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Bachlechner, lo stopper sudtirolese che non superò l'ansia di San Siro

Trentacinque anni fa terminava, dopo una sola stagione, l'avventura nerazzurra di Klaus Bachlechner. Grandi aspettative per Škriniar e tutta la squadra

"Sì, è vero, è colpa mia, non ho retto la pressione psicologica. Ma non è facile superare l’effetto San Siro, la Scala del calcio. Una cosa poi è giocarci da ospite, un’altra da padrone di casa”. Klaus Bachlechner, roccioso stopper dei Settanta e Ottanta, arrivò all’Inter con grandi aspettative nell’estate del 1981, il colpo dell'estate insieme a Salvatore Bagni. "Bersellini lo voleva prendere già da due anni - rivelò il general manager dell'epoca Giancarlo Beltrami - ma che il Bologna aveva sempre dichiarato incedibile".

In cambio alla squadra rossoblù, annunciò il dirigente interista, sarebbero andati 600 milioni e il cartellino di Roberto Mozzini, noto ai tifosi per aver segnato un solo gol con l'Inter, ma decisivo per il dodicesimo scudetto, all'88° minuto, contro la Roma (2-2 a San Siro). 

Bachlechner era ritenuto dal tecnico emiliano il tassello fondamentale per blindare la difesa davanti a Ivano Bordon, che l'anno precedente aveva incassato 24 gol, 9 in più rispetto alla Juventus campione d'Italia. Ma le cose andarono diversamente.

“Per me l’Inter era il massimo. Da bambino tifavo per i colori nerazzurri e conservavo gelosamente un autografo di Sandro Mazzola, il mio idolo, che mi aveva spedito quando giocavo nelle giovanili del Brunico". Con il Baffo, qualche anno più tardi, Klaus si sarebbe poi incontrato anche sul campo, allo stadio Bentegodi. "Ci giocai contro in un Verona-Inter, dove non gli feci veder palla. Mazzola si ricordava bene di me e di quella partita, quando mi venne a cercarmi”.

Fu poi però proprio Mazzola a definire, a febbraio '82, Bachlechner un "acquisto sbagliato": "non è riuscito ad integrarsi nella squadra, per ora si tratta di un acquisto sbagliato, non posso negarlo. Il suo rendimento non è stato pari alle aspettative. Ma sono convinto che si riprenderà, il suo è solo un blocco psicologico".

A distanza di 35 anni Bach non ha alcun rancore: "con Mazzola avevamno un rapporto molto franco e tutti all'inter si sono comportati bene con me, dall'allenatore, ai compagni, ai dirigenti. Sono stato anche coinvolto nelle celebrazioni del Centenario, qualche anno fa. Per me è un onore aver fatto parte, seppur per breve tempo, della storia nerazzurra e aver vinto una Coppa Italia".

A Verona, prima, e a Bologna, poi, Bachlechner si era affermato come uno dei difensori più forti del campionato, per lui si parlava anche di una possibile chiamata in Nazionale, ma Bearzot alla fine gli preferì Claudio Gentile e Fulvio Collovati. “Sapevo fare un po’ tutto, stopper, ma anche giocare sull'esterno o a centrocampo. All’Inter fui impiegato anche da libero per sostituire Graziano Bini, in alcune partite”.

Le prestazioni di quella stagione però non convinsero del tutto l’ambiente. Il tecnico Bersellini, che aveva portato l’Inter a vincere lo scudetto due anni prima, credeva molto nelle qualità dello stopper di Brunico, anche se ne metteva in evidenza una certa rigidità.

"È un po' legnoso perché ha già 28 anni il nostro Bach. Ma non ci sono problemi insolubili, quest'anno ha cambiato il tipo di preparazione, è fatale che debba attraversare un periodo di appannamento. d'altra parte lo abbiamo fatto seguire con scrupolosa attenzione, quasi pignoleria, prima di prenderlo".

In campionato, dove l’Inter terminò quinta. Il “sergente di ferro”, come era soprannominato Bersellini per il suo rigore, diede fiducia a Bach schierandolo in 20 partite su 30 in campionato, 7 su 10 in Coppa Italia e 4 su 4 in Coppa Uefa. Alla fine della stagione però, di comune accordo, giocatore e società decisero per un ritorno a Bologna. “Probabilmente pesò anche l’eccessivo carico di aspettative. Mi descrissero come un fenomeno in quell’estate e alla fine non ressi la pressione. Patii anche degli strani gonfiori in quella stagione”.

Nella stagione nerazzura Klaus, nei ritagli di tempo tra partite e allenamenti, continuò gli studi universitari in Economia, aveva già ben chiaro che il suo futuro post agonistico sarebbe stato fuori dal mondo del calcio.

Primo giocatore italiano di lingua tedesca ad arrivare in Serie A (il primo sudtirolese in generale fu Bruno Benetti, fratello di Romeo), Bachclechner voleva tornare sulle sue amate Alpi. "Mi sono effettivamente laureato e, finito l'attività da calciatore, per vent'anni ho fatto il commercialista. Oggi, con mia moglie gestisco una struttura alberghiera a Valdaora di Sopra, dove ogni tanto vengono a trovarmi vecchi compagni di squadra". 

Sull'Inter di quest'anno ripone una discreta fiducia.

"Inspiegabile l'andamento finale del campionato scorso. Dev'esserci stato un crollo psicologico, un po' come accadde a me. I giocatori erano validi. Per quest'anno mi piace l'acquisto dello slovacco Milan Škriniar, giocatore molto forte fisicamente e in pieno sviluppo. Anch'io come giocatore ero noto soprattutto per la forza atletica e mi sarei trovato certamente bene a giocare nel calcio di oggi, dove si punta molto sull'atletismo".

Klaus non si dice troppo preoccupato per le tante partenze dal reparto difensivo (Murillo, Ranocchia, Medel, Andreolli) "non mi hanno mai convinto le rose troppo ampie, guardate il Bayern Monaco, dove non c'è tutta questa eccedenza. Potrà arrivare un terzo centrale, ma anche D'Ambrosio, in emergenza può sostituire Miranda o Škriniar.

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Filippo Nassetti