 gironi da 4. La differenza è che per arrivare al numero di 32 non sarebbero sufficienti i gironi di qualificazione classici, continente per continente, ma si dovrebbe passare da una fase di playoff da disputarsi direttamente nel Paese ospitante.

Al Mondiale andrebbero, infatti, direttamente solo le 16 migliori nazioni (per ranking o per risultato nelle qualificazioni), mentre altre 32 accederebbero al playoff per iscrivere le 16 rimanenti. In questo modo a volare nella sede del Mondiale sarebbero più movimenti senza, però, allungare eccessivamente la lunghezza della manifestazione. Una proposta-choc che sarà discussa, ma che presenta profili sia positivi che negativi. Eccoli:

Mondiale a 48 squadre? Perché sì

La riforma potrebbe essere positiva perché certamente allargherebbe la base sociale del calcio internazionale, consentendo a nazionali altrimenti escluse di respirare l'aria del Mondiale e di parteciparne agli effetti anche economici. E' possibile che il format attiri maggiormente le televisioni e i media, consentendo un aumento dei ricavi: più la torta è grande da spartire e più ci sono benefici per tutti, come l'esperienza della Champions League insegna.

Se il parametro scelto per determinare le 16 qualificate direttamente fosse la loro posizione nel ranking Fifa, potrebbe anche snellirsi il calendario delle due stagioni precedenti il Mondiale per i campionati che hanno la maggior concentrazione di campioni e che vivono perennemente in affanno. Per Infantino, poi, sarebbe un bel colpo politico perché gli consentirebbe di accontentare molti potenziali elettori e sostenitori.

Mondiale a 48 squadre? Perché no

In realtà proprio le grandi nazionali potrebbero ribellarsi all'idea. L'Europa, ad esempio, oggi manda 13-14 squadre al Mondiale (e già vorrebbe più posti): con la nuova formula quante ne avrebbe tra le 16 sicure del posto? Non più di 6-7 con le altre a rischiare l'osso del collo in un playoff magari senza garanzia. E lo stesso vale per l'Africa che oggi beneficia di 5 slot da parte della Fifa.

Poi ci sono le questioni logistiche. Già l'organizzazione dei grandi eventi sta diventando un problema, come il Cio e l'Uefa misurano per Olimpiadi ed Europeo; portare 48 squadre in un Paese per poi rimandarne a casa 16 dopo pochi giorni sarebbe uno sforzo eccessivo senza sicure ricadute positive per chi ospita e organizza. Infine la tradizione: il calcio sta cambiando, ma non è detto che alla gente piaccia. Già il passaggio a 24 dell'Europeo è stato mal digerito, perché ha impoverito la qualità media. Siamo sicuri che il format con dentro più squadre piccole piacerebbe? 

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Giovanni Capuano