Flavia Pennetta: "La Errani  è un muro!"
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Flavia Pennetta: "La Errani è un muro!"

La tennista pugliese commenta l'impresa dell'italiana agli UsOpen e svela un suo sogno

Un dolore fortissimo al polso destro nel corso di una gara di doppio del torneo di Stoccarda. Stava giocando in coppia con Sara Errani, storia dello scorso aprile. Quindi, l'abbandono, gli accertamenti e la notizia che lo stop sarebbe stato più lungo del previsto. Flavia Pennetta, brindisina doc, 9 titoli nel cassetto e un 10° posto nel ranking Wta del singolare femminile raggiunto nell'estate del 2009, è fuori dai giochi da mesi. Qualche giorno fa, ha subìto l'intervento di pulizia al polso quale avrebbe dovuto sottoporsi a ottobre. Si ritorna a sorridere. Il peggio è ormai alle spalle.

Come stai?

Bene, bene. Procede tutto abbastanza bene. Ieri mi ha visitato il medico per vedere come sto 'cicatrizzando'. Era molto contento, pare che le cose vadano bene. La prossima settimana toglieremo i punti e da lì in poi si inizierà la preparazione fisica. La racchetta però non potrò toccarla fino a metà dicembre. Fino a ieri avevo il gesso, e finalmente me l'hanno tolto perché dopo una settimana stavo già sclerando. L'avevo tutto tagliuzzato ai lati proprio perché non ce la facevo più. Quando ho chiesto al medico di togliermelo, lui mi ha risposto: 'Se me lo chiedi con quegli occhi, te lo tolgo per forza...'.

Quindi si tratta di capire come occupare il tempo per i prossimi tre mesi...

Sì, praticamente sì. Ci sarà sicuramente tanta preparazione fisica. Ammetto che già dopo 3 settimane di 'nullafacenza' mi sono rotta. L'altro giorno ero in campo con il mio allenatore, che segue anche una ragazzina di 16 anni, e non ho resistito. Ho fatto due scambi con la sinistra. Non riesco a stare ferma.

Peccato che tu non abbia avuto la possibilità di partecipare agli Us Open. Hai sempre fatto molto bene da quelle parti...

Sì, è uno dei miei tornei preferiti. Durante l'estate ho sempre giocato molto bene. E l'estate americana mi piace particolarmente. Vedere le altre giocare, non è stato facile. Soprattutto, nei primi giorni. Però sono contenta per quello che stanno facendo Sara e Roberta. Mi sono guardata le gare degli ottavi di finale e l'altro giorno volevo vedere i quarti. Ma pioveva, quindi non l'ho potuto vedere, perché ieri ero fuori casa.  

Se l'aspettava vincesse Sara?

Sì, se avessi dovuto scommettere, magari avrei dato un po' più di chance a Sara. Ma non perché lei è più avanti nel ranking. Credo che ormai non conti tanto. Fino a qualche anno fa, le prime 10 del mondo erano un gradino sopra tutte le altre. Infatti, non c'era un grande ricambio. Oggi, certo, sono sempre forti e solide, però il livello delle giocatrici che seguono in classifica si è alzato tanto. Ogni partita è a sé, ogni volta che entri in campo devi essere consapevole che puoi battere chiunque.

La tennista bolognese se la dovrà vedere con Serena Williams in semifinale. Non poteva andarle peggio, non credi?

Per me, Serena è una macchina. Una macchina che ultimamente ha rispolverato il motore ed è difficile da fermare. Questo non vuol dire che sia impossibile batterla. Però la Serena che ho visto alle Olimpiadi mi ha impressionato. Un caffè su chi passa il turno? Beh, il caffè lo scommetto su Sara. Se mi chiede di scommettere qualcos'altro...

Nel 2009 hai vinto proprio in coppia con Sara il torneo di Ordina Open, in Olanda.  Lo scorso aprile, invece, a Barcellona, in coppia con la Schiavone, hai perso in finale contro il duo Errani-Vinci. La conosci benissimo: cosa ne pensi del suo modo di giocare?

A Barcellona non abbiamo perso, ci hanno massacrato. Sara è una parete vivente. E' una che ti fa giocare sempre la palla in più, ti spezza il ritmo con smorzate, angoli, palle lunghe. Ha una visione di gioco meravigliosa. E la rende ancora più forte l'agonismo. E' competitiva da morire. Non vuole perdere mai. Questo è un aspetto del suo carattere che la porta sempre a superarsi.

Gli Us Open 2012 lasceranno il segno nella storia del tennis anche per l'uscita di scena di Andy Roddick, che ha deciso di farsi da parte. L'hai conosciuto personalmente, cosa si può dire di lui, della sua carriera?

Personalmente, non lo conosco più un 'ciao, come stai'. Comunque, me lo ricordo quando giocava nella categoria Junior. Era considerato una promessa del tennis americano e poi si è confermato sul campo. Ha avuto una carriera meravigliosa e lo ritengo una persona molto corretta, sia in campo che fuori. Il 2012 credo che abbia rappresentato un momento di passaggio per molti. La vecchia generazione sta un po' scomparendo e c'è la nuova che si sta facendo spazio. Roddick ha scelto quello che ha ritenuto più opportuno per lui, quindi bisogna soltanto apprezzarlo e augurargli il meglio.

Ha soltanto 30 anni, come lei...

E' vero, ma io credo che l'età conti fino a un certo punto. Negli uomini, mi sorprende che un 30enne che sta bene fisicamente si faccia da parte. Però dopo tanti anni che sei in competizione e vivi una vita che è spesso fatta di valigie e di hotel, se non hai più motivazioni non ha senso giocare. Roddick è stato numero 1 al mondo, scendere oltre i 50 e capire di non essere più competitivo come una volta, non è facile da accettare. E questo non era ancora il suo caso. Probabilmente, ha deciso di andarsene alla grande. Lasciando tutto agli Us Open, il torneo di casa, salutando tutti quanti nel miglior modo possibile.

E lei cosa farà da grande? Ancora tanto tennis, spero e immagino...

Per adesso voglio continuare a giocare. Per il momento, non vedo altro futuro al di fuori di un campo da tennis. L'importante è recuperare bene e tornare al 100%.

Un ritorno alla grande. Una promessa a se stessa, un augurio per ciò che potrebbe capitarle nei prossimi mesi, quando rientrerà in campo. Chiaramente, dita incrociate...

Ci sono tanti tornei meravigliosi dove vorrei fare bene, però quanto sarebbe bello vincere Roma...

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Dario Pelizzari