A Tokyo le Olimpiadi 2020
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A Tokyo le Olimpiadi 2020

Il Cio ha scelto la capitale giapponesi per i giochi che tornano in Asia dopo Pechino 2008

Era la grande favorita ed alla fine ha sbaragliato la concorrenza di Istanbul e Madrid. Sarà Tokyo ad ospitare le olimpiadi del 2020. Lo ha deciso il Cio nell'assemblea di Buenos Aires.

Ecco pregi e difetti della capitale nipponica.

Tokyo

Fino ad oggi Tokyo ha avuto l’onore di organizzare una sola volta i Giochi, nel 1964, e sono in tanti a ricordarsela come una delle migliori edizioni di sempre. Tuttavia, all’epoca il Giappone aveva bisogno di riscattarsi dagli anni della II Guerra Mondiale (i Giochi del 1940, assegnati al Sol Levante, vennero cancellati proprio a causa del conflitto) e non aveva i problemi di oggi, a partire dal fatto che dopo Fukushima e la conseguente chiusura di vari impianti nucleari nessuno è in grado di garantire che il Giappone sia perfettamente in grado di sostenere gli oneri energetici di un'Olimpiade... 

I punti di forza della candidatura di Tokyo.

Inutile dirlo. ma i giapponesi hanno una dote indiscussa ed indiscutibile: l'organizzazione; per questo siamo certi, avremo le Olimpiadi più ordinate, sicure e ben organizzate del secolo. Qualsiasi richiesta, sportiva e non, da parte di staff e atleti verrà soddisfatta, nessun tifoso verrà mai imbrogliato, nessuno correrà rischi di alcun tipo e ogni possibile imprevisto verrà di fatto previsto, e risolto, prima di creare il minimo fastidio. Inoltre, il Giappone è uno dei Paesi più avanzati dal punto di vista della sostenibilità ambientale e dispone già di una rete infrastrutturale in grado di gestire un evento come le Olimpiadi.

I punti deboli della candidatura di Tokyo. La metropoli giapponese si trova come noto in una regione sismica e, per quanto sia adeguatamente preparata a reagire in caso di terremoto, dopo la tragedia di Fukushima il CIO non può certo sottovalutare questo rischio. E sempre a proposito di Fukushima, non sono stati ancora del tutto risolti i problemi post-catastrofe e non è chiaro quale sia a oggi il reale allarme radioattività all’interno del Paese.

Istanbul

È la quinta volta che Istanbul partecipa alla corsa per aggiudicarsi i giochi Olimpici, ma quest’anno la Turchia gioca carte diverse e spera proprio di riuscire a spuntarla sulle altre due candidate.

I punti di forza della candidatura di Istanbul. La megalopoli sul Bosforo vive uno dei momenti più dorati dei suoi ultimi anni e rappresenta lo spirito innovativo e dinamico del Paese della Mezzaluna. La campagna per la candidatura per le Olimpiadi del 2020 è stata condotta da un carismatico giocatore di basket, Hasan Arat, che ha più volte sottolineato davanti alla Comitato olimpico l’eredità di Istanbul come città che unisce le sponde dell’Oriente e dell’Occidente, un ponte tra culture diverse. Se si aggiudicasse la gara, la Turchia sarebbe il primo Paese islamico a ospitare i Giochi olimpici e questo potrebbe rappresentare un elemento positivo e di stabilità in una regione scossa da pesanti conflitti, a cominciare ovviamente dalla Siria.

I punti deboli della candidatura di Istanbul. Il mondo ha assistito sorpreso alla pesante repressione delle manifestazioni anti-governative avvenute a giugno nel cuore del quartiere europeo di Istanbul. La reazione del premier islamico Recep Tayyip Erdogan è stata feroce e ha provocato 8.000 feriti e 3 morti. Si teme che le Olimpiadi possano essere teatro di nuove manifestazioni, come è già successo in Brasile e potrebbe succedere ancora in occasione dei Mondiali di calcio del 2014. E poi resta sempre il nodo delle infrastrutture e dei mezzi di trasporto, per cui in molti credono che la città sul Bosforo non sia in grado di accogliere la massa dei visitatori legati alle Olimpiadi. Di certo Istanbul è una città grande e complessa, con strade molto piccole e con un trasporto pubblico efficiente ma non pienamente sviluppato, per cui risulta molto più comodo spostarsi in taxi che non in autobus, tram e metro... Infine, il Comitato olimpico è stato più volte messo nel mirino per la sua propensione a scegliere Paesi in via di sviluppo e da più parti si chiede che questa volta si scelga un Paese già pienamente "sviluppato", quindi non la Turchia.

Madrid

Quella di Madrid 2020 sarebbe la seconda Olimpiade organizzata in Spagna  dopo Barcellona 1992, passata alla storia come una delle edizioni più festose e spettacolari dei Giochi grazie anche all’esordio del "Dream Team" del basket americano. E come quella di Barcellona anche quella di Madrid sarebbe certamente un’Olimpiade di successo, all'insegna della movida e del divertimento a 360°. 

I punti di forza della candidatura di Madrid. Alberghi, bar, ristoranti, musei e locali notturni in grande quantità, aperti fino a tarda notte e pure a basso costo: un asset per gli spettatori che né Istanbul né Tokyo possono vantare. In più, la candidatura di Madrid gode di un supporto unanime tra i cittadini e la comunità politica, con il Principe Felipe (erede al trono e noto sportivo) in prima linea nel promuoverla come sede dei Giochi 2020. Inoltre, la capitale spagnola vanta un ottimo sistema di trasporto pubblico, con il Villaggio olimpico che sarebbe perfettamente (e rapidamente) collegato dalla metropolitana all’aeroporto di Barajas (l'unico di Madrid) e a tutto il resto della città. Infine, fattore non da poco, l'80% degli impianti sportivi già costruiti risulta di elevata qualità e quindi già in grado di ospitare le gare olimpiche, con quelle di windsurf e vela che potrebbero invece essere organizzate nelle acque di Valencia, già sede dell'America's Cup e collegata a Madrid da un treno ad alta velocità.

I punti deboli della candidatura di Madrid. Il grave scandalo finanziario in cui è imputato il genero del Re ed ex-campione di pallamano, Inaki Urdangarin, capo di un’organizzazione no-profit di eventi sportivi, ma in realtà dedito alla creazione di fondi neri e riciclo di denaro, potrebbe minare la credibilità della candidatura madrilena agli occhi del CIO. In caso di perdurante crisi economica, l’Olimpiade potrebbe poi essere oggetto di forti contestazioni da parte di gruppi di militanti "indignados", facendo rivivere i problemi di ordine pubblico già sperimentati in Brasile durante la Confederations Cup dello scorso giugno.

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Redazione