El Shaarawy si consacra a casa Cavani: come lui solo i grandissimi
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El Shaarawy si consacra a casa Cavani: come lui solo i grandissimi

Segna più del Matador e i suoi gol sono valsi sin qui 9 punti (su 15) al Milan. Il paragone con Meazza e l'investitura di Berlusconi

Cosa sarebbe il Milan oggi senza El Shaarawy è presto detto. I suoi 10 gol in campionato sono valsi ai rossoneri ben 9 punti in classifica. Un tesoro che tiene a galla Allegri che, altrimenti, si ritroverebbe invischiato pesantemente nella lotta per la salvezza. Numeri a parte, cosa sarebbe il Milan oggi senza il suo Faraone lo lascia intendere chiaramente l'investitura anche mediatica che Silvio Berlusconi ha voluto fare del ragazzo durante la sua visita pastorale a Milanello.

Non un senatore e nemmeno il tecnico. No, atterrando per leccare le ferite del suo Milan il presidente ha voluto davanti a sé per primo proprio l'uomo che in questo momento rappresenta la faccia bella di una squadra (e di una società) in difficoltà. Un gesto quasi a consegnare ad El Shaarawy le chiavi dello spogliatoio rimasto orfano di tanti senatori e senza più punti di riferimento.

L'investitura presidenziale ha pagato subito e tanto. La doppietta di Napoli in casa di un certo Cavani non solo ha allontanato lo spettro della settima sconfitta in campionato (sarebbe stata l'ottava in 17 gare disputate), ma ha dato un senso al miglior Milan della stagione e proiettato il Faraone verso paragoni ancor più ingombranti. Per intenderci, i suoi numeri a 18 anni li aveva un certo Meazza e pochi altri.

El Shaarawy è a quota 10 gol in 13 presenze in campionato. Ha giocato fin qui 1.024 minuti e realizzato una rete ogni 102'. Non sono inutili statistiche perché nel confronto con il migliore di tutti in questo momento (proprio Cavani) disegnano la dimensione dell'italo-egiziano. Nemmeno Cavani (8 gol in 975') riesce a tenere il suo ritmo. L'unico tra i bomber del momento è Quagliarella (6 reti in 440') ma con cifre ancora inferiori.

Anche Prandelli si è accorto dell'impossibilità di fare a meno di lui. La rete con la Francia è la prima in azzurro e arriva al terzo gettone, così come è arrivato in fretta anche il primo gol in Champions League. Un anno fa il ragazzino languiva tra panchina e tribuna faticando a farsi largo tra Ibrahimovic, Robinho e Cassano. Viene da chiedersi cosa sarebbe stata la volata-scudetto se Allegri avesse avuto il coraggio di gettarlo nella mischia senza aspettare l'urgenza dell'addio di Zlatan.

El Shaarawy oggi gioca sempre, corre e non sembra accusare fatica. E' stato in ombra solo nel derby perso contro l'Inter e nell'ultima europea contro il Malaga dove Allegri lo ha tolto sfidando i fischi di San Siro. C'è un dato nell'analisi delle sue prestazioni che impressiona. Dei 12 gol (compresa la Champions e la nazionale) fin qui realizzati in stagione, ne ha segnati ben 8 nella ripresa (66%) di cui 5 nell'ultimo quarto d'ora. Segno anche questo di maturità perché solo contro il Chievo è stata una rete 'inutile'. Significa che ha la consapevolezza di doversi caricare sulle spalle la squadra nei frequenti momenti di difficoltà.

Ultimo aspetto la leadership che sta acquisendo in spogliatoio. E' l'unico a fare continui riferimenti a Berlusconi col quale il feeling sembra speciale. Parla come un trentenne e la cresta che porta in testa, a differenza di tanti suoi compagni, non appare come una forzatura ma come il look di un ragazzo della sua generazione. Anche per questo il consiglio di tagliarsela è stato paterno e non un diktat assoluto. E poi l'attenzione ai particolari come la dedica ad Abbiati finito sotto accusa per il gol subito da Inler. Parole da leader quale El Shaarawy è in attesa di un aumento di ingaggio che Galliani gli ha già promesso e che arriverà a gennaio per respingere le sirene inglesi.

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Giovanni Capuano