Due vittorie di fila della Samp nel derby: roba da 1960
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Due vittorie di fila della Samp nel derby: roba da 1960

Cronaca di parte (e semi-seria) di una vittoria a suo modo storica. In un match che è come una vasca di delfini: ecco perché...

E' tutto accaduto in un lampo. Punizione di Manolo Gabbiadini, De Maio si ispira a Bovo, autogol (ma la rete è della punta). Questa volta sotto la Sud. Il derby della Lanterna numero 109 va alla Sampdoria, 34a vittoria che rende ancora più calcato il distacco nella stracittadina (34 i pareggi e 23 le vittorie rossoblù). E mentre la coreografia del Genoa si ispira a Walt Disney sfociando nella fantasia con la scritta "Unica squadra di Genova", Mihajlovic, giocatori e tifosi blucerchiati tornano a casa con il sorriso e la consapevolezza di aver iniziato il campionato come non succedeva da anni. Due vittorie consecutive in un derby di campionato mancavano addirittura dal 1960, conferma di come Mihajlovic abbia trovato la quadratura ideale per una squadra che ad oggi resta imbattuta con 6 gol fatti e 2 subiti in cinque partite. Ottimo per la terza squadra di Roma, descrizione data dai genoani alla nuova sampdoria dell'eccentrico presidente Massimo Ferrero. Dall'altra parte c'è invece un genovese doc come Enrico Preziosi, ed ecco che tra falsi storici, frasi in inglese che lasciano forti dubbi grammaticali e incerti riferimenti a una storia che manca di bibliografia, si parte per la giornata di calcio più lunga dell'anno genovese.

Vedere un derby in gradinata sud (con il Genoa in casa) conserva la bellezza di sentirsi parte di uno spettacolo ma anche qualche controindicazione. Su tutte l'ora che anticipa la partita, compromesso tra l'ansia e il fastidio mentre si è costretti a veder deambulare la loro mascotte tra canzoni dal gusto opinabile e marmotte che confezionano cioccolata. "New York, New York" di Frank Sinatra diventa così uno dei brani che rappresenta al meglio i tifosi del Genoa, un po' americani d'entroterra come chi viene da Molassangeles e Bavari Hills. Per i sampdoriani l'attesa snervante mentre sui cellulari iniziano a intravedersi le prime smorfie del patron Ferrero. Con Er Viperetta si rischia forte: in caso di sconfitta sarà vittima sacrificale, in caso di vittoria il protagonista perfetto per gli sfottò da cartolina in vista di Natale. Il suo sguardo vitreo e la parlata da cinepanettone fanno ridere se vinci, ma se perdi il derby il fastidio è doppio...Triplo se si pensa a Giampiero Gasperini, in difficoltà quando Graziano Cesari gli spiega perché il gol della Sampdoria è regolare. Comprensibile perdere la lucidità e non accettare la sconfitta così a caldo, meglio una sana polemica su fantomatici aiuti che la Sampdoria riceverebbe dagli arbitri. "Whaaat?" direbbero a Liverpool, dietro Aggio, salendo verso Acquafredda.

Il fuorigioco però non c'è, i punti sono tre e per almeno 24 ore Genova resterà spaccata. Da una parte la forte e pesante serie di sfottò e risate dei sampdoriani, dall'altra un silenzio che trova orgoglio in altre statistiche snocciolate dal rosafante che sviluppa l'Opta Genoa: "Per la prima volta avete riempito la sud in un derby", tuonano i nativi. Se fosse vero sarebbe un risultato comunque importante per la terza squadra di Roma. Alla luce di tutto e di un post che di obiettivo ha poco e vive tanto di pancia, l'uscita dallo stadio è coincisa con il solito momento di scarico della tensione sul lungo Bisagno. Una birra tra amici, cori, genoane che provavano a buttarsi nel fiume, canzoni sul presidente Preziosi sulla musica di "La terra dei cachi". Oggi ridiamo noi, l'unica squadra di Genova è costretta invece a rivedere i suoi piani dopo una partita in cui il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Peccato, dispiace soprattutto per la città. Più in generale da oggi si respira di nuovo, lasciandosi alle spalle la tensione per almeno quattro mesi. Perché il derby di Genova è come una vasca di delfini. Da fuori si ammira lo spettacolo, da dentro è un incubo. 

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Matteo Politanò