Calcio e violenza, la lunga scia della vergogna
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Calcio e violenza, la lunga scia della vergogna

Dal dramma dell'Heysel al derby "del bambino morto" passando per lo scandalo di Genoa - Siena. Quando il calcio è in ostaggio della prepotenza - Calcio e violenza, ora che fare? - Gennaro "a carogna" idolo di Twitter  - Parlano gli ultras

Il pessimo spettacolo nel pre partita di Fiorentina - Napoli non è che l'ultimo capitolo di un mix letale come quello tra calcio e violenza. Dieci feriti, partita iniziata con 45 minuti di ritardo, trattativa della Questura con un capo ultras per dare il via alla partita e tanto imbarazzo. "La vicenda del ragazzo ferito non c'entra con il mondo del tifo organizzato" la prima dichiarazione delle forze dell'ordine dopo la notizia della sparatoria. Solo dopo il fischio finale si scopre però che ad esplodere i colpi di pistola sarebbe stato un ultras della Roma e le polemiche si inaspriscono per il ruolo di "Gerry la carogna", capo della curva del Napoli che ha deciso sulla fattibilità del match facendo il ruolo delle istituzioni. Fatti che riportano alla memoria quelli di aprile 2012 e di Genoa - Siena con i giocatori rossblù costretti a consegnare le maglie ai capi ultras in un clima di terrore. A decidere sullo svolgimento della partita erano stati dei capi tifoseria anche nel derby di Roma del 2004: tra i tifosi si era sparsa la voce della morte di un bambino a causa delle forze dell'ordine, notizia rivelatasi poi infondata.

Lo scorso anno a Lecce l'invasione di campo e gli scontri con la polizia dopo la serie B persa contro il Carpi, disordini che spesso infangano lo stesso nome degli ultras e di tanti esempi che in Italia si distinguono per iniziative di beneficenza e fair play. Quel che resta è l'amarezza per risvolti di cronaca che niente hanno a che fare con lo sport e che negli ultimi anni hanno scritto pagine buie del calcio. Nel 2008 la morte del tifoso del Parma Matteo Bagnaresi investito da un pullman della Juventus, l'anno prima invece la scomparsa di Gabriele Sandri, ucciso da un colpo di pistola sparato da un agente. Il 2 febbraio 2007 è una data che resterà sempre nella storia del calcio italiano, muore l'ispettore Filippo Raciti a Catania durante gli scontri nel derby tra Catania e Palermo. Lo stesso anno a Messina moriva Antonio Currò, finito in coma dopo l'esplosione di una bomba carta.

Tanti capitoli da dimenticare anche negli anni '90, un decennio segnato dalla morte di Vincenzo Spagnolo, giovane tifoso genoano accoltellato da un diciottenne milanista. Nel 1994 il problema calcio e violenza aveva a lungo tenuto banco anche dopo la morte di Salvatore Moschella, gettatosi da un treno in corsa per scampare all'aggressione di alcuni supporter del Messina. Roma era già stata triste teatro nel derby del 1979 conclusosi con la morte di Vincenzo Paparelli, colpito da un razzo lanciato da un diciottenne della curva sud giallorossa. Oltre all'episodio nella recente finale di coppa Italia i tifosi della Roma hanno un altro triste e simile precedente con il Napoli datato 1973: anche in quel caso nella capitale partirono colpi di pistola e a perdere la vita fu il tifoso napoletano Alfredo Della Corte. La prima vittima del calcio porta invece il nome di Giuseppe Plaitano, tifoso della Salernitana che nel 1963 fu ucciso da un colpo di pistola sparato dalle forze dell'ordine durante un'invasione di campo. 

In Italia la lezione del passato non è stata ancora imparata. I drammi che ne hanno segnato la bellezza e la credibilità vengono oltraggiati così come il ricordo delle loro vittime. Il tutto a poche settimane dall'anniversario della strage di Heysel dove nel 1985, durante la finale di coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, morirono 39 persone di cui 32 italiani. Anche in quel caso il dramma fu innescato dalle cariche degli hooligans inglesi e dalle violenze che portarono anche al ferimento di 600 persone. 

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