Rino Tommasi e il suo tennis da  "circoletti rossi"
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Rino Tommasi e il suo tennis da "circoletti rossi"

Il celebre giornalista sportivo pubblica una raccolta delle sue frasi celebri. Panorama.it lo ha incontrato agli Internazionali Bnl d'Italia

“Il tennis può essere lo sport di una vita. Per me lo è stato nella pratica anche se con modesti risultati, ma l'ho amato e studiato sempre come giornalista con l'entusiasmo del primo giorno. Nel corso della mia carriera, ho imparato più a leggere che a scrivere sui giornali sportivi”. Parole di Rino Tommasi, voce storica del tennis italiano e presente, come sempre agli Internazionali Bnl d'Italia a Roma. Lo incontriamo nella press room della Bnl, main sponsor del torneo, pochi giorni dopo il lancio di “Circoletti rossi”, una serie di sue frasi celebri raccolte da Ubaldo Scanagatta con l'aiuto dei lettori di www.ubitennis.com (il libro è scaricabile anche dal sito). 

Il circoletto rosso era un modo che lei usava in telecronaca per evidenziare un bel punto. Ci racconti la storia di questo termine?

“Un bel punto oppure un punto importante, la qual cosa non sempre coincide. Ho avuto modo dire più volte che durante le mie telecronache avevo l'abitudine di consegnare a qualcuno dei miei collaboratori, di solito Elena Pero, i miei appunti. Evidenziavo con un circoletto rosso quei puntini che per abitudine mi aiutavano a seguire il punteggio. Era un modo per agevolare il compito di chi avrebbe poi dovuto estrapolare materiale per notiziari e altri servizi”

Da qui l'idea di un libro dedicato

“L'idea mi è stata suggerita da una coppia di fidanzati, attenti spettatori delle mie telecronache. Hanno registrato alcune mie battute e me le hanno inviate. I lettori del sito di Ubaldo hanno fatto il resto nel raccoglierne ancora. Sono divisi anno per anno, partita per partita”.

Chi merita un bel circoletto rosso tra tutti i tennisti che ha visto nella sua carriera?

“Sicuramente Mc Enroe. Sia come personaggio che come giocatore, ne ha prodotto in grande abbondanza. Poi Edberg e Becker, anche se in modi e epoche diverse”.

E nel tennis attuale chi la appassiona?

“Onestamente nel tennis di oggi non mi piace nessuno. Questo sport si è troppo meccanizzato e c'è poco spazio per l'aspetto individuale. I giocatori sono delle macchine. Prenda il ritiro dal torneo della Sharapova. La giocatrice ormai sa come gestirsi e sa che a volte è meglio rischiare di meno, visto che tra una settimana c'è Parigi. Mi permetta di aggiungere una cosa”

Prego

“Mio padre è stato per 13 anni consecutivi il primatista italiano di salto in lungo e ha partecipato a due Olimpiadi. Io ho una predilezione per i campioni dell'atletica leggera, ne ho sempre apprezzato lo spirito agonistico e la fame di vittorie. Cosa che c'era anche nel pugilato di una volta e che adesso non ritrovo più. In generale, analizzando i campioni di tutti gli sport, ritengo Wayne Gresky, il più grande sportivo di tutti i tempi. Senza un fisico straordinario, fece la storia dell'hockey su ghiaccio e rappresenta ancora oggi un campione forse inarrivabile”

Lei fa riferimento a valori che forse non ci sono, o non ci sono più. E dire che la ministra Idem ha proposto di inserire il termine sport nella Costituzione

“Non ci dovrebbe essere bisogno di inserire lo sport nella Costituzione ma in Italia la cultura sportiva non è straordinaria. Forse l'obbligo costituzionale potrebbe far vivere lo sport in maniera più naturale. Mi sono sempre domandato quanti, tra quasi mille parlamentari, hanno fatto sport a certi livelli in passato. Cominciamo dalle scuole: i Giochi della gioventù sono stati un momento di grande socializzazione e promozione per lo sport, ma l'esperienza andava ripetuta. Basta vedere negli Stati Uniti a livello universitario che attenzione c'è per lo sport. Si studia e si pratica attività sportiva con grande serietà e applicazione”

Lei ha un passato da sportivo, forse è anche quello che l'ha resa così sensibile a questo argomento

“Nel mio piccolo ho vinto quattro titoli universitari di tennis, ma forse i più bravi di questo sport non erano all'università. Ricordo di aver vinto il mio primo torneo di tennis a Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, nel 1954 contro un giocatore di Ancona. Erano altri tempi, ma la passione per questo sport me la sono portata dietro per tutta la vita”

Passione che ha messo anche nelle sue telecronache. Quanto è cambiato nel tempo il modo di commentare il tennis?

“Come ho detto, non ho mai imparato da nessuno. Ho sempre fatto tutto da solo. Modestamente, sono uno che ha preso dieci in un tema di italiano sul grande Torino. La nostra squadra a Sky, composta da Ubaldo (Scanagatta, nda), Gianni (Clerici), e dal compianto Roberto Lombardi, è stata la migliore mai messa a disposizione degli appassionati di lingua italiana. I tempi sono cambiati, adesso non c'è più tempo e spazio per scrivere e commentare bene un evento. I ritmi di internet e della multimedialità impongono cronache diverse e anche in tv le immagini, i replay, le inquadrature particolari la fanno da padrone. Non dico che è un male, io sono di un'epoca e uno stile diverso”

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Marino Petrelli

Ho studiato comunicazione all'Università La Sapienza a Roma e mi sono specializzato in nuovi media e tecnologie digitali. Scrivo principalmente di scienze, temi green e farmaci, ma mi occupo anche di comunicazione politico istituzionale e di organizzazione di campagne elettorali. Ho una grande passione per il basket e sono il responsabile di Supporter's Magazine, rivista ufficiale legata alla New Basket Brindisi.

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