Chi teme il futuro si guasta il presente

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Grazie a Dio il mercato è finito. Lavorando in una redazione sportiva è un senso liberatorio unico, ve lo assicuro. Aspettavamo il colpo dell’ultimo momento, si è parlato di De Ceglie, di Mesbah, alcuni pensavano ad un blitz all’estero dell’ultima ora. Invece sono arrivati sul filo del rasoio Bjarnason dal Pescara, Petagna (o Pignatone per alcuni) dal Milan e Barillà dalla Reggina.

L’esterno sinistro tanto atteso arriva da Reggio Calabria, un classe ’88 che in A ha giocato 35 partite segnando 1 rete. A lui si aggiunge Bjarnason, nazionale islandese che nella scorsa stagione è retrocesso con il Pescara (mi piace, un picchia duro che ricorda Karembeu), e la giovane punta che ha fatto la preparazione con Allegri mettendosi in luce nelle amichevoli estive. In queste ore tanti esprimono la loro delusione per un mancato regalo finale, alcuni parlano di scandalo, di oltraggio ai 19 mila abbonati. Io non sono d’accordo ma non mi nascondo in una difesa incondizionata delle scelte: questa squadra è un azzardo, una scommessa in più reparti.

Una formazione con un’età media molto bassa che non dà certezze ma che desta molta curiosità, non solo tra i sampdoriani. Quest’anno può succedere di tutto, possiamo trovarci nei guai come scoprire di avere piccoli tesori in rosa. La società Sampdoria, dal giorno dell’insediamento di Edoardo Garrone, ha iniziato un percorso di rinnovamento che prima di tutto necessitava di guardare al bilancio mettendo toppe sugli errori del passato, anche quello più recente. Investire non è facile, soprattutto quando le dinamiche interne e gli investimenti sbagliati pesano così tanto sul monte ingaggi. Lo stipendio di Romero, i ponti d’oro fatti a giocatori come Bertani e Piovaccari, l’acquisto di svincolati come Poulsen e gli 800 mila euro stagionali a pedine come Gianni Munari sono scelte che si pagano. Scelte che limitano anche le possibilità di stupire i tifosi con colpi ad effetto.

La nuova Sampdoria di Garrone vuole prima di tutto ripulirsi dalle ragnatele. L’investimento più importante è stato quello su Manolo Gabbiadini, un attaccante che per molti non dà garanzie da bomber vero. Stiamo però parlando di uno dei giovani italiani più interessanti, una punta sulla quale Prandelli ha deciso di puntare, un talento del calcio italiano che sa di potersi giocare il biglietto per i mondiali. A Corte Lambruschini lo hanno detto dal primo giorno: sarà il suo anno, fidatevi. Tra Marsiglia, Benevento, Juventus e Bologna ha segnato 5 gol in 4 partite, una media che fa ben sperare. E allora speremmu.  Credo che questa Sampdoria stia cercando di rinforzare prima di tutto la sua struttura, creando un progetto tecnico invidiabile che si basi sullo staff e sull’organizzazione del club prima che sugli investimenti tecnici a sei zeri, quelli che fanno esaltare. Le iniziative collaterali, le iniziative per valorizzare il marchio Sampdoria all’estero, la voglia di giocare e vivere i colori più belli del mondo migliorando la comunicazione verso l’esterno, investendo sul web e sui social, diventando un esempio internazionale per gestione e marketing. Questi sono altri acquisti su cui si vuole puntare.

Una società sana e con un’identità forte non nasce dai colpi altisonanti di mercato, non in una situazione come la nostra e in un paese in crisi economica come l’Italia. Chiamarlo periodo di transizione farebbe ulteriore confusione, a mio parere si tratta di una programmazione realistica in un calcio moderno che prima di tutto deve far quadrare i conti. La Sampdoria non ha uno stadio di proprietà, deve mantenere la serie A valorizzando i suoi giovani nel tentativo di trovare plusvalenze e nuova liquidità, cercando perle di mercato in stile Udinese, attendendo occasioni importanti per portare a Genova nomi accattivanti. I 19 mila che hanno dato nuovamente fiducia alla Sampdoria sono il vero top player di questo mercato e un comandante come Delio Rossi può dare più certezze di un bomber esotico da prima fascia.

Quel che conta, si sa, saranno comunque i risultati. Alle prime difficoltà, che ci saranno, le critiche arriveranno rabbiose, la Sampdoria lo sa bene. La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie. Abbiamo tanti giovani che nei canti e nelle bandiere di 19 mila abbonati dovranno trovare la rabbia e l’orgoglio per sudare la maglia più bella del mondo. Diamo fiducia a questa Sampdoria: chi teme il futuro si guasta il presente.

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Matteo Politanò