A Savona vince Rogers, domani la cronometro
ANSA/LUCA ZENNARO
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A Savona vince Rogers, domani la cronometro

Spesso il Giro si è deciso nella corsa contro il tempo, come quella volta a Verona, con Moser e Fignon

A Savona giunge primo e solo un grande cronoman che ha anticipato di un giorno la performance per la quale era atteso al Giro. Gloria all’australiano Michael Rogers, pluricampione del mondo contro il tempo (tre volte a fila, dal 2003 al 2005), capace di isolarsi nella discesa del Dente di Gatto, l’ultimo scoglio dell’undicesima tappa e di salvarsi nel finale. Il gruppo gli ha lasciato relativo campo libero come del resto la giustizia sportiva che ha decretato per lui la “contaminazione alimentare” dopo la positività al clenbuterolo, un prodotto per trattare l’asma (in chi ne soffre) e non consentito a chi necessita di un broncodilatatore per andare più forte in bicicletta. Rogers è stato sospeso dopo la vittoria nella Japan Cupdello scorso anno ma i suoi avvocati sono stati bravi a convincere gli inquirenti della sua buona fede. In Giappone e pure Messico capita che i bovini siano trattati con il clenbuterolo. Ogni tanto si perdonano anche i ... peccati della carne.

Domani, per uscire definitivamente dalla noia, ecco la cronometro ad alta gradazione alcolica, da Barbaresco a Barolo, 41,9 km tormentati al punto giusto, una tappa che non premierà i passisti ma nemmeno agevolerà troppo gli scalatori. Non aspettatevi eccessivi exploit di Quintana e Uran, cui in realtà piacciono solo le strade quando insistono nelle pendenze, tipo la cronoscalata del 30 maggio a Cima Grappa. Domani è tappa utile per i “mezzo sangue”, genere Cadel Evans, cui fanno comodo l’esperienza, ha 37 anni compiuti, e la poliedricità. Evans funziona su tutti i terreni, volata esclusa. Dei nostri sono sotto esame Pozzovivo e Aruche dovrebbero far bene.

Qualsiasi raffronto con il passato è improponibile quando si ragiona di gare contro il tempo, a meno di similitudini ravvicinate, di protagonisti e di percorso. A livello di curiosità si può ricordare un episodio ricco di polemiche: sulla stessa distanza della crono di domani si espresse a modo suoFrancesco Moser nell’appuntamento da Soave a Verona che concludeva il Giro del 1984. Contrariamente ad ogni previsione il francese Laurent Fignon, ottimo cronoman, allora in maglia rosa e con un margine rassicurante (1’ 21”), rimediò una bella scoppola dal trentino: all’Arena di Verona ben 2’ 34” dividevano i due.

In quel ciclismo che amava le parole in libertà Fignon se ne uscì con un paio di denunce sconcertanti: affermò che l’elicottero della Rai aveva agevolato il trentino vorticando a suo favore; dopodiché se la prese con le ruote lenticolari, Moser le montava in coppia, a suo dire avevano garantito al trentino, e a lui soltanto, non meno di tre secondi a chilometro. A parte il fatto che le ruote lenticolari davano problemi di stabilità ed erano un bell’azzardo in caso di vento, gli addebiti a carico dell’elicottero erano ridicoli, visto che i corridori ne lamentavano, semmai, il fastidio. Peccato per Fignon, sino a quel momento un gran signore in bici. Diciamo che quel giorno si avvalse di cattivi consiglieri. 

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Sergio Meda