Basket, Preolimpico Torino. Pittis: "Ecco perché l’Italia può farcela"
ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
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Basket, Preolimpico Torino. Pittis: "Ecco perché l’Italia può farcela"

Dopo le vittorie contro Tunisia e Croazia l’ex azzurro vede già il lavoro di Messina: ‘Muro in difesa e ruoli chiari in attacco. Così si va lontano’

Due partite, due vittorie. Il primo obiettivo dell’Italbasket impegnato questa settimana nel Torneo Preolimpico di Torino era quello di finire primo nel girone con Tunisia e Croazia, battute rispettivamente 68-41 e 67-60, evitando quindi l’incrocio immediato con la Grecia che gli azzurri, in caso di vittoria in semifinale, dovrebbero incontrare sabato 9 luglio in un vero e proprio spareggio che è anche l’ultima occasione utile per staccare il biglietto per Rio 216.

Quindi ‘missione compiuta’, almeno per ora, per i ragazzi di Ettore Messina che in un Pala Alpitour strapieno e caldissimo hanno provato a mettere a frutto i primi dettami del loro nuovo coach il quale, nel mare di talento in cui sguazzano Gallinari e soci, sta lentamente ‘sciogliendo’ i principi del suo basket che potrebbero far compiere il salto di qualità definitivo agli azzurri.

Il primo bilancio lo facciamo stilare però a Riccardo Pittis, ex azzurro e ‘Messiniano’ doc – è stato allenato dal coach catanese sia in nazionale che a Treviso - che ci spiega cosa dobbiamo aspettarci dalle prossime uscite (decisive) della nazionale.

­Riccardo, cosa ci hanno detto queste prime due partite?

“La prima, con la Tunisia, è stata poco più di un riscaldamento, utile a Messina per testare lo spirito del gruppo. Contro la Croazia invece è stata tosta, com’è giusto che sia in partite con una posta in palio così alta. È stata una sfida interessante anche tecnicamente perché abbiamo potuto già vedere la mano di Ettore, soprattutto in difesa: idee tattiche precise per fare muro e aiuto dal lato debole per non consentire facili penetrazioni. Mi fa piacere che i ragazzi abbiano già digerito questi principi”.

In attacco invece, soprattutto contro la Croazia, siamo andati meno bene…

“Il fatto che le statistiche parlino di percentuali basse non è indice di cattivo attacco: abbiamo sbagliato tanto ma erano spesso tiri contestati, dovuti a una buona difesa. Quelli liberi invece gli abbiamo sbagliati, cosa che a volte capita in partite così tirate. Di positivo c'è stata la consapevolezza dei ragazzi nel non voler incorrere negli errori del passato, spesso dovuti all’eccesso di talento. Nel gruppo si sta sviluppando un senso del ruolo più forte rispetto a prima: non giocatori che risolvono da soli ma gente che sa stare al proprio posto, facendosi trovare pronta al momento giusto”.

Come Hackett, forse il più decisivo tra gli azzurri…

“Non sono sorpreso dalla sua prestazione. Ero sorpreso quando non veniva trattato come un giocatore chiave, come invece ha dimostrato di essere. Daniel è uno che da molto di più di quanto recitano le statistiche, e non da ieri. Questo forse non è stato sottolineato perché non sempre le sue squadre hanno raggiunto l’obiettivo prefissato, cosa che però non dipende dai singoli..”.

Allora chi ti ha sorpreso di più?

“Mi è piaciuto molto Gentile, sia per l’atteggiamento difensivo che mentale: ha giocato insieme alla squadra, senza andare a prendersi responsabilità che non gli competono. Anche in una serata non buona al tiro è stato capace di fare due cose fondamentali: il passaggio a una mano a Melli, per la schiacciata a due mani, e lo scarico ad Hackett per il tiro che ha spezzato la partita”.

In che condizioni hai visto gli altri azzurri?

“Gallo sta facendo ancora fatica perché forse ora ha meno spazio e libertà per il suo talento rispetto a quanto non fosse abituato in passato, o a Denver. Con Messina anche il talento va inserito in un meccanismo corale ben preciso. Quello che però forse si deve adattare di più è Gigi (Datome, ndr) che prima giocava da numero 4 mentre in questa nazionale Ettore lo vede da tre. Si dovranno abituare, ma data l’intelligenza di entrambi so già che non ci saranno problemi”. 

E gli altri Nba, o ex tali?

“Belinelli è cresciuto davvero molto: è maturato. Non esagera con i tiri e così riesce a essere un fattore molto più costante. Bargnani invece, con Messina, ha finalmente ritrovato un allenatore che 'lo allena' dopo tanti in Nba in cui gli si chiedeva di tirare e basta in attesa del nuovo contratto”. 

Quante possibilità abbiamo di andare a Rio?

“Non dipende solo da noi. Per quanto bene possiamo giocare a questo livello, in una partita secca, dipenderà anche dagli avversari. Abbiamo ottime possibilità di farcela. La Grecia, che dovremmo incontrare in finale, potrebbe metterci in difficoltà soprattutto sotto canestro, con la stazza di Bourousis e la fisicità di Antetokounmpo; quest’ultimo con le regole Fiba può diventare devastante. A livello di talento però, diciamolo: siamo superiori. Inoltre giochiamo in casa e sono molto positivo perché vedo in questi ragazzi delle caratteristiche che non vedevo da tanto, troppo tempo in nazionale”. 

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Teobaldo Semoli