Nba: l’estate “calda” degli italiani d’America
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Nba: l’estate “calda” degli italiani d’America

Bargnani a Brooklyn, Belinelli a Sacramento e Datome che torna in Europa, al Fenerbahce. E' tempo di cambiamenti per gli azzurri d'Oltreoceano

C'è chi torna, chi cambia e chi resta (forse). Si può riassumere così l’estate degli italiani in Nba, tutti (tranne Gallinari) sul mercato dei free agent alla ricerca di nuove sfide e obiettivi, di contratti più vantaggiosi, o magari di un rilancio dopo qualche stagione al di sotto delle aspettative. 

Il primo ad avere trovato una “nuova casa” è stato Marco Belinelli che dopo due stagioni da protagonista (anche se dalla panchina) a San Antonio, dove ha vinto un titolo Nba e giocato l’ultima serie di playoff a 9.3 punti di media – con l’exploit dei 26 punti messi a segno in gara 6 contro i Clippers –, ha firmato un accordo triennale con i Sacramento Kings da 19 milioni di dollari complessivi. Non male per uno che, solo un paio di anni fa – in pratica fino a poco prima che gli infortuni dei Bulls gli dessero una chance (ben sfruttata) nei playoff 2013 – sembrava in procinto di tornare “a casa”; o comunque in Europa.

E a casa ci tornerà, è notizia certa, Gigi Datome che lascerà definitivamente l’Nba per approdare al Fenerbahce di coach Obradovich. Niente Milano o Kimkhi per il capitano della nazionale, in quale ha scelto lo squadrone turco che potrebbe presentare un quintetto da sogno con anche Bogadnovic, Vesely e Antic.

Ad aspettare Gigi sul Bosforo ci sarebbe un contratto da due anni molto vicino ai 2 milioni di euro a stagione. Più o meno quello che il capitano azzurro percepiva a Boston dove ha dimostrato, dopo un anno mezzo a dir poco difficile a Detroit (culminato con la “retrocessione” in D-League per alcune partite), di poterci stare su un parquet Nba, sebbene nessuna delle 30 franchigie abbia deciso di dargli fiducia per il prossimo anno.

Altra storia quella di Andrea Bargnani, il capostipite di questa generazione di italiani d’America e prima scelta al draft 2006, che proprio quando veniva dato per certo il suo arrivo a Sacramento, dove avrebbe raggiunto il compagno di nazionale Belinelli, ha virato verso Brooklyn “accettando” un contratto di due anni con i Nets al minimo salariale (1,3 milioni di dollari l’anno) per giocare in una squadra che, dopo l’addio di Mirza Teletovic, potrebbe offrirgli lo spazio necessario per riscattarsi dai due anni difficili ai Knicks.

Dopo la firma, negli Stati Uniti si è aperto addirittura un dibattito sul fatto che il lungo ex Toronto Raptors meriti o meno di vestire ancora la casacca di una squadra Nba. Un discorso quantomeno ingeneroso per un giocatore che nonostante una travagliata carriera Oltreoceano – colpa di infortuni, “mancanza di rimbalzi” e un body language che non sempre ha convinto gli addetti ai lavori – ha comunque messo insieme 15 punti in media in una lega con parecchi “mestieranti” ben più scarsi del centro azzurro.

A chiudere la schiera degli italiani negli States c’è Danilo Gallinari. Con 11 milioni di dollari garantiti per un altro anno e un rinnovo annunciato con i nuovi Denver Nuggets di Michael Malone, l'estate del Gallo sembrava essere tra le più tranquille.. Negli ultimi giorni però si sono fatti avanti i Boston Celtics – che tra l’altro saranno a Milano il prossimo Ottobre – alla ricerca disperata di un tiratore per aumentare la loro pericolosità (pressoché nulla) dal perimetro. L’identikit sarebbe corrisponderebbe a quello di Danilo, che lo scorso anno ha tentato più della metà dei suoi tiri da oltre l’arco; tutto starà nel vedere che cifre i Celtics metteranno sul piatto. E se i Nuggets saranno disposti a cedere il migliore dei nostri italiani "americani".

La carriera degli italiani in Nba

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Andrea Bargnani nel 2006, quando venne scelte dai Toronto Raptors con la prima scelta assoluta.

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Teobaldo Semoli