Agnelli avanti su Calciopoli, ma sulla revisione i tempi si allungano
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Agnelli avanti su Calciopoli, ma sulla revisione i tempi si allungano

"Nessuna nuova conclusione" dice agli azionisti. E il termine di 30 giorni dalle motivazioni della Cassazione è trascorso...

Quanto sia viva sulla carne del popolo juventino la ferita di Calciopoli, Agnelli lo capisce in fretta davanti all'assemblea degli azionisti. Una domanda seguita da richieste di chiarimenti, complimenti e critiche. Anche la minaccia di un'associazione nata dopo il 2006: "Se non cambierete direzione ci vedremo costretti a citarvi in giudizio per danni morali ed economici. Per dare un impulso".

E poi il richiamo alla lotta per riportare a Torino i due scudetti cancellati dalla giustizia sportiva "figli nostri rapiti da piccoli e portati in luoghi dove non vogliono stare" e che "stanno male perchè pensano che i genitori si siano dimenticati di loro". A loro, e a tutti gli altri, il presidente prova a dare rassicurazioni anche adesso che il deposito delle motivazioni ha chiuso la vicenda penale dello scandalo del 2006: "Non riteniamo che il quadro nel quale operiamo ci permetta oggi di trarre conclusioni diverse da quelle che ho più volte espresso".

Dunque la Juventus e Andrea Agnelli vanno avanti per la loro strada. La Figc ha fatto sapere di essere pronta alla contro denuncia per danni, ma il numero uno non fa un passo indietro: "Nulla da aggiungere a quello che abbiamo più volte esposto". In realtà qualche sfumatura diversa c'è. Ad esempio l'ammissione che è in corso un dialogo con la Federcalcio e con il presidente Tavecchio (con contatti - a quanto risulta - che sono proseguiti anche in queste settimane).

E poi la necessità di difendersi per la prima volta da una minaccia simile e contraria a quella contenuta nella richiesta al Tar di risarcimento danni. A muoversi è stato l'ex patron del Bologna, Gazzoni Frascara, e Agnelli precisa che la richiesta è "di 30 milioni e non di 100" e che, se necessario, verranno fatti accantonamenti nel prossimo bilancio.

Operazione che la Figc non pare aver compiuto ("Ho fatto molta fatica a trovare nel bilancio quelli ai quali l'avvocato Medugno faceva riferimento" punge Agnelli) e il timore degli azionisti-tifosi è che la scelta sia dettata dalla certezza che nulla ci sia da temere nell'azione dei legali bianconeri. Vero? Falso? Agnelli sgombera il campo dai retropensieri e per il momento va avanti.

Quello che , invece, è scritto nel calendario è che dal deposito delle motivazioni dalla Cassazione sono trascorsi più dei trenta giorni previsti dall'articolo 39 del Codice di Giustizia sportiva per impugnare i verdetti del 2006 e chiedere la revisione del processo. "L'articolo 39 non va in prescrizione" dice Agnelli dal palco e ha ragione, nel senso che un processo sportivo si può riaprire (una volta sola) sempre a prescindere da quanto tempo sia passato a patto che emergano fatti nuovi. Il termine dei 30 giorni è relativo alla tempistica entro cui ci si può rivolgere alla Corte d'appello ed è precisato al comma 1 dell'articolo 39.

Le motivazioni sono state depositate il 9 settembre scorso. Calendario alla mano, il termine è scaduto. Tradotto significa che nelle 139 pagine firmate dai giudici della Terza sezione penale della Cassazione non ci sono elementi nuovi per provare a ribaltare i verdetti dell'estate 2006 e tentare con quelle carte la via della restituzione degli scudetti. In Figc lo andavano sostenendo dal giorno della pubblicazione e ostentano la massima sicurezza. La Juventus, però, non depone le armi. Se non ci sono nelle motivazioni, non è detto che non possano emergere in altri momenti.

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Giovanni Capuano