Gli oratori negli stadi di Serie A
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Gli oratori negli stadi di Serie A

I ragazzi delle parrocchie giocheranno prima delle partite di campionato. Finanziati dalle multe dei calciatori

Cosa hanno in comune Del Piero, Pirlo, Rivera o allenatori come Mondonico e il ct Prandelli? Ognuno di loro durante la sua infanzia si è sbucciato le ginocchia sul campo polveroso di un oratorio. Campioni e grandi nomi del calcio di ieri e di oggi e che, come chi invece ha percorso strade diverse, hanno imparato qualcosa sul calcio (e sulla vita) in quelle ore passate a giocare tra le mura delle parrocchie.

Ecco quindi l'idea, realizzata attraverso un accordo tra Serie A, CSI e Tim, di creare un vero e proprio campionato degli oratori, la Junior TIm Cup. Un'iniziativa che rende concreto un rapporto da sempre presente tra il calcio dilettantistico e quello di Serie A e grazie al quale i ragazzi di 500 parrocchie potranno giocare (a sorteggio) all'interno degli stadi del nostro massimo campionato prima dell'inizio delle gare ufficiali, esattamente come accadeva fino a una ventina di anni fa. Il primo appuntamento è fissato per il 2 febbraio al San Paolo di Napoli, poi sarà il turno del Tardini di Parma, del Massimino di Catania e via via di tutti gli altri stadi. L'ultimo regalo per i giovani degli oratori, è che le fasi finali di maggio si giocheranno all'Olimpico di Roma, in occasione della finale di Coppa Italia.

L'annuncio dell'iniziativa, nella sede di Milano della Lega Calcio, ha raccolto applausi e consensi dagli addetti ai lavori ma il giudizio più importante è ovviamente quello dei diretti interessati: i ragazzi. Luca, centrocampista forse attaccante (giusto lasciargli il dubbio della vocazione) dell'oratorio di Cernusco, non vede l'ora di giocare: "Ho una domanda per il Presidente Beretta. Ma il nome del vincitore andrà su un albo d'oro come questi (Campionato e Coppa italia nda) appesi in Lega Calcio?". "Giusto, lo metteremo sicuramente" la risposta del numero uno della Serie A. Fugato il dubbio, ora la palla passa agli oratori e alle squadre che dovranno alimentare il rapporto con nuove idee e una collaborazione capace di andare oltre l'apertura del terreno di gioco ai ragazzi.

Emiliano Mondonico in un oratorio ci è tornato sul serio dopo l'esonero di Novara dello scorso marzo, in qualità di allenatore della sua scuola calcio: "Giocare in parrocchia è una tappa fondamentale della crescita di un ragazzo - spiega il mister - soprattutto per superare nella maniera giusta quel momento in cui si entra nel mondo della competizione. I ragazzi non devono diventare necessariamente dei professionisti ma ognuno deve puntare al massimo e provare a realizzare il suo sogno. In oratorio si insegna che ci sono tanti modi per essere dei campioni".

Ma chi finanzia (insieme a Tim) la neonata Junior Cup? Gli strapagati calciatori? Sì, e diciamo che lo faranno attraverso le loro intemperanze. Il fondo multe della Serie A verrà versato nella casse del campionato degli oratori e così Cassano (quello però dei tempi delle cassanate) & co. potrebbero diventare i principali finanziatori del progetto. "A questo punto speriamo che arrivi Balotelli" scherza il parroco di un oratorio bresciano ma questo non siginifica augurarsi il comportamento scorretto dei calciatori, anzi. Chissà che non siano proprio i professionisti a beneficiare maggiormente della vicinanza dei loro "colleghi" più giovani o magari, come auspicano i vertici della Lega Calcio, che l'esempio della passione e lo spirito dei ragazzi (i baby giocatori torneranno a salutare il pubblico nell'intervallo) non riesca a contagiare anche i tifosi presenti sugli spalti. In particolare dopo quanto accaduto a Boateng in quel di Busto Arsizio.

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Teobaldo Semoli