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Antonio Cassano, l'addio confuso di un talento (un po') sprecato

Ultimo capitolo del sofferto abbandono del pallone

"La vita è fatta di scelte. Anche professionali. Si può farne una che si ritiene giusta e poi ripensarci: è successo miliardi di volte nel mondo. Ma se capita a un calciatore fa più clamore. Se poi è Cassano, allora è matto. Però...". Le ultime (si fa per dire) parole di Antonio Cassano, rilasciate al quotidiano La Stampa in un'intervista, dopo il suo clamoroso addio al Verona e l'intenzione di lasciare il calcio che ora sembra essere già rientrata.

Dunque Antonio Cassano non si ritira più dal calcio giocato, contrariamente a quanto aveva rassicurato la settimana scorsa quando Panorama.it aveva accolto con moderata soddisfazione la marcia indietro: prima aveva annunciato il ritiro e poi, nel giro di qualche ora aveva detto che no, non è vero: non lascio il calcio.

Avrebbe colto con impegno e gratitudine la possibilità che gli dava l'Hellas Verona di giocare ancora in serie A, dopo una stagione di inattività e nonostante le sue mattane in quasi vent'anni di carriera.

Ma Cassano ancora una volta ha cambiato idea. Ieri ha inscenato, insieme alla moglie, un'altra puntata della sua storiella di grande talento del calcio che però, tutto sommato ha combinato meno di quanto avrebbe potuto. (Detto questo, dovremmo anche aggiungere la banalità: il talento non basta per fare il campione, ma lo lasciamo tra parentesi. Insieme all'idea logora del "genio e sregolatezza" al quale dovremmo perdonare tutto).

Cosa è successo

In breve, l'ultima puntata della storia di Cassano calciatore (potrebbe anche non essere l'ultima, in effetti): la mattina nella sua casa di Genova, dove stava per due giorni di riposo, pausa nella preparazione precampionato del Verona, dice che non se la sente di continuare con l'Hellas. Non ha intenzione di lasciare il calcio, fisicamente sta benissimo. Ma "mentalmente non sono stimolato a continuare con questo club".

Il messaggio arriva via Facebook dall'account della moglie, Carolina Marcialis. Ovviamente la società veronese non la prende bene: siamo basiti dicono. Verona merita rispetto.

Poi Cassano si corregge dice che Carolina ha sbagliato e che il problema non è il Verona ma il calcio: la priorità adesso sono i figli e la moglie: lascio il calcio.


Esperti e non la definiscono, ovviamente, l'ultima delle "cassanate". Ecco come l'Ansa ricostruisce le precedenti.

"Cassanate"

Il copyright del neologismo appartiene a Fabio Capello e risale all'epoca in cui allenò Antonio Cassano alla Roma - arrivandoci pure alle mani, ma tirandone fuori il meglio in campo - e poi ancora al Real Madrid, dove il rapporto fu pessimo. La scena di Cassano che imita il tecnico friulano sul campo del Bernabeu, mentre Ronaldo e Cannavaro si sganasciano dalle risate, gli costò il posto in squadra. Il termine - che indica i colpi di testa, le uscite autolesioniste, le provocazioni di 'Fantantonio' - è da tempo entrato nella Treccani e nel gergo di tutti i giorni.

UNDER 21

I suoi bersagli preferiti sono gli allenatori e nel 2001, mentre è con Under 21, Claudio Gentile scopre quanto è difficile gestirlo. Cassano resta in panchina contro la Romania ed il giorno dopo lascia il ritiro.

ROMA

Nella sua prima esperienza in una grande squadra, alla Roma, Capello inizialmente riesce a domarlo, nonostante qualche screzio per le troppe panchine o un "vaffa" (puntualmente immortalato dalle telecamere) rivolto al tecnico friulano. Ma nella finale di Coppa Italia (stagione 2002-'03) contro il Milan, il barese fa il gesto delle corna all'arbitro Rosetti che lo ha appena espulso.

Con Delneri, chiamato al posto di Rudi Voeller, il rapporto e' difficilissimo ed anche peggiore con Spalletti. Pure l'amicizia con Francesco Totti si rovina. È ora di cambiare aria.

REAL MADRID

Passa al Real Madrid. Comincia bene, andando a segno all'esordio contro l'Atletico Madrid. È un'illusione. Capello lo utilizza pochissimo, fino alla storia dell'imitazione non gradita. Cassano torna in Italia. E' il momento più basso della sua carriera. Le "cassanate" spaventano.

SAMPDORIA

La Sampdoria gli getta un salvagente prendendolo in prestito dal Real. E il ragazzo risorge. I suoi assist ed i gol di Pazzini portano i doriani ai preliminari di Champions.

Ma Mr. Hyde è in agguato. Marzo 2008, a Marassi, contro il Torino, si fa ammonire, protesta e arriva il secondo giallo. Apriti cielo. Si leva la maglia e la lancia contro l'arbitro Pierpaoli, poi cerca di aggredirlo. Una follia che gli costa cinque turni di squalifica.

La stagione successiva litiga con il presidente Riccardo Garrone. Si chiude male anche il capitolo Samp.

Intanto si è sposato con la pallanotista Carolina Marcialis.

NAZIONALE

Nel 2012 la "cassanata" approda in azzurro. All'Europeo in Polonia, alla vigilia della partita contro la Croazia, se ne esce così: "Gay in nazionale? Sono problemi loro. Ma spero di no...". In breve arriva la marcia indietro, ma le polemiche ormai sono difficili da contenere.

MILAN

Nel gennaio 2011, il Milan decide di dargli fiducia. Anche in rossonero parte bene, ma a settembre si deve fermare per un'operazione al cuore. Resta fermo per sei mesi.

INTER

L'estate successiva passa all'Inter e, durante la conferenza stampa di presentazione, Cassano attacca l'ad rossonero Galliani: "Mi ha preso in giro, promette ma poi non mantiene la parola. Faceva tanto fumo e poco arrosto". Siamo al 2013. In nerazzurro litiga con il tecnico Stramaccioni. Multa salata ed esclusione.

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