Il Parma è fallito: ecco cosa può accadere adesso
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Il Parma è fallito: ecco cosa può accadere adesso

La stagione verrà terminata grazie ai curatori e alla Figc, ma il futuro è in bilico. Pesano 74,3 milioni di euro di debiti sportivi...

Ora che il Tribunale di Parma ha fatto la sua parte dichiarando il fallimento del Parma Calcio, si aprono una serie di scenari che riguardano il futuro della società. Quello immediato, che porta alla fine della stagione, e poi la partita più importante sulla sopravvivenza del club. Il Parma è schiacciato dai debiti e adesso ce n'è anche una quantificazione ufficiale; ha tempo fino al 30 giugno per trovare un nuovo proprietario e ripartire dalla serie B, vista la quasi ineluttabile retrocessione, oppure dovrà ricominciare tutto da capo dai dilettanti. Si gioca tutto nelle prossime settimane con l'unica certezza che serve un miracolo e che l'arresto di Manenti, con l'uscita di scena dell'ultimo pittoresco personaggio di questa tragedia, ha chiarito il quadro e accelerato la procedura di fallimento. Anche se dal 9 febbraio al 19 marzo si è perso oltre un mese...

Il Parma terminerà la stagione sportiva in corso?

La risposta è sì, a meno di un ammutinamento da parte dei giocatori. Il Tribunale ha nominato due commercialisti come curatori fallimentari (Angelo Anedda e Alberto Guiotto) e il primo atto concreto è che il sindaco Pizzarotti ha restituito nelle loro mani le chiavi dello stadio Tardini. Nulla osta, insomma, perchè si giochi Parma-Torino di domenica e poi si vada fino alla fine del campionato. In ballo ci sono anche i circa 5 milioni di euro messi a disposizione dalla Lega di serie A in appoggio al piano del presidente Figc, Carlo Tavecchio che, infatti, ha commentato le notizie provenienti da Parma dicendo che "si sono poste le basi per l'auspicabile salvataggio della società". Ora dovranno essere anche i calciatori e lo staff a dire cosa vogliono fare, ma dopo mesi senza stipendi arriva qualche soldo (anche per i dipendenti) e in ogni caso d'ora in poi la trattativa sarà con i curatori fallimentari il cui compito è capire come massimizzare i ricavi per pagare i debiti. Quelli dei dipendenti della società hanno per legge un canale privilegiato.

A quanto ammonta il debito del Parma?

La cifra fa spavento ed è contenuta nella conclusioni del Tribunale che stima l'intero ammontare in 218.446.754,61 euro. Troppi per pensare che la società potesse restare in piedi con le sue forze e una cifra clamorosa, considerato che il capitale sociale era di 20 milioni di euro, un decimo della montagna di debiti che si è abbattuta sulla gestione Ghirardi schiacciandola. I debiti sportivi, che rappresentano la voce più sensibile da tenere in considerazione se si pensa a un salvataggio del Parma Calcio, ammontano a 74.360.912 euro di cui 63.039.920 sono in versamenti ai giocatori  e a i tesserati della Figc. Poi ci sono i fornitori e tutto il mondo che ruotava intorno alla società, compreso il Comune di Parma che avanza dei soldi per la gestione del Tardini. Crediti che difficilmente potranno essere riscossi. Davvero una brutta pagina.

Come si può salvare il Parma almeno in serie B?

Per consentire alla società di non perdere il titolo sportivo e ripartire nella prossima stagione dalla serie B (certa per colpa della retrocessione), l'unica strada è che entro il 30 giugno arrivi una nuova proprietà che acquisisca tutti i debiti sportivi. E' l'effetto dell'articolo 52 delle NOIF della Figc che prevede, in sostituzione del vecchio lodo Petrucci, la possibilità di non veder sparire il calcio professionistico da una piazza in crisi come nel caso di Parma. Significa, però, che chi compra la società deve mettere a fondo perduto e in fretta 74,3 milioni di euro per pagare gli stipendi arretrati e le tasse che li riguardano. Poi si deve mettere mano al portafoglio per costruire una squadra di serie B sapendo che i ricavi saranno in picchiata (diritti tv) e che la credibilità sarà azzerata, anche perché qualcosa andrà pure ridiscusso con gli altri creditori, fornitori e così via. Pensare di trovare un miliardario che faccia questa operazione è un atto di fede, ma con il fallimento pilotato la strada resta aperta.

Il nodo del centro sportivo di Collecchio (che non è del Parma)

Tra i mille problemi del Parma c'è anche quello relativo al Centro sportivo di Collecchio. Un gioiellino che non appartiene alla società e, dunque, non può essere valorizzato come unico asset che ingolosisca un eventuale compratore. L'ex presidente Ghirardi aveva, infatti, messo il Centro sportivo all'interno della Eventi Sportivi Spa che oggi è nelle mani di Giampietro Manenti e che è tecnicamente fallita. Solo che manca ancora la dichiarazione e, quando avverrà, la struttura verrà messa all'asta e finirà nelle mani del miglior offerente. Quindi il paradosso è che un eventuale nuovo presidente del Parma dovrà ricomprarsi a peso d'oro il centro e non potrà ereditarlo dalla società. Una vicenda che deve far da monito per tante operazioni (alcune spericolate) che i club italiani stanno facendo per finanziare l'enorme debito che hanno contratto: cessioni di brand, fattorizzazione dei diritti tv e così via...

Se nessuno paga i debiti sportivi cosa succede al Parma?

Il Parma Calcio esiste fino al 30 giugno 2015. Entro quella data ha tempo di iscriversi alla prossima stagione nel campionato di competenza (serie B) rispettando il famoso parametro del pagamento dei debiti sportivi di cui abbiamo già parlato. Se non ce la fa, dal giorno dopo semplicemente sparisce. Perde il titolo sportivo, che per le regole federali non è in alcun modo monetizzabile né vendibile, deve ricostituire un nuovo club e ricominciare la sua attività dal livello più basso del calcio dei dilettanti. Perdendo l'affiliazione alla Figc viene meno anche ogni obbligo nei confronti dei tesserati, sia della prima squadra che del settore giovanile: vengono automaticamente svincolati d'ufficio e possono trovarsi una nuova collocazione. Uno scenario da tragedia perchè coinvolgerebbe anche i dipendenti non sportivi, destinati a perdere il proprio posto di lavoro. I curatori proverebbero poi a raggranellare quanti più soldi possibile per pagare tutti i debiti.

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Giovanni Capuano