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Andrea Saulino per Panorama.it
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I destini incrociati di Castagner, Bagnoli e Simoni

Tre ex (bravi) allenatori interisti pubblicano le loro memorie. E tante sono le analogie. A partire dagli scudetti sfiorati al campionato e mezzo di permanenza sulla panchina

Sarebbe stato un bel trio d’attacco. Il veneto come centravanti, il lombardo ala destra e l’emiliano sulla sinistra. Stiamo parlando di Ilario Castagner, Osvaldo Bagnoli e Gigi Simoni, tre ex allenatori nerazzurri che avrebbero meritato miglior fortuna nella loro avventura all'Inter.

Recentemente sono usciti tre loro memoir: “Buongiorno mister” (scritto direttamente da Castagner), “Simoni si nasce” (di Rudi Ghedini, Luca Tronchetti e Luca Carmignani) e “Osvaldo Bagnoli, il miracoliere, l’allenatore operaio” (di Matteo Fontana).

Tanti i punti in comune tra questi tre protagonisti del calcio nostrano.  Come calciatori hanno ricoperto ruoli offensivi, Simoni vanta anche una stagione alla Juventus, dopo tre campionati al Toro, dove come ala faceva coppia con Gigi Meroni, e un finale di carriera al Genoa; Castagner nel 63/64 è stato il capocannoniere del campionato di C1 segnando ben 17 reti nel Perugia, la sua città d’adozione; infine Bagnoli, partito come ala destra nel Milan e poi arretrato a mezz’ala alternando campionati tra Udinese e Verona.

Nati nello spazio di un lustro (’35 Bagnoli, ’39 Simoni, ’40 Castagner), i tre allenatori hanno legato la loro vita professionale e personale ai colori di una squadra di provincia difendendone i colori sia da giocatori sia da allenatori: Perugia, Genoa e Verona. La carriera di Castagner si snoda intorno al Grifo, dove disputa tre campionati da giocatore e nove da allenatore con oltre 200 panchine.

È il protagonista del campionato 1978/79 dove conquista il secondo posto mantenendo l’imbattibilità per tutto il campionato, record mai raggiunto fino a quel momento e che successivamente sarà ripetuto solo due volte: dal Milan 1991/92 di Fabio Capello e dalla Juventus 2011/12 di Antonio Conte (entrambi vincitori dello scudetto). In quella stagione entrata nella storia del calcio italiano fu proprio un pareggio per 2-2 interno con l’Inter a spegnere le possibilità per i ragazzi di Castagner di conquistare il titolo. Simoni è invece legatissimo ai colori rossoblu, dove gioca tre campionati da ala, conquistando una promozione in serie A, poi come allenatore, per sette stagioni (inframezzate da un’esperienza al Brescia), dove anche dalla panchina guida i genoani alla risalita in A e alla conquista di difficili salvezze. Bagnoli, infine, scende in campo con i colori gialloblu dal 1957 al 1960, per poi ritrovare l’Arena per ben nove stagioni come allenatore degli anni Ottanta, con l’indimenticabile scudetto del 1985.

Per tutti e tre l’esperienza all’Inter dura solo un anno e mezzo. Per tutti loro il primo anno è stato ad un passo dal cielo. Con Castagner l’Inter arriva terza in campionato nel 1984/85, giocando un ottimo calcio, ed essendo per lunga parte del torneo la vera antagonista del Verona (di Bagnoli) nonostante i tanti infortuni a Kalle Rummenigge. In Coppa Uefa poi l’Inter viene eliminata in modo rocambolesco in semifinale dal Real Madrid (la partita della biglia a Bergomi).

L’anno dopo, qualche incertezza nell’avvio di campionato, costa la panchina all’allenatore veneto. Bagnoli guida invece un’Inter dalla rosa non irresistibile (Darko Pancev e Totò Schillaci la coppia titolare d’attacco, prima dell’esplosione di Ruben Sosa) al secondo posto, dietro al Milan stellare dei tre olandesi più Papin e Savicevic.

La stagione successiva non ingrana il nuovo acquisto Dennis Bergkamp (che due anni prima aveva battuto proprio il Genoa di Bagnoli in semifinale di Coppa Uefa dopo l’impresa rossoblu all’Anfield Road contro il Liverpool) e "Oswald" viene congedato.

Simoni, infine, il primo anno conquista la Coppa Uefa con una splendida finale contro la Lazio a Parigi e in campionato finisce terzo, ma è in corsa fino al rigore negato dall’arbitro Ceccarini per un fallo di Iuliano su Ronaldo nel match scudetto contro la Juventus.

Anche lui, viene accompagnato alla porta l’anno successivo dopo dieci gare e al ritorno dalla premiazione come “allenatore dell’anno”. Tre esoneri affrettati su cui i presidenti, Pellegrini per Castagner e Bagnoli, Moratti per Simoni, si sono successivamente pentiti.

Triste solitario y final verrebbe da aggiungere per i tre. Dopo l’inter infatti nessuno di loro avrà più l’occasione di lottare per lo scudetto. Castagner allenerà ancora Ascoli, Pisa e Perugia (con tre dei presidenti più vulcanici della storia: Romeo Anconetani, Costantino Rozzi e Luciano Gaucci), Simoni si siederà sulle panchine di Napoli, Torino, Siena, anche un’esperienza in Bulgaria con il Cska Sofia, infine Bagnoli dopo i nerazzurri, deluso, lascerà il calcio a soli 59 anni.

Le esperienze in panchina dei nostri tre si sono incrociate anche con tristi episodi. Molto toccanti le pagine che Castagner dedica a Renato Curi, giovane talento di cui aveva caldeggiato l’acquisto dal Como.

L’elogio funebre è commovente e anche il titolo del libro, quel “buongiorno mister”, è l’inizio della frase con cui il 24enne si dichiarava pronto e recuperato per scendere in campo contro la Juventus in quella maledetta partita del 30 ottobre 1977. Simoni ha vissuto in prima persona la tragedia, mai chiarita, di Denis Bergamini, quando era sulla panchina del Cosenza.

Una morte assurda ai bordi della strada statale Jonica su cui ci si è spesso interrogati. L'ex calciatore Carlo Petrini ha scritto un libro d'inchiesta su questo. Bagnoli a Genova e Verona ha avuto tra i suoi giocatori Gianluca Signorini e Giuliano Giuliani, due atleti scomparsi in giovane età, pochi anni dopo il ritiro, per mali terribili come Sla e Aids.


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Filippo Nassetti